Si è concluso sabato pomeriggio il XVIII Congresso Confederale della Cisl, dal titolo “per la Persona, per il Lavoro”. Il congresso si è concluso con la conferma, solida, convinta e decisa della segretaria generale Annamaria Furlan alla guida della Cisl. Questo percorso congressuale è stato una festa della democrazia e della partecipazione, durato 6 mesi e partito dai luoghi di lavoro, incontrando i quasi 4 milioni e mezzo di iscritti alla Cisl.



Il congresso è iniziato a con l’udienza dal Santo Padre da parte di tutti i 1000 delegati, provenienti da tutta Italia, in rappresentanza delle Cisl Regionali e delle Federazioni di Categoria Nazionali. Siamo profondamente consapevoli di forte mandato che Papa Francesco ha affidato alla Cisl: rappresentare gli ultimi, tutelare andare nelle periferie della società e del mercato del lavoro, e lì rinascere ogni giorno come sindacato; essere profeti dando voce a chi non ce l’ha; essere promotori di un nuovo patto sociale, che riduca le diseguaglianze, sostenga gli anziani e aiuti i giovani a costruirsi un futuro.



Le parole del Pontefice hanno trovato terreno fertile nella relazione di Annamaria Furlan. Recuperare i legami e rilanciare un modello sociale improntato alla solidarietà. Un modello sociale dove il fulcro è la persona e il lavoro. Essere tra gli ultimi, occuparsi di loro, individuare i loro bisogni, in una parola rigenerare una comunità affinché anche nelle periferie possa rifiorire la speranza di un cambiamento possibile. La persona al centro quindi, non solo come slogan, ma declinato in una azione culturale, organizzativa e sindacale.

In questi quattro giorni, oltre ai delegati e invitati, hanno partecipato ai lavori congressuali quasi tutto il consiglio dei ministri, leader politici e le principali associazioni imprenditoriali. Non solo perché la Cisl è un grande sindacato, ma soprattutto per la capacità messa in campo negli ultimi anni di fare ordine tra le azioni prioritarie da portare avanti, come cardine sicuro in un’epoca di cambiamento e trasformazione.



Al centro dalla agenda della Cisl anche l’innovazione. Perché a lato di impresa 4.0 – perché parlare di rivoluzione sono nel settore industriale è riduttivo, in particolare per quanto sta avvenendo nei servizi – dobbiamo iniziare a parlare anche di lavoro 4.0, ovvero come tuteliamo i lavoratori in questa trasformazione innovativa dell’impresa. Tempi, orari, organizzazione, profili professionali, formazioni, nuove flessibilità, temi da affrontare affinché si possa governare con responsabilità il cambiamento del mondo del lavoro, che ha una tempestività notevolmente accelerata rispetto alle precedenti rivoluzioni.

Il messaggio forte e chiaro è che il sindacato non può essere spettatore di questo cambiamento, ma per garantire coesione ed equità il sindacato confederale deve assumersi le sue responsabilità ed esprimere il migliore protagonismo. A questo si collega un altro tema importante, quello della rappresentanza. Perché il populismo sindacale è il nemico più grande al cambiamento. Serve invece contrattare il futuro, sperimentare, favorire una migliore partecipazione finalizzata a dare tempo e spazio ad un più incisivo coinvolgimento dei lavoratori.

Oltre alle azioni esterne, spazio anche a una riflessione interna. La centralità dei servizi deve analizzata al fine di porre in atto i correttivi utili, perché i bisogni evolvono, non solo quelli contrattuali, ma anche quelli di assistenza e tutela.

Da questo congresso esce una Cisl forte, coesa, consapevole di un mandato e di un’azione futura chiara e importante. Una Cisl che è stata in grado di restare in piedi in questi anni difficili. Un grande messaggio esce dal congresso della Cisl: il sindacato responsabile e riformista è vivo, forte e pronto per le sfide della realtà. Questo non è un bene solo per i lavoratori, ma per tutto il Paese.

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