Nella grande trasformazione dell’economia, che non è solo Industria e quindi solo Industry4.0, uno dei grandi pilastri che sarà sconvolto è quello dell’orario di lavoro e della stessa organizzazione del lavoro concepita secondo l’orario. Le otto ore giornaliere sono un feticcio della fabbrica fordista, della grande macchina della produzione (la catena di montaggio). Il luogo di lavoro chiede oggi sempre più intelligenza, ruolo attivo del lavoratore; e, quindi, competenze. 



La competenza del lavoratore diverrà col tempo il cardine della regolazione dei rapporti di lavoro. Certo, per i profili “alti” lo è già; tuttavia, la trasformazione dell’economia renderà la competenza il criterio base non solo della selezione delle persone, ma anche dell’organizzazione del lavoro medesima. Non mancano nel frattempo casi che possono fare da apripista, si iniziano infatti a registrare nuove modalità organizzative che vanno a ridisegnare il rapporto impresa-lavoratore e a introdurre, anche, elementi fondamentali di conciliazione vita-lavoro.



Il sistema del lavoro flessibile, modello usato con successo soprattutto nelle imprese della Silicon Valley, funziona perché sposta l’attenzione sul risultato piuttosto che sulle ore passate nel luogo di lavoro. Lo stesso modello è adottato con successo da una ditta manifatturiera di un piccolo paese in provincia di Pordenone, la Graphistudio di Arba, che l’ha portata a diventare una delle leader nel suo settore. 

La società – duecento dipendenti di cui il 70 per cento donne – realizza album fotografici di alta qualità su ordinazione. I loro clienti sono fotografi di tutto il mondo che inviano i file con le immagini e ottengono un libro fotografico realizzato con le migliori tecniche grafiche. Gli orari flessibili consentono ai dipendenti di organizzarsi sulla base delle esigenze personali e familiari e sono la condizione di una storia di successo. Incredibile ma vero: l’organizzazione del lavoro non è regolata da un accordo interno, tanto che nemmeno vi sono rappresentanze sindacali in azienda. Si tratta di un imprenditore illuminato e della serietà e competenza dei dipendenti.



I casi sono destinati ad aumentare, lo smart working – sarà presto chiaro a tutti – è il lavoro del futuro. Il lavoratore che trova la giusta collocazione e il giusto equilibrio tra i suoi tempi di vita e di lavoro è naturalmente destinato a ottimizzare il suo contributo in azienda, soprattutto perché trattato secondo ciò che è in grado di fare.

Alvin Toffler, celebre saggista americano scomparso lo scorso anno, scriveva che “il cambiamento è il processo col quale il futuro invade le nostre vite”. Il futuro del lavoro è smart, impegniamoci tutti affinché sia anche migliore.

Twitter: @sabella_thinkin