Mentre la partita sui contratti statali prosegue, con la direttiva pronta a divenire realtà anche fuori dalle stanze dell’Aran, il sindacato che più di tutti ha attaccato in questi mesi il Governo per l’aumento del settore pubblico, considerato eccessivamente basso e oltretutto senza una chiara copertura, torna all’attacco. Dopo l’approvazione del nuovo testo unico del pubblico impiego con la revisione del testo unico, in settimana prenderanno il via le contrattazioni per la messa a punto dell’Atto di Indirizzo. In particolare giovedì prossimo, 8 giugno, l’Atto sarà oggetto di discussione con le parti sociali: Anief intende battagliare ancora per evitare un rinnovo considerato dal giovane sindacato assieme ad altre sigle di base ancora “troppo poco”.



«La copertura è prevista sino al 2017, mentre per il 2018, quindi per l’aumento a regime, le risorse dovranno essere stanziate nella legge di Bilancio”. Legge che, peraltro, in caso di elezioni anticipate a novembre potrebbe anche non vedere mai la luce, mandando anche in fumo buona parte degli aumenti al personale della scuola», lamenta il comunicato a firma Marcello Pacifico, Presidente di Anief. Scattano le diffide e i termini di battaglia sindacale proseguiranno anche contro i sindacati nazionali che invece l’atto d’indirizzo lo scorso 30 novembre lo hanno firmato.



« Siamo giunti al punto che lo stesso obiettivo degli 85 euro lordi medi, una somma così irrisoria che non merita commenti, potrebbe essere pure messa in discussione in caso di mancata approvazione della Legge di Bilancio, da assegnare solo a una parte dei lavoratori. La logica del Robin Hood, ovvero del ‘chi guadagna di più deve ricevere meno’, e la conferma degli aumenti legati alle performances, rappresentano del resto i passaggi chiave della riforma Madia del Pubblico Impiego», conclude il comunicato di Anief.

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