Nei contratti statali e nelle trattative in avvio tra 4 giorni all’Aran vi sono due sentimenti paralleli: da un lato il giusto plauso e la giusta soddisfazione per delle trattative che finalmente partono, anzi si concludono dopo il primo “set” aperto lo scorso 30 novembre a Palazzo Vidoni. Ma dall’altro c’è l’altrettanto certa convinzione che le tempistiche non potranno essere realmente ridotte a poche settimane. Come ha del resto commentato lo stesso strumento atto del Ministero Pa per le trattative con i sindacati, l’Aran, i tempi non saranno per niente brevi. «L’Agenzia prevede quindi un periodo abbastanza lungo prima di poter arrivare ad un accordo definitivo, considerato anche che le risorse utili per poter arrivare agli 85 euro di aumento medio saranno disposte solo dalla prossima legge di stabilità», spiega l’Aran in una nota in questi giorni.



Un incontro che dovrà per forza di cose individuare le tematiche per i prossimi rinnovi degli stupidenti per i dipendenti pubblici, ma anche il problema di «armonizzazione dei nuovi contratti con le norme di legge intervenute dopo il periodo di sospensione dell’attività negoziale. Occorrerà inoltre stabilire discipline comuni e convergenti all’interno dei nuovi comparti e delle nuove aree di contrattazione», conclude Palazzo Vidoni.



Se i contratti statali vedranno lo sblocco definitivo – o almeno l’avvio di tale sblocco – effettivamente prima dell’estate, e sembra che la strada sia davvero questa, allora la promessa del ministro Madia vedrà un mantenimento che i sindacati hanno ritenuto importante. Dopo mesi e addirittura anni di ritardi in un settore in cui l’immobilismo e la stagnazione l’hanno fatta da padroni per anni, ora il mondo della Pubblica Amministrazione spera in un deciso passo avanti, già da questo 27 giugno quando all’Aran si troveranno finalmente i sindacati per chiudere l’ultima parte (decisiva) di accordi sui rinnovi dei contratti e l’aumento degli stipendi per tutti i dipendenti pubblici. Per Gasparrini (presidente Aran) è infatti necessario definire «un percorso condiviso per negoziati che impegneranno le parti nei prossimi mesi.



Intanto è chiara la discontinuità rispetto al passato»: alle parole dei giorni scorsi del ministro Madia e dopo la convocazione dell’Aran, ha parlato Franco Martini, Cgil, per esprimere «la nostra soddisfazione per una vicenda che ha già avuto troppi ritardi», gli fa eco anche Antonio Foccillo della Uil. Dal fronte scuola arrivano le parole di Maddalena Gissi (segretaria generale Cisl Scuola), che esprime la voglia i non perdere altro tempo: «il nuovo contratto si può e si deve fare, ci sono tutte le condizioni».

In particolare, è proprio il settore scuola sul fronte sindacale nazionale a vedere notevoli differenze con il passato: «il confronto avviato al Miur – sottolinea ancora a Gissi – rappresenta una novità molto positiva nelle relazioni sindacali del nostro comparto: per la prima volta, infatti, ci confrontiamo sulla stesura dell’atto di indirizzo che la parte pubblica trasmetterà all’Aran. Un lavoro che, se avrà buon esito, potrà facilitare e accelerare il percorso della trattativa. Vogliamo chiuderla presto e bene, ne hanno diritto i lavoratori che rappresentiamo, che giustamente reclamano da tempo più attenzione e considerazione», si legge nella nota Cisl.