È un allarme piuttosto forte quello che arriva da Giorgio Cremaschi riguardo una riforma delle pensioni che, in stile greco, potrebbe arrivare anche in Italia. L’ex dirigente sindacale ha partecipato a un incontro del Movimento 5 Stelle organizzato a Lucca per sostenere il candidato sindaco Massimiliano Bindocci. Tra le altre cose, secondo quanto riporta La Gazzetta di Lucca, Cremaschi ha parlato di Europa, del Trattato di Maastricht e dei rischi che incombono sui pensionati dopo i tagli che sono stati fatti in Grecia. “Sono a rischio le pensioni da millequattrocento euro in giù, saranno tutte ridotte, in Grecia, pensate che non lo faranno anche in Italia?! Il taglio delle pensioni è il miglior modo per racimolare denaro utile per imprese inutili per il popolo!”. Non a caso, ha aggiunto, è già stato presentato un progetto di legge per cambiare l’articolo 38 della Costituzione e intervenire così sulle pensioni già in essere.
Come hanno evidenziato le stime di Banca d’Italia presentate in questi giorni, sul tema delle pensioni e della quattordicesima si può considerare positivo l’effetto distributivo della nuova 14esima voluta dal governo. In particolare tramite l’analisi della microsimulazione (BiMic) della Banca d’Italia, si è cercato di indagare in bilanci delle famiglie e i redditi disponibili equivalenti prima e dopo il varo dei bonus. « Il 30% circa delle risorse stanziate (240 milioni) andranno a pensionati con redditi relativamente elevati, mentre il 60% (480 milioni) andrà nelle tasche di soggetti che vivono in famiglie con un reddito basso», riportano i colleghi de Il Sole 24 ore, mettendo in risalto la non perfetta allocazione delle risorse, specie come si può intuire dal fatto per cui il trasferimento è sempre legato alla pensione contributiva del beneficiario, ovvero al suo reddito.
Sempre secondo lo speciale del Sole24, « Con la nuova quattordicesima il reddito disponibile annuo delle famiglie beneficiarie aumenterà in media dell’1,65% (circa 250 euro, poco meno di 21 euro al mese), con un incremento un po’ maggiore (tra l’1,8% e il 2,6%) per i pensionati che vivono nelle famiglie con redditi più bassi, distribuite nei primi quattro decili della distribuzione dei redditi». (agg. di Niccolò Magnani)
Per quanto riguarda il macro-tema della mobilità dei lavoratori con deroga, nella nuova Manovra-Bis alla Camera si aggiunge un altro tassello assieme all’insieme delle nuove norme sulle pensioni che il Ministero del Lavoro sta approvando in queste settimane. Come riporta il portale di PensioniOggi, la mobilità in deroga trova una proroga in questo 2017 solo però nelle Aree di Crisi Complessa, come stabilito proprio dalla Manovrina in questi giorni: «La misura approvata reca la facoltà di indirizzare le risorse (sulla base della ripartizione regionale già definita) destinate alla cassa integrazione guadagni straordinaria per le imprese situate nelle aree industriali di crisi complessa», riporta il nuovo articolo 53-bis. I guadagni si avranno dal trattamento di mobilità in deroga fino ad un periodo di massima per tutti i lavatori che operino in quelle aree, e che soprattutto dal 1 gennaio 2017 risultassero beneficiari di trattamenti con mobilità ordinaria o già in deroga. (agg. di Niccolò Magnani)
La riforma Pensioni, come concepita dall’ex ministro Fornero e con le ultime modifiche importanti apportate dal governo Renzi e poi Gentiloni, va “cancellata immediatamente”. È il pensiero del Movimento 5 Stelle che tramite le parole di Luigi Di Maio, durante un comizio a Monza, rilancia sul tema delle riforme pensionistiche, scolastiche e del lavoro. «Il nostro obiettivo è andare al governo ed eliminare subito tre leggi: la Fornero, il Jobs act e la Buona Scuola», spiega il vicepresidente della Camera. «Queste tre leggi le potrà abolire solo chi non le ha votate. Abbiamo un’unica opportunità per far saltare un po’ di vergogne in questo Paese, affidarci e fidarci di chi queste vergogne non le ha votate», ha concluso Luigi Di Maio. (agg. di Niccolò Magnani)
Lavoratori precoci continuano a sostenere la necessità di una riforma delle pensioni che contenga la Quota 41 per tutti. Per questo sono scesi in piazza in più occasioni, anche davanti a Montecitorio, e hanno raccolto firme (cosa che continuano a fare) a sostegno del ddl Damiano, che prevede la possibilità di accedere alla quiescenza dopo il versamento di 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica e senza penalizzazioni. Tuttavia, complice l’ipotesi di elezioni anticipate con campagna elettorale che di fatto è già cominciata, c’è chi si chiede se non sia meglio puntare sulla Quota 100 per vedere soddisfatte le proprie aspettative.
È stato Matteo Salvini a lanciare la proposta di rendere possibile il pensionamento a 60 anni con 40 di contributi o in alternativa tramite la Quota 100, con la quale occorre dunque sommare età e contributi versati e ottenere almeno un risultato pari a 100, posto che comunque l’età minima richiesta sarebbe quella di 60 anni.
Certamente per alcuni lavoratori precoci questo significherebbe poter anticipare di un anno l’ingresso in quiescenza. Tuttavia per altri versi una simile misura finirebbe per aiutare anche chi precoce non è. Se infatti si accedesse alla pensione a 63 anni con 37 di contributi versati, significherebbe che si è iniziato a lavorare a 26 anni. Cosa quindi ben diversa da chi ha iniziato a lavorare prima dei 20 o addirittura dei 18 anni. C’è poi chi tra i precoci non dimentica che la battaglia è iniziata per Quota 41 e dunque sarebbe davvero singolare dover cambiare ora obiettivo. Per certi versi vorrebbe dire mettersi sul piano della politica, dove si cambia idea forse con fin troppa leggerezza.
Nei giorni scorsi Cesare Damiano ha parlato di riforma delle pensioni, più in particolare di Ape social e Quota 41, durante la puntata di Filo Diretto Web, in onda su Rai Parlamento. A Federica De Vizia ha detto di augurarsi che arrivino tante domande per queste forme di Anticipo pensionistico e se ci sarà un’eccedenza rispetto alle risorse stanziate, ciò rappresenterebbe un buon motivo per fare degli interventi successivi di aggiustamento. Del resto per l’ex ministro occorre dare battaglia affinché l’Ape social diventi strutturale, in modo che aiuti anche il ricambio generazionale nel mercato del lavoro. Damiano ha poi detto di ritenere congrui i tempi per la presentazione della domanda, visto che i ritardi del governo hanno fatto spostare la scadenza al 15 luglio, mantenendo comunque la retroattività della misura, per chi avesse già maturato i requisiti, dal 1° maggio.
Nei giorni scorsi Cesare Damiano ha parlato di riforma delle pensioni, più in particolare di Ape social e Quota 41, durante la puntata di Filo Diretto Web, in onda su Rai Parlamento. A Federica De Vizia ha detto di augurarsi che arrivino tante domande per queste forme di Anticipo pensionistico e se ci sarà un’eccedenza rispetto alle risorse stanziate, ciò rappresenterebbe un buon motivo per fare degli interventi successivi di aggiustamento. Del resto per l’ex ministro occorre dare battaglia affinché l’Ape social diventi strutturale, in modo che aiuti anche il ricambio generazionale nel mercato del lavoro. Damiano ha poi detto di ritenere congrui i tempi per la presentazione della domanda, visto che i ritardi del governo hanno fatto spostare la scadenza al 15 luglio, mantenendo comunque la retroattività della misura, per chi avesse già maturato i requisiti, dal 1° maggio.