RIMBORSI IRPEF IN ARRIVO

Dopo che chi incassa gli assegni più bassi ha ricevuto la quattordicesima per la prima volta o di un importo più alto rispetto allo scorso anno, sono in arrivo anche per i pensionati i rimborsi Irpef che dovrebbero portare a un introito medio di 950 euro a persona. Ovviamente si tratta di cifre che non arriveranno a tutti i pensionati, considerato che questo tipo di credito di imposta arriverà a circa 21 milioni di italiani, tra cui anche chi ancora lavora. Il Quotidiano Nazionale segnala che comunque, in base ai dati di una ricerca di Uhy Italia su dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, sono in crescita i crediti fiscali Irpef, che dal 2011 hanno subito un’impennata del 26% e raggiungeranno (relativamente al 2016) i 20 miliardi di euro. Per qualcuno il rimborso è già arrivato, ma teoricamente c’è tempo fino a settembre per vederselo accreditato direttamente in busta paga o insieme alla pensione.



GLI INTERVENTI CHIESTI DA DAMIANO

Sembra che il decreto sull’Ape volontario sia in arrivo e Cesare Damiano appare soddisfatto della notizia, anche se riconosce che si sta arrivando parecchio in ritardo e per questo dovrà essere assicurata la retroattività dell’Anticipo pensionistico. Secondo quanto riporta pensionioggi.it, l’ex ministro del Lavoro vorrebbe che nella prossima Legge di bilancio ci sia spazio per assicurare che quanti hanno presentato domanda per l’accesso all’Ape social e alla Quota 41 quest’anno non restino scoperti. Inoltre, il Presidente della commissione Lavoro è tornato a insistere sulla necessità di rallentare l’aumento dell’età pensionabile previsto nei prossimi anni, perché ritiene sarebbe insensato mandare in pensione più tardi gli italiani quando allo stesso tempo si varano misure per anticiparne la quiescenza. Inoltre, Damiano ha ricordato che nel 2015 l’aspettativa di vita è diminuita.



I NODI DA AFFRONTARE

Con un ritardo di quasi sei mesi, sta per essere arrivare il decreto attuativo dell’Ape volontaria. Stando alle indiscrezioni, come rivela Il Giornale, il testo dovrebbe essere pubblicato il prossimo settembre contenendo quasi per intero le indicazioni del Consiglio di Stato, a partire da quella sulla retroattività. Ma ci sarebbe anche una seconda questione ancora aperta – oltre alla stipula di un accordo tra il governo e le banche e le assicurazioni per l’erogazione dei finanziamenti – ed è relativa ai ricorsi contro il respingimento delle istanze. Il varo dell’Ape volontaria si va ad inserire in un periodo piuttosto delicato nel quale non sono mancati confronti aspri con accesissimi dibattiti. Sindacati a parte, c’è infatti una vasta area che spinge affinché l’età di pensionamento di vecchiaia non sia adeguata a 67 anni nel 2019. E’ pur vero che gli interventi della Ragioneria generale dello Stato e del presidente Inps, Tito Boeri, hanno reso il confronto ancora più rovente. Secondo il quotidiano, infatti, il sistema automatico introdotto dalla riforma Fornero avrà inevitabilmente un impatto anche sull’Ape volontaria alla luce dell’anticipo massimo finanziabile pari a 3 anni e 7 mesi, ovvero il tempo che intercorre tra i 63 anni minimi previsti dalla riforma e l’età pensionabile di 66 anni e 7 mesi. Sulla base di ciò, l’adeguamento dal 2019 prevedrebbe la richiesta per l’Ape attuabile solo a partire dai 63 anni e 5 mesi. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



MELILLA CONTRO BOERI E FORNERO

Una nuova presa di posizione contro Tito Boeri, la Ragioneria generale dello Stato e chi ritiene che sia un errore evitare l’aumento dell’età pensionabile, arriva da Gianni Melilla, che parla di “gran cassa rigorista” e di dati “terroristici”, riferendosi a quelli forniti dal Presidente dell’Inps circa i costi di una cancellazione dell’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita, quantificati in 141 miliardi di euro. Dalle pagine del Manifesto, il deputato di Mdp ricorda che “in Italia si va in pensione tre anni dopo rispetto alla media europea. La spesa previdenziale italiana depurata di quella assistenziale è sotto la media europea, anche considerando i 57 miliardi di euro che i pensionati pagano ogni santo anno al Fisco. Inoltre i Trattamenti di fine rapporto (Tfr) che sono salario differito in Italia vengono inspiegabilmente conteggiati come spesa previdenziale”.

Melilla si schiera dalle parte dei sindacati e annuncia che il suo partito farà sì che già nella Legge di bilancio si stabilisca il non aumento automatico dell’età pensionabile. Il capogruppo Mdp in commissione Bilancio della Camera bolla anche come “ingiusta” la Legge Fornero, spiegando che “andrebbe rivista per la macelleria sociale che ha provocato gettando nella disperazione tanti lavoratori che da un giorno all’altro hanno visto svanire tutti i loro progetti di vita”. Secondo Melilla non bisogna poi dimenticare che trattenendo i lavoratori più anziani non si lascia spazio ai giovani, specialmente in  settori in cui le “nuove energie” sarebbero importanti, come la sanità e l’edilizia.

OPZIONE DONNA, CAMPAGNA D’ESTATE PER LA PROROGA

Nonostante sia estate, il Movimento Opzione donna non va certo in ferie, ma continua a chiedere a gran voce la proroga del regime sperimentale di accesso anticipato alla pensione per le italiane introdotto nel 2004. Dalla pagina Facebook del Movimento non mancano post in cui si chiede ai politici di poter consentire alle donne di non essere penalizzate dall’aumento dell’età pensionabile lasciando loro la possibilità di andare in pensione con un ricalcolo contributivo pieno del loro assegno, previsto proprio da Opzione donna. Inoltre, si invitano le iscritte a dar vita a una campagna via Twitter per far sentire sempre più forte la propria voce, in un momento in cui si sta anche cominciando a mettere a punto la Legge di bilancio. A questo proposito non sembra che sarà facile trovare spazi per molti interventi previdenziali. Bisognerà quindi per forza che l’esecutivo faccia le sue scelte.