Sinistra Pd, la corrente del Partito democratico cui appartiene anche Cesare Damiano, ha messo a punto dieci proposte per un nuovo umanesimo del lavoro, in cui si parla anche di riforma delle pensioni. Al punto numero 7 “Nuova architettura dello Stato sociale”, infatti, si chiede di “rendere strutturale la flessibilità in uscita del sistema previdenziale, implementando e qualificando l’Anticipo pensionistico a 63 anni”. Una proposta che già l’ex ministro del Lavoro aveva avanzato nei giorni scorsi. Il punto 9 è poi intitolato “Lavoro e pensione di inclusione/cittadinanza per i giovani” e si evidenzia come occorre “dare attuazione a quella parte dell’Accordo stipulato dal Governo Renzi con Cgil, Cisl e Uil sulla previdenza, in merito alla pensione contributiva di garanzia, che stabilisce uno standard minimo pensionistico (ad esempio, 1500 euro lordi mensili) che, per essere raggiunto, può essere integrato con l’attuale importo dell’assegno sociale”.
Chi assiste da almeno sei mesi il coniuge o un parente, entro il primo grado, affetto da una grave disabilità può ottenere prima la pensione rispetto alle regole fissate dalla Fornero. Anche questi lavoratori sono stati inclusi dalla legge di stabilità tra coloro che potranno fruire dell’Ape sociale a partire dai 63 anni con un minimo di 30 anni di contributi o con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica, purché abbiano svolto almeno 12 mesi di lavoro effettivo prima del 19esimo anno di età. Questa agevolazione riguarda i lavoratori dipendenti, anche statali, e autonomi iscritti presso le gestioni speciali, nonché presso la gestione separata dell’Inps. Non è fondamentale essere in costanza di rapporto lavorativo quando si effettua la domanda: il beneficio è rivolto anche ai soggetti privi di lavoro che hanno questi requisiti. La domanda per la verifica dei requisiti va presentata entro il 15 luglio. L’Inps – come riportato da PensioniOggi – darà poi un responso entro il 15 ottobre. In questo modo non si rischia una bocciatura per mancanza di risorse. Le istanze tardive, presentate cioè dopo il 15 luglio ma entro il 30 novembre, possono essere accolte solo se ci sono ancora risorse.
Oltre che una riforma delle pensioni, secondo Cesare Damiano occorre anche rivedere la nozione di previdenza complementare. L’ex ministro del Lavoro l’ha detto nel corso della presentazione della relazione annuale sull’attività svolta dalla Covip. E ha poi aggiunto che bisognerebbe ipotizzare di rendere “obbligatorio il versamento da parte dei datori di lavoro della quota relativa alla previdenza complementare”. Il Presidente della commissione Lavoro si è anche chiesto se non si necessario prevedere una sorta di formula di silenzio-assenso, che rappresenta un po’ un forzatura, ma che potrebbe contribuire “a dare una mano per un risultato pensionistico che non sia insufficiente per le nuove generazioni”. Del resto, secondo Damiano, bisogna chiedere “se la previdenza complementare rimane per le nuove generazioni complementare o se diventa ‘di garanzia’”.
È ancora più urgente avviare la fase due del confronto tra Governo e sindacati riguardante la riforma delle pensioni secondo Roberto Ghiselli. Il Segretario confederale della Cgil ne è convinto dopo che sono stati diffusi i dati della relazione annuale della Covip, che fanno emergere quanto sia “necessario favorire l’adesione ai fondi da parte di quella quota di mondo del lavoro che attualmente non è messa nella condizione di esercitare una libera scelta, in particolare i lavoratori delle piccole imprese, dei settori poveri e i discontinui”. Senza dimenticare i lavoratori pubblici. Il sindacalista ha ricordato che uno dei temi della fase due è infatti proprio la previdenza integrativa, insieme alle prospettive previdenziali per i giovani. Ghiselli ha voluto anche riservare una battuta ai decreti attuativi sull’Ape social e Quota 41 che ancora non sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale, auspicando che ci si sbrighi “per consentire a questi lavoratori di accedere ai benefici che i sindacati hanno conquistato”.
Ha portato un certo ottimismo a Orietta Armiliato, sempre attenta al dibattito su una riforma delle pensioni che sia favorevole alle donne, quanto dichiarato da Roberto Ghiselli. Il Segretario generale della Cgil, in un’intervista a BlastingNews, ha infatti detto che “la tutela previdenziale per le donne è un’emergenza”. Questo, ha spiegato la Armiliato sulla pagina Facebook del Comitato opzione donna social, “ci aiuta ancor più nel nostro quotidiano lavoro di sostegno alla causa del riconoscimento del lavoro di cura, del cumulo contributivo anche per accedere ad Opzione Donna e di una possibile flessibilità per uscire dal mondo del lavoro, insomma gli obiettivi del nostro comitato”. A conclusione del suo post, quindi, Armiliato ha ringraziato Ghiselli, auspicando “una ripresa rapida dei lavori”. In effetti, il confronto tra Governo e sindacati sulla previdenza non è più ripreso. E questo non è certo un bene.
Forse complice la riforma delle pensioni che ha reso gli italiani più consapevoli che i loro assegni previdenziali saranno più bassi in futuro, i fondi pensioni hanno fatto registrare ottimi dati, ricordati nella relazione annuale della Covip. Tuttavia Nazzareno Mollicone ci tiene a ricordare che la previdenza complementare “è destinata solo a quei lavoratori con rapporto di lavoro stabile e in genere dipendenti di medie e grandi imprese”. Questo vuol dire che “viene totalmente esclusa una massa ingente di lavoratori che non possono partecipare ai fondi negoziali perché dipendenti dalle piccole imprese, aventi contratti di lavoro temporaneo e precario o, i pubblici dipendenti per i quali i datori di lavoro ‘Stato’ o ‘Ente locale’ non hanno ancora provveduto”. Il dirigente confederale dell’Ugl chiede quindi al Governo di impegnarsi “concretamente, d’intesa con il sindacato, per superare tutte queste problematiche al fine di non creare un’ulteriore disuguaglianza tra lavoratori, a seconda che possono o meno aderire alla previdenza complementare”.
C’è un’importante novità per quanti sperano in una riforma delle pensioni che contenga anche la proroga di Opzione donna. Roberto Ghiselli ha infatti fatto sapere che la Cgil non ha certo disatteso l’impegno preso con le amministratrici del Movimento Opzione donna e Opzione donna proroga al 2018 in materia. Lo ha fatto sapere Lucia Rispoli con un post sulla pagina Facebook del Movimento Opzione donna in cui viene spiegato che, a seguito dell’intervista rilasciata dal Segretario confederale della Cgil a BlastingNews, ha avuto modo di contattarlo per avere dei chiarimenti, visto che si poteva incorrere nell’equivoco, leggendo le risposte del sindacalista, che fosse stata abbandonata la battaglia per una proroga di Opzione donna. C’è da dire, come ha spiegato lo stesso Ghiselli, che non gli è stata posta una domanda specifica in materia, bensì sulla possibilità di trovare il modo di valorizzare ai fini previdenziali il lavoro di cura che molte italiane svolgono.
Il sindacalista ha quindi ribadito che il problema della proroga è stato posto a Poletti, “il quale, dopo avere sottolineato che per loro l’intervento era l’ultimo, su nostra insistenza – ha detto Ghiselli – si è dichiarato disponibile a rivalutare la cosa alla luce del monitoraggio. Nel frattempo abbiamo anche cercato di capire come poter sbloccare le risorse impegnate e non spese”. Ghiselli ha poi fatto sapere che la Cgil è interessata a proseguire il confronto con il Movimento Opzione donna, come già fatto a marzo. Ora non resta che fissare la data di un incontro. Intanto ogni possibilità di equivoco è stata fugata: la Cgil non ha “mollato il colpo” per quel che riguarda la richiesta di proroga di Opzione donna.
Cesare Damiano e Andrea Orlando hanno incontrato singolarmente i leader di Cgil, Cisl e Uil. I due esponenti del Pd, in una nota, hanno spiegato che è stato “avviato un dialogo sui temi che riteniamo strategici per il Paese”, che si spera possa proseguire. Tra le parti è emersa una certa convergenza su alcune priorità, tra cui “l’esigenza di riprendere il confronto tra Governo e sindacati sulla previdenza, soprattutto per individuare una soluzione legislativa sulla ‘pensione contributiva di garanzia’ che ha l’obiettivo di assicurare una previdenza dignitosa per le nuove generazioni”. In effetti le organizzazioni sindacali e l’esecutivo non si sono più ritrovati a parlare di riforma delle pensioni e il confronto sembra essersi bloccato. Non è nemmeno detto che riprenda, se dovesse farsi largo l’ipotesi di un voto anticipato a settembre.
Non arrivano certi buone notizie per i pensionati che sono coltivatori diretti o imprenditori agricoli. Italia Oggi scrive infatti che non potranno usufruire delle agevolazioni per Ici e Imu. La Corte di Cassazione ha infatti ribadito il principio secondo cui l’agevolazione spetta a quei soggetti che traggono dalla coltivazione della terra la loro fonte esclusiva di reddito. Dunque se hanno un assegno pensionistico significa che hanno un’altra fonte di reddito. Per i giudici , “il maturare del trattamento pensionistico esclude che il soggetto che ha fruito dell’agevolazione fino a quel momento possa essere ancora considerato coltivatore diretto, ostando lo status di pensionato al riconoscimento dell’agevolazione”.