Le regole del pubblico impiego sono state riscritte, il decreto è stato quindi approvato definitivamente, ma tarda ancora ad arrivare il rinnovo del contratto degli statali, bloccato ormai da sette anni. Quello che doveva essere uno sprint si è trasformato invece in una maratona, nella quale sono emersi ad un certo punto molti ostacoli. Ma il momento della verità è vicino, perché – come riportato da Il Messaggero – i tecnici del Ministero della Pubblica Amministrazione hanno messo a punto la direttiva da inviare all’Aran, l’agenzia che rappresenta il governo nei negoziati con i sindacati. Il documento verrà discusso il prossimo 8 giugno con i quattro comparti del pubblico impiego, come scuola, sanità ed enti locali. La Ragioneria generale dello Stato, però, deve dare il via libera alla bozza della direttiva. Si sta per aprire, dunque, una settimana molto importante per i dipendenti pubblici. (agg. di Silvana Palazzo)
Il dossier contratti statali è un argomento sempre all’ordine del giorno per quanto concerne il governo Gentiloni. La riforma della Pubblica Amministrazione firmata da Marianna Madia, che ha come suo principale obiettivo l’aumento di 85 euro mensili a favore dei dipendenti statali, deve cercare di non cozzare con il famoso bonus da 80 euro di matrice renziana. Per far sì che le due manovre non collidano c’è bisogno di reperire 500 milioni di euro. Ma dove trovarli? Le ipotesi in campo sono attualmente 2: una, secondo Il Sole 24 Ore, prevede che ad essere penalizzati siano i percettori dei redditi più alti della media, tra cui figurano anche i presidi e i medici; l’altra è che a garantirli sia il bilancio statale, uno scenario al momento però più complicato se si considera che l’esecutivo è attualmente impegnato a trovare 1,2 miliardi per gli aumenti di 85 euro. (agg. di Dario D’Angelo)
Non solo legge elettorale in Parlamento in questi giorni: il lavoro del Ministero Pa sui rinnovi dei contratti statali resta tra le forme prioritarie del governo, anche per non ritrovarsi nei prossimi mesi con la “grana” statali sul groppone del Pd in piena, possibile, campagna elettorale con voti persi come avvenuto ad esempio al mondo Scuola che ha voltato la faccia a Renzi durante l’ultimo referendum costituzionale del 4 dicembre. Il problema fondi resta come sempre il principale per arrivare a chiudere gli accordi con i sindacati e il mondo legato alla Pubblica Amministrazione, come stiamo raccontando in queste ultime settimane. Il Governo Gentiloni nell’ultimo Def si è impegnato a stanziare in legge di Stabilità tutti i fondi per coprire l’aumento medio di 85 euro per ogni dipendente pubblico.
«L’accordo di novembre prevede una sorta di clausola di salvaguardia per quei dipendenti pubblici che hanno ottenuto il bonus da 80 euro del governo Renzi e che sono ai limiti della soglia dei 26 mila euro di reddito e che, dunque, con un aumento di 85 euro lordi mensili, rischierebbero di veder svanire gli 80 euro in busta paga e che per giunta sono netti», riporta il Firenze Post, ma proprio su questo punto due giorni fa l’Esecutivo ha promesso di mantenere tutti i bonus previsti per legge anche se ricevente già l’aumento in busta paga in qualità di dipendente pubblico.
Secondo le stime dello stesso Ministero Pa, servirebbero 500 milioni di euro circa per garantire che nessuno perda il bonus: sarà il Bilancio di stato insieme ai vari tagli sui fondi locali a ricercare questa ulteriore cifra per coprire l’intero accordo. Non sarà facile e si rischia l’ennesimo stop in un periodo dove già le discussioni parlamentare non vivono il massimo momento di “disponibilità” intra-partitica.