Com’era ampiamente prevedibile, sono state presentate moltissime domande per l’accesso all’Ape social e alla Quota 41 prevista per i lavoratori precoci. Alla scadenza del termine per adempiere all’operazione, fissato per il 15 luglio, infatti, sono state presentate 39.777 richieste per l’indennità di Ape social e 26.632 per quella relativa ai precoci. Complessivamente, quindi, fa sapere l’Inps, le domande presentate sono pari a 66.409. Si tratta di un numero superiore a quello preventivato al momento dell’approvazione della Legge di bilancio, dato che con le risorse stanziate si prevedeva di coprire 60.000 richieste. Ora l’Inps dovrà inviare una risposta ai richiedenti entro il 15 ottobre. Se le domande accolte saranno superiori alle 60.000 unità, bisognerà stilare una graduatoria, dando la precedenza a coloro che maturano per primi i requisiti pensionistici. C’è quindi il rischio che qualcuno che ha presentato la domanda debba aspettare l’anno prossimo per poter accedere effettivamente all’Ape social o alla Quota 41.



RIFORMA PENSIONI NOVITÀ 2017: APE SOCIAL, QUOTA 41, OPZIONE DONNA, ECCO COSA CAMBIA

POLETTI PRONTO A CONVOCARE I SINDACATI

Cgil, Cisl e Uil hanno riunito i loro delegati per fare il punto della situazione sui temi da portare avanti al tavolo aperto con il Governo sulla riforma delle pensioni. Giuliano Poletti sembra pronto a convocare i sindacati per un confronto politico sulla fase due della riforma della previdenza. Il ministro del Lavoro, secondo quanto riporta Mf-Dow Jones, ha infatti spiegato che è sua intenzione fare un punto con le organizzazioni sindacali “per vedere se il grado di maturazione della discussione che stiamo facendo sul piano tecnico ci consegnerà la possibilità e l’utilità di un confronto più diretto, o meno”. Il confronto potrebbe tenersi nei prossimi giorni e comunque prima della fine del mese, in modo da poter fare un punto prima della pausa estiva.



PREVISTO INCONTRO GOVERNO-ADEPP SUL CUMULO CONTRIBUTIVO

La riforma delle pensioni inserita nella Legge di bilancio ha portato, tra le varie novità, quella del cumulo contributivo gratuito. Che si è deciso poi di estendere alle casse professionali. Tuttavia non è stato ancora deciso chi dovrà accollarsi l’onere dei costi che questa operazione comporterà. L’Adepp, l’associazione che riunisce le casse, vorrebbe infatti che fosse lo Stato a provvedere. Tuttavia il Governo si rifà alla formulazione originaria della disposizione, che non prevedeva l’utilizzo anche per le casse professionali, inserito poi dal Parlamento a dicembre. Le due parti si incontreranno lunedì per proseguire il confronto su questa questione che, secondo stime della stessa Adepp, vale circa due miliardi di euro, una cifra non di poco conto se si considera che per il cumulo contributivo gratuito sono stati stanziati un centinaio di milioni per quest’anno.



LA REPLICA DI DAMIANO E SACCONI AL N.1 INPS

Dopo l’uscita dell’intervista esclusiva di Tito Boeri sul Sole 24 ore, arriva immediata la replica dei due presidenti della Commissione Lavoro in Senato e alla Camera, Maurizio Sacconi e Cesare Damiano che rispondono in maniera abbastanza dura contro il presidente dell’Inps. «L’intervista del Presidente dell’Inps Tito Boeri, apparsa oggi su Il Sole 24 Ore, è mossa da un presupposto inesistente che la rende totalmente inutile»: secondo i due politici, i problemi non affrontati (o affrontati male) da Boeri sono almeno due. Da un lato bisogna introdurre in modo più graduale l’innalzamento dell’età per accedere la pensione di vecchiaia, «in modo da salvaguardare gli attuali 60enni, già penalizzati dalla riforma Fornero con un innalzamento brusco di sei anni dell’età pensionabile». Il secondo problema da affrontare è invece trovare delle modalità più favorevoli per l’assegno pensionistico che percepiranno le nuove generazioni in futuro. Damiano e Sacconi replicano dunque alla considerazione di Boeri che trovate qui sotto nei precedenti aggiornamenti: «Non abbiamo proposto la cancellazione del collegamento tra età di pensione ed aspettativa di vita, ma solo la sua rimodulazione temporale per alleggerire l’allungamento dell’età lavorativa, di circa sei anni, sulla generazione già adulta all’atto dell’approvazione della riforma Fornero e per aprire, nel frattempo, una più generale riflessione su un sistema previdenziale disegnato nel presupposto del vecchio mercato del lavoro che garantiva stabilità e continuità nei percorsi occupazionali», si conclude la nota dei presidenti di Camera e Senato. (agg. di Niccolò Magnani) 

BOERI SPIEGA I RISCHI E I COSTI PER UN BLOCCO A 67 ANNI

Tito Boeri è stato molto netto: se si riforma il piano pensioni con il blocco dell’età a 67 anni a partire dal 2021 rischia di costare «141 miliardi di euro in più da qui fino al 2035». Nell’intervista di oggi al Sole 24 ore, il presidente dell’Inps ha in più occasioni ricordato come sia altamente rischioso arrivare al blocco paventato in queste settimane, tanto che «un aumento del debito pensionistico implicito, dato che l’uscita prima del previsto non verrebbe compensata, se non in minima parte, da riduzioni dell’importo delle pensioni». Il sistema andrebbe in pieno default e non vi sarebbero equilibri per i troppi coefficienti di trasformazione; secondo Boeri in questo modo si rischierebbe di incentivare uscite anticipate, imposte del datori di lavoro con «assegni molto leggeri perché calcolati su aspettative di vita lunghe». A rimettersi sarebbero le donne, spiega Boeri, visto che hanno un minore potere contrattuale e un bisogno maggiore di montante contributivo. (agg. di Niccolò Magnani)

WALTER RIZZETTO CHIEDE “AIUTO” AI SINDACATI

Walter Rizzetto chiede aiuto ai sindacati, che “spesso sono stati troppo silenti”, per raggiungere importanti obiettivi positivi in campo previdenziale. In particolare, in un’intervista a termometropolitico.it, il vicepresidente della commissione Lavoro della Camera ha elencato una serie di interventi importanti: abrogazione del meccanismo che lega i requisiti pensionistici all’aspettativa di vita, approvazione della Quota 40 per consentire a chi ha versato 40 anni di contributi di andare in pensione, aumento delle pensioni minime, risoluzione completa del problema esodati, ridefinizione dei lavori usuranti, trasformazione di Opzione donna in misura strutturale. Dal suo punto di vista, è quindi inutile parlare di “fasi”, con riferimento al confronto in atto tra Governo e sindacati, se non si raggiungono questi obiettivi. Più precisamente ha detto che “una volta raggiunti gli obiettivi su almeno un 50% delle cose citate, allora potrò dirmi pronto per la fase 2, la fase 3 e tutte le fasi che saranno necessarie”.

Il deputato di Fratelli d’Italia ha anche parlato della proposta di Pier Paolo Baretta sul riscatto gratuito della laurea per i giovani millenials, spiegando che che si tratta certo di una buona idea, ma il problema resta quello delle carriere discontinue che rischiano di penalizzare lo stesso i giovani, nonostante il riscatto della laurea. “Oggi si lavora qualche mese e poi si sta casa alla ricerca di una nuova occupazione. Dobbiamo quindi occuparci dei periodi di inattività e conseguente buco contributivo” ha detto Rizzetto.

BARBAGALLO ALL’ATTACCO DI BOERI E DELL’INPS

Tra le questioni relative alla cosiddetta seconda fase della riforma delle pensioni vi è anche la possibile revisione della legge che disciplina il trattamento previdenziale per politici e sindacalisti. Alcuni mesi fa il presidente dell’Inps Tito Boeri aveva annuncia la necessità di andare a mettere mano a privilegi di alcune categorie facendo riferimento anche agli stessi sindacalisti. Una questione destinata ancora a far discutere. Secondo quanto riportato su IntelligoNews.it, durante un convegno il segretario della Uil Carmelo Barbagallo ha attaccato pesantemente lo stesso Tito Boeri rispondendo alle domande dei giornalisti presenti in merito alla circolare inviata dal presidente dell’Inps al Ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Barbagallo ha affermato: “Rischia solo di fare cose che creano contenziosi. Le norme sulle pensioni pregresse dei sindacalisti vanno riviste, ma non sono privilegi, é cambiato il sistema.. Si tratta di una legge che riguarda il settore pubblico e che poi veniva applicato anche ai sindacalisti in distacco. Io ad esempio vengo dal settore privato e quindi questa norma non mi riguarda. Ma queste norme un tempo si consideravano conquiste, adesso le chiamiamo privilegi. Comunque i tempi sono cambiati.. Boeri spesso fa cose che rischiano di creare solo contenzioso. Come ad esempio con le buste arancioni per le quali si stanno spendendo inutilmente un sacco di soldi creando tensioni. Come fa oggi a dire cosa accadrà fra vent’anni in una materia così mutabile”

GHISELLI (CGIL) ATTACCA POLETTI SULL’ETÀ PENSIONABILE

Il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti in merito alla questione del possibile aumento dell’età pensionabile, ha evidenziato la necessità di riparlarne dopo l’estate fruendo di dati più certi forniti dall’Istat e quindi poter effettuare un analisi maggiormente precisa della situazione. Parole che non sono piaciute al segretario confederato della CGIL Roberto Ghiselli che ha evidenziato un dissenso soprattutto per quanto concerne la tempistica con cui si vuole affrontare la tematica in oggetto. Queste le parole del sindacalista: “Il ministro del Lavoro sembra non cogliere la sollecitazione che Cgil, Cisl e Uil hanno evidenziato con l’attivo di ieri. È necessario che il governo inizi a dare delle risposte concrete ai tutti i punti in discussione in questa fase. Deve impegnarsi a bloccare l’innalzamento dell’età pensionabile. Le ragioni per bloccare l’innalzamento dell’età pensionabile sono evidenti già ora. Non è pensabile aspettare l’autunno per affrontare questa questione”.