IL BLOCCO DELL’ASPETTATIVA DI VITA FRENA LE PENSIONI DI GARANZIA PER I GIOVANI?

Anche Maurizio Sacconi difende la proposta presentata insieme a Cesare Damiano per evitare che ci sia, a partire dal 2019, un aumento dell’età pensionabile a 67 anni. Ieri, infatti, citando fonti vicine al dossier sono state diffuse stime che quantificano in 1,2 miliardi di euro il costo di un intervento di questo tipo. “Quelle fonti, oltre a essere anonime, sono anche incolte, io e Damiano non abbiamo proposto la cancellazione dell’automatismo, ma una sua diversa modulazione. La politica non si fa a spanne”, ha detto il Presidente della commissione Lavoro del Senato, secondo quanto riporta Repubblica. Il quotidiano romano fa però notare che il dibattito sul possibile aumento dell’età pensionabile a partire dal 2019 rischia di far passare in secondo piano l’impegno per varare una pensione minima di garanzia in favore dei giovani.



DAMIANO SULL’ASPETTATIVA DI VITA: 1,2 MILIARDI SAREBBERO BEN SPESI

Cesare Damiano non sembra intenzionato a cedere nella sua battaglia per evitare che dal 2019 l’età pensionabile si alzi a 67 anni. E dopo che sono stati diffuse stime secondo cui un intervento del genere costerebbe 1,2 miliardi di euro, l’ex ministro del Lavoro ha comunque difeso la sua posizione, spiegando che spesso “quando si parla di previdenza siamo abituati a sentire stime di ogni genere, il più delle volte infondate”. Ha quindi voluto ricordare che ciò che propone con Maurizio Sacconi non è la cancellazione del meccanismo che lega i requisiti pensionistici all’aspettativa di vita, bensì “un suo robusto rallentamento”.  “In ogni caso, se anche si trattasse di 1,2 miliardi di euro, sarebbero risorse ben spese, soprattutto a vantaggio dei giovani e delle donne”, ha aggiunto. Damiano ha anche sottolineato che 1,2 miliardi rappresentano lo 0,13% dei 900 miliardi che corrispondono ai risparmi che si produrranno con le varie riforme pensionistiche dal 2004 al 2050.



APE SOCIAL, I CHIARIMENTI INPS SUI LAVORATORI AUTONOMI DISOCCUPATI

L’Inps ha pubblicato un utile documento per coloro che vogliono sapere se possono o meno presentare domanda di accesso all’Ape social, attraverso una serie di risposte alle “domande più frequenti”, le note Faq. Viene quindi chiarito che se un lavoratore autonomo ha cessato l’attività non può presentare domanda, “anche se l’ape sociale è applicabile anche agli iscritti alla gestioni speciali dei lavoratori autonomi”. Nemmeno l’essere senza lavoro da tre o più mesi vale come requisito. Inoltre, tra le varie risposte una spiega che “per l’ape sociale è indispensabile aver goduto interamente della prestazione di disoccupazione ed avere lo status di disoccupato per almeno tre mesi dopo il termine della stessa”. E che “il beneficio non si estende ai soggetti semplicemente inoccupati che non abbiano diritto a conseguire alcuna prestazione di disoccupazione per mancanza dei requisiti necessari ai sensi della normativa vigente”.



I SINDACATI FISSANO LE PRIORITÀ

I quadri e i delegati di Cgil, Cisl e Uil si sono riuniti per fare il punto sul confronto aperto con il Governo sulla riforma delle pensioni. I sindacati hanno espresso la volontà di costruire “un nuovo disegno organico, sostenibile economicamente e socialmente, per il nostro sistema previdenziale” e si aspettano “risposte positive da concretizzare già nella prossima Legge di bilancio”. I segretari confederali Roberto Ghiselli (Cgil), Maurizio Petriccioli (Cisl) e Domenico Proietti (Uil) hanno rilanciato prima di tutto la proposta di una pensione di garanzia per i giovani, “incardinata nel sistema contributivo, ma con dei correttivi solidaristici, sostenuti dalla fiscalità generale”, che dovrà anche valorizzare “il lavoro di cura e le specificità di genere”. Inoltre, un altro obiettivo centrale è quello della flessibilità previdenziale e del superamento del meccanismo che lega i requisiti pensionistici all’aspettativa di vita. 

OGGI ASSEMBLEA UNITARIA DI CGIL, CISL E UIL

Oggi è prevista l’assemblea unitaria di Cgil, Cisl e Uil per mettere a punto una sintesi delle proposte  da portare al tavolo aperto con il Governo sulla riforma delle pensioni. Nelle intenzioni dei sindacati, si tratterà di focalizzarsi su alcuni interventi che si vuol proporre al Governo di approvare nella prossima Legge di bilancio, un po’ come avvenuto lo scorso anno. Non sono pochi i temi che nelle ultime settimane si sono fatti larghi nel dibattito sulla previdenza, a cominciare dal possibile aumento dell’età pensionabile a partire dal 2019. L’esecutivo dovrà decidere il da farsi entro fine anno, ma secondo quanto riporta Repubblica, rinviare l’intervento potrebbe causare l’apertura di “un buco di qualche miliardo. E potrebbe essere interpretato da Bruxelles come il segnale che l’Italia sta mollando su una delle sue riforme più efficaci per la sostenibilità dei conti pubblici”.

LA PROPOSTA DI DAMIANO E SACCONI SULL’ASPETTATIVA DI VITA

Nelle ultime settimana si è molto parlato della possibilità che l’età pensionabile aumenti a partire dal 2019, visto che potrebbe scattare un incremento fino a 67 anni per via dell’aumento dell’aspettativa di vita. Si è cominciato pertanto a pensare di cancellare questo legame tra requisiti pensionistici e speranza di vita, ma sicuramente servirebbero delle risorse ora scarse per farlo. Intanto Cesare Damiano e Maurizio Sacconi hanno chiesto quanto meno di rinviare il possibile aumento del 2019. “Abbiamo ritenuto che si stesse producendo una vera situazione emergenziale e pensato che fosse giunto il momento di porci come strana coppia con un appello ai colleghi e al governo affinché si assumano alcune decisioni tempestive”, ha spiegato Sacconi.

I due presidenti delle commissioni Lavoro del Parlamento hanno evidenziato come negli altri paesi europei non ci sia un’età di pensionamento così elevata come in Italia. Tanto per fare un esempio, in Germania si arriverà a chiedere il requisito di 67 anni a partire da 2029. Damiano ha messo anche in risalto il contrasto che si creerebbe: aumentare l’età pensionabile quando si è appena fatta una battaglia per la flessibilità con l’introduzione dell’Ape. Tra l’altro l’aumento dell’età pensionabile rischia di essere penalizzante in modo particolare per le donne, che faticano a raggiungere i requisiti richiesti già adesso. Dunque l’appello dei due ex ministri è di quanto meno far slittare l’adeguamento dei requisiti pensionistici di un biennio, perché l’innalzamento ora non appare accettabile.

CANCELLERI (M5S): VIA I VITALIZI IN SICILIA

Giancarlo Cancelleri sarà il candidato del Movimento 5 Stelle per la presidenza della Regione Siciliana. L’attuale deputato dell’Ars è uscito infatti vincitore dalle primarie del Movimento e ieri c’è stata “l’investitura” ufficiale, con un evento cui hanno preso parte anche Beppe Grillo e Luigi Di Maio. Chiamato sul palco dopo l’affermazione ottenuta, Cancelleri ha spiegato che il primo provvedimento che verrà preso dalla sua giunta, in caso di vittoria, sarà il taglio degli stipendi dei politici locali e soprattutto la cancellazione dei vitalizi, che il Movimento 5 Stelle ha contestato e continua a contestare. “Sarà il biglietto da visita per fare capire che l’aria è cambiata”, ha detto il pentastellato. Val la pena ricordare che a livello nazionale non è più ripresa la discussione sul ddl Richetti che deve intervenire proprio sui vitalizi dei parlamentari.

BARBAGALLO CHIEDE CONTRIBUZIONE FIGURATIVA PER DONNE E GIOVANI

In vista dell’incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni in programma oggi, Carmelo Barbagallo ha detto che occorre “mettere le basi mettere le basi per una contribuzione figurativa per le attività discontinue”, in particolare quelle che sono causate dal precariato dei giovani e dal ruolo che le donne hanno nella cura della famiglia. Diversamente, ha detto il Segretario generale della Uil “si rischia di non dare loro una prospettiva per il futuro”. Il sindacalista ha spiegato che ancora non è chiaro cosa l’esecutivo intenda fare su questo punto. Barbagallo ha anche detto di essere d’accordo con Sacconi e Damiano nel ritenere sbagliato l’aumento dell’età pensionabile. “In Europa siamo sopra la media per età pensionistica, così come siamo sopra per tassazione, ma sotto per valore reale dei salari”, ha aggiunto.