Per i lavoratori precoci che riusciranno ad accedere alla Quota 41 prevista con l’Ape social ci sarà il divieto di svolgere un’attività lavorativa per un periodo massimo di un anno e dieci mesi dal momento del pensionamento. Lo ricorda pensionioggi.it, evidenziando quindi che non ci saranno soglie di tolleranza annua oltre le quali scatterà un divieto di cumulo e che la sanzione prevista è piuttosto severa: la sospensione della pensione e la restituzione di tutti i ratei percepiti. C’è tuttavia da ricordare che stiamo parlando di persone che hanno lavorato almeno 41 anni e potrebbero essere per nulla intenzionate a continuare a farlo anche dopo il pensionamento. Tuttavia, vista la sanzione prevista, meglio ricordare a cosa si rischia di andare incontro.



È tutto pronto per l’avvio del Congresso della Cisl, che vedrà la riconferma di Annamaria Furlan alla carica di Segretario generale, dopo che nel 2014 era stata eletta in sostituzione di Raffaele Bonanni. A quanto scrive Adnkronos, uno spazio particolare nelle “considerazioni finali” della Furlan ci sarà anche per il tema della riforma delle pensioni. In particolare per evidenziare la contrarietà a ogni aumento dell’età pensionabile, visto che recentemente è stato ipotizzato, ma mai ufficialmente confermato dal Governo, un aumento a 67 anni a partire dal 2019. Furlan chiederà poi ancora una volta all’esecutivo di riprendere il confronto sulla cosiddetta fase due. E a questo punto c’è da chiedersi se ci sarà modo prima della pausa estiva di un nuovo confronto o se tutto dovrà essere rimandato a settembre.



Il decreto con cui il Governo è intervenuto per salvare Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca non è piaciuto non solo ai tanti italiani penalizzati dalla Legge Fornero, come i lavoratori precoci, in quanto alla richiesta di Quota 41 per tutti si oppone spesso la spiegazione di una mancanza di risorse pubbliche, che però vengono mosse per le banche, ma non è andata giù nemmeno ad alcuni membri del Movimento 5 Stelle, come Davide Tripiedi, che su Facebook ha riproposto un post che risale a febbraio, in cui in un video Alessandro Di Battista spiega che la proposta di un reddito di cittadinanza viene sempre respinta per la mancanza di risorse pubbliche, quando le stesse vengono trovate in pochissimo tempo per le banche. Tra l’altro il reddito di cittadinanza avrebbe anche un effetto sulle pensioni minime, visto che verrebbero portate a 780 euro al mese.



L’Inps ha comunicato dei nuovi dati relativi alle domande presentate per l’Ape social e la Quota 41, facendo sapere che alle 18:00 di ieri si è quasi raggiunta la soglia delle 30.000 domande, che probabilmente verrà superata oggi. Nello specifico sono 19.348 le domande di certificazione delle condizioni di accesso all’Ape sociale, mentre 10.644 sono quelle relative al pensionamento anticipato per lavoratori precoci. L’Inps ha fatto anche sapere che la regione in cui sono state presentate più domande (5.102) è la Lombardia. Il numero più basso (89), invece, si è registrato in Val d’Aosta. Dal punto di vista della distribuzione territoriale si nota che la Lombardia stacca nettamente le altre regioni. Solo il Veneto, infatti, supera quota tremila (3.016), mentre solo la Sicilia (2.662) supera quota duemilacinquecento. Sotto le 500 domande ci sono, oltre alla Valle d’Aosta, la Basilicata (283), il Molise (277), il Trentino-Alto Adige (294) e l’Umbria (439).

Tito Boeri ha rilasciato nuove dichiarazioni che certamente faranno discutere. Non si tratta questa volta di una riforma delle pensioni volta a introdurre un contributo di solidarietà sulle pensioni più alte, ma del meccanismo che lega i requisiti pensionistici all’aspettativa di vita che in questi ultimi giorni è tornato al centro del dibattito, visto che alcune indiscrezioni di stampa hanno parlato della possibilità che dal 2019 l’età pensionabile venga alzata a 67 anni. Non sono mancate proposte per abolire questo meccanismo, anche tra i parlamentari. Per il Presidente dell’Inps, però, “la tendenza sarà inevitabilmente ad aggiustare l’età di pensionamento in base a un andamento demografico che è quello che vediamo, sempre che non venga la cattiva idea, e ne ho sentito parlare molto negli ultimi giorni, di bloccare l’indicizzazione delle pensioni alla speranza di vita”.

Secondo quanto riporta Askanews, Boeri ha voluto spiegare che che tale blocco non sarebbe un aiuto per i giovani come si dice, in quanto “questa è esattamente una politica che va contro i giovani, perché vorrebbe dire condannarli oggi a pagare molte più pensioni, che dovrebbero pagare di tasca loro sapendo poi che in futuro chiaramente le cose dovranno essere aggiustate, perché quel sistema è assolutamente insostenibile”. Il professore bocconiano ha voluto evidenziare che “quando toccherà ai giovani andare in pensione, siccome quel sistema non sarà più sostenibile, si sarà costretti ad agire d’imperio, all’ultimo momento, con misure draconiane. E se non saranno loro a pagare saranno i loro figli”. Come detto, sicuramente queste dichiarazioni faranno non poco discutere.

Dopo che si sono chiuse con i ballottaggi le elezioni comunali 2017 c’è chi si chiede se riprenderà il dibattito parlamentare sulla riforma delle pensioni dei politici, visto che la discussione sul ddl Richetti si è interrotta. Il Movimento 5 Stelle e il Partito democratico sembravano aver trovato un accordo per approvare la legge sui vitalizi in tempi rapidi, ma prima il confronto sulla legge elettorale e poi il voto delle amministrative hanno portato a un deciso rallentamento dei lavori. Resta da capire se prima dell’estate si potrà mettere in votazione il provvedimento, anche se teoricamente ci sarebbe ancora da completare l’esame della legge relativa allo ius soli. Non sono pochi gli italiani che vorrebbero vedere i politici votare un taglio di quelli che vengono ritenuti dei privilegi anacronistici. Non resta che aspettare per capire cosa accadrà.

Com’era prevedibile, il decreto con cui il Governo ha proceduto a salvare Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca ha creato non pochi malumori tra gli italiani che sono stati penalizzati dalla riforma delle pensioni targata Fornero. I lavoratori precoci, in particolare, stanno in queste ore scrivendo diversi post su Facebook per mostrare la loro avversione non tanto al salvataggio delle due venete in sé, quanto alle scelte del Governo, che trova fondi pubblici per sostenere il sistema bancario, ma non per far sì che chi ha lavorato più di 40 anni possa accedere alla pensione. Tanto più che nei mesi scorsi è stato ribadito in diverse occasioni, anche da esponenti della maggioranza, che il problema di approvare la Quota 41 per tutti è che non ci sono le risorse necessarie. Se però dei miliardi di euro vengono mossi in maniera abbastanza rapida per le banche, ecco che qualcuno non può evitare di protestare.