Ieri sono scattati i primi incontri tra i sindacati e l’Aran per il definitivo rinnovo dei contratti statali e dell’intero comparto Pa con l’aumento tanto sospirato degli stipendi. Dopo anni di blocco il ministro Madia esulta scrivendo su Facebook, «Siamo all’ultimo miglio di un percorso avviato nei mille giorni del Governo Renzi». Secondo il ministro della Pubblica Amministrazione l’avvio del negoziato avvenuto ieri è una tappa fondamentale, dato che «rinnovare il contratto non ha solo un valore economico, che pure conta, perché se nel privato i contratti collettivi sono stati rinnovati già da tempo i dipendenti pubblici hanno gli stipendi bloccati ormai da quasi dieci anni. Il rinnovo del contratto è anche un pezzo di un mosaico più grande: la riforma della pubblica amministrazione, che ora ha concluso la sua fase normativa».



Di contro, i sindacati si sono dimostrati assai interessati alla tempistica che non vada per le lunghe, visto che già molto tempo si è perso in questi lunghi 8 anni: «Finalmente era ora: da otto anni circa 3,3 milioni di lavoratori aspettano il rinnovo del contratto. Abbiamo aperto ufficialmente le trattative all’Aran, ora dobbiamo riempirle di contenuti importanti, economici e anche organizzativi. Ognuno auspica tempi più stretto possibili per dare risposta efficace a lavoratori e cittadini», spiega la leader della Cisl, Annamaria Furlan dopo il primo incontro all’Aran. La Madia ha fissato una data per la fine delle trattative e dunque la firma definitiva sull’accordo: «entro i primi giorni di ottobre è l mio auspico.



Le prossime saranno settimane di trattative tra Aran e sindacati e da luglio partirà anche il tavolo per il rinnovo dei dipendenti in regime di diritto pubblico: forze di polizia, vigili del fuoco e altre carriere speciali. Si arriverà così a definire un nuovo contratto per 3,3 milioni di lavoratori pubblici». Che sia davvero la volta buona per rinnovare l’organismo tra i più complessi d’Italia come quello della PA?

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