Il concorso indetto da Bankitalia per i 60 vice assistenti ha visto un numero di domande davvero ingente, specchio di una crisi lavorativa-occupazionale nel settore pubblico: eppure, gli 85mila aspiranti vice assistenti di Bankitalia non sono certo i “primi” ad registrare numeri così altisonanti. La corsa al posto è certamente un segno di difficoltà nel mondo del lavoro, eppure già in passato si ebbe prima del 2000 un concorso per vice assistenti con le sopraggiunte richieste di iscrizione a 100mila moduli, oppure un altro concorso per cancellieri di banca arrivò fino a 300mila richieste di iscrizione. Insomma, il mito del “posto fisso” fa gola ancora a tanti, nonostante la crisi e le nuove frontiere del lavoro 2.0. (agg. di Niccolò Magnani)
Dopo il boom di domande per partecipare al concorso di Bankitalia non si parla d’altro che della graduatoria. Dopo la pubblicazione del bando per l’assunzione di 30 vice assistenti, posti poi raddoppiati, si sono iscritti ben 84.745 persone. Queste domande hanno poi subito una pesante scrematura per arrivare all’ammissione di 8.140 candidati. E proprio su questo aspetto è scoppiata la polemica: «Una certa rigidità nella determinazione del punteggio per la graduatoria ha fatto sì che a partecipare al concorso siano stati soltanto coloro in possesso di una alta scolarità, seppur le mansioni richieste attengono più propriamente i diplomati di scuola media superiore», ha dichiarato Agostino Megale, segretario generale della Fisac Cgil. Il dirigente sindacale, come riportato dall’AdnKronos, ha poi ricordato che alcune sigle sindacali «hanno fortemente contestato le modalità con cui la graduatoria è stata costruita, minacciando in alcuni casi ricorsi di natura giudiziaria».
Il concorso per l’assunzione di 60 vice assistenti potrebbe costare caro alla Banca d’Italia. Tante sono le domande arrivate, grande è stata quindi la necessità di scremare e così Bankitalia ha dovuto escludere 76mila diplomati. Molti di questi ora starebbero mettendo a punti i ricorsi. E i sindacati sono già all’attacco, perché escludere i non laureati è discriminatorio. Il Tar potrebbe riammetterli. Del resto era stata già annullata una delle regole del bando, cioè quella per la quale bisognava avere almeno 105 come voto di laurea per essere ammessi alla prova scritta del concorso. Più che l’Italia dei concorsi sembra di essere nell’Italia dei ricorsi. Bisogna tener conto anche di un aspetto: il 45% di chi affronta un concorso studia almeno cinque mesi senza lavorare. Di conseguenza, molti candidati possono essere scoraggiati dai costi elevati per concorsi che poi vengono ribaltati dai tribunali.