CONTRATTI STATALI, MALATTIE GRAVI, I CHIARIMENTI DEL MINISTERO (OGGI 12 LUGLIO 2017)

Dopo le tante polemiche sollevate su alcuni presunti rumors dell’atto d’indirizzo firmato dal ministro Madia per il rinnovo dei contratti statali e per il riordino delle malattie gravi e dei “furbetti del cartellino”, il Ministero della Pubblica Amministrazione ha voluto chiarire meglio alcuni punti reali contenuti nell’atto di indirizzo, soprattutto per quanto riguarda la tematica delicata delle malattie gravi. «L’atto di indirizzo del Ministro intende ampliare la tutela già prevista ricomprendendovi anche i giorni di assenza dovuti agli effetti collaterali delle terapie»: questo avviene sull’annoso problema, spiegato ancora dalla nota del Ministero, «Attualmente, le disposizioni contrattuali prevedono una speciale tutela per chi, affetto da gravi patologie, deve sottoporsi a terapie salvavita (ad esempio, chemioterapia ed emodialisi)» riporta il Ministro Madia.



«Grazie a questa tutela, i giorni nei quali sono effettuate le terapie sono esclusi dal conteggio del cosiddetto “comporto”. In pratica, non sono contati ai fini del raggiungimento del periodo di malattia (18 mesi prorogabili di ulteriori 18) che determina una riduzione della retribuzione e, allo spirare del termine, la risoluzione del contratto». I due nuovi punti riaffermati e decisi nel nuovo atto d’indirizzo per tutti i dipendenti statali riguarda da un lato la garanzia, che viene quindi ampliata rispetto al regime attuale delle assenze per terapie salvavita, e dall’altro il limite dei giorni di assenza «riguarda solo ed esclusivamente la nuova garanzia (prima non prevista) per i giorni di assenza dovuti agli effetti collaterali delle terapie (e non i giorni di terapia)».



CONTRATTI STATALI, LO STRANO CASO DI TRIESTE (OGGI 12 LUGLIO 2017) –

Sono milioni i dipendenti statali che da ormai 9 anni attendono il rinnovo dei loro contratti e l’aumento dei loro stipendi, e con la riforma Madia nei prossimi mesi si potrà arrivare almeno a parziale “sistemazione” di questi problemi aperti. Forse però non per tutti nello stesso modo, con alcuni casi che preoccupano in vista delle trattative finali in corso nei prossimi mesi: a Trieste ad esempio sono circa 2000 gli statali che oltre al ritocco stipendiale attendono da anni una buona infornata di nuove assunzioni. Come segnala il Piccolo in una inchiesta a livello locale, la platea dei dipendenti statali nel capoluogo del Friuli Venezia Giulia è notevole e storicamente rilevante, ma negli ultimi anni il turnover non c’è stato: «Abbiamo perso il 20% della forza lavoro e ogni anno decine di colleghi vanno in pensione. L’età media degli statali triestini supera i 50 anni e in alcuni uffici arriva a quota 54. Manca il turn over, c’è meno gente ma non c’è meno lavoro», spiega Davide Volpe, Cisl Friuli.



Ora con il rilancio e il rinnovo del Settore Pubblico nazionale, anche per la città di Trieste dovrebbero arrivare tempi migliori, come spiegano gli stessi sindacati cittadini. «Se al netto lo statale si troverà in busta paga più o meno 65 euro in più al mese – calcola ancora Volpe – possiamo stimare, comprendendo le tredicesime, un flusso di 1,7 milioni annui. È ragionevole pensare che gran parte di questa risorsa potenziale privilegi i consumi rispetto al risparmio. Ecco allora che il miglioramento stipendiale dei duemila statali triestini diventa un asset per la realtà economica», si legge ancora nel commento sul Piccolo di Trieste. Uno “strano” caso che potrebbe definirsi nei prossimi mesi ma che non potrà risolvere il problema non più eludibile del turn over.