M5S: RIFORMA COSTITUZIONALE PER CANCELLARE I VITALIZI

Il Movimento 5 Stelle non rinuncia alla sua battaglia contro i vitalizi dei politici e nell’ambito della messa a punto del programma elettorale, Danilo Toninelli, sul blog di Beppe Grillo, ha segnalato quelle che possono essere le modifiche alla Costituzione. Tra di esse si intravvede anche quella che è sempre stata l’idea dei pentastellati circa le pensioni dei politici. “Alcune disposizioni costituzionali devono essere modificate, non perché fossero sbagliate quando sono state introdotte, ma perché l’abuso che ne è stato fatto ne ha distorto il funzionamento concreto. Così occorre stabilire un tetto agli stipendi ed ai rimborsi parlamentari e ricondurre il sistema dei vitalizi, anche per il passato, al sistema pensionistico che vale per tutti i cittadini. Anche gli ex parlamentari, come ogni altro lavoratore, dovranno ricevere una pensione commisurata ai contributi versati: niente di meno ma niente di più!”, scrive Toninelli, spiegando certo che il Movimento ha già cercato di arrivare a questo obiettivo con altri strumenti, “ma solo con una norma costituzionale possiamo essere sicuri di realizzarlo”.



MOVIMENTO OPZIONE DONNA CONTRO “APE SOCIAL ROSA”

L’idea che Opzione donna venga sostituita da un intervento che aiuti le italiane ad accedere all’Ape social non piace a Lucia Rispoli, che sulla pagina Facebook del Movimento Opzione donna ricorda come l’ipotesi di misure di agevolazione sull’Anticipo pensionistico sarebbe rivolta alle donne con 63 anni e poco meno di 30 anni di contributi e che porterebbe a un assegno con un calcolo retributivo/misto. “E questa è Ape social donna che ci vogliono dare in alternativa a Opzione Donna. E qual è il vantaggio per le donne? E qual è il vantaggio per le casse dello Stato?”, scrive Rispoli, chiedendo a Paolo Gentiloni e Giuliano Poletti il perché di questa misura quando ci sono italiane (di 57/58 anni) che hanno versato 35 anni di contributi e sono pronte anche a rinunciare a una parte del loro assegno, derivante dal ricalcolo contributivo pieno dello stesso, pur di accedere a Opzione donna.



SE LA LOTTA AI PRIVILEGI NON BASTA

Rispondendo a una lettera di un lettore de Il Sole 24 Ore, Gianfranco Fabi spiega che porre fine a certi privilegi pensionistici, pur essendo un intervento giusto da perseguire dal punto di vista dell’equità sociale, non basterebbe a dare sostenibilità finanziaria al sistema pensionistico, per la quale sono necessarie le misure previste dalle ultime riforme, “compreso l’innalzamento dell’età pensionabile sulla base dell’aspettativa di vita”. Il giornalista ricorda le parole di Tito Boeri, secondo cui il meccanismo che adegui i requisiti pensionistici alle speranza di vita è indispensabile per dare stabilità al sistema soprattutto nella prospettiva dei prossimi anni, durante i quali ci saranno molti pensionamenti delle classi di età del baby boom. “Equità e sostenibilità devono quindi marciare di pari passo”, perché la prima da sola non è sufficiente.



PRONTA MANIFESTAZIONE CONTRO I POLITICI

Il tema dei vitalizi dei politici continua a essere presente nel dibattito. Tanto che Armando Manocchia ha deciso di promuovere una manifestazione a Roma, davanti a Montecitorio, proprio per il prossimo 12 settembre, ovvero qualche giorno prima del fatidico 15 settembre, quando scatteranno i 4 anni, 6 mesi e un giorno necessari per conseguire la pensione da parlamentare. L’obiettivo della mobilitazione del direttore di ImolaOggi.it è quello di consegnare al Parlamento e al Governo un avviso di sfratto per occupazione abusiva e per tradimento della Nazione”. “Motivi per restare incollati alle poltrone non ne hanno più. Se fino ad ora sono rimasti, è stato per i privilegi, per le loro pensioni che ‘maturano’ il 15 settembre dopo 4 anni, 6 mesi e 1 giorno e per i fessi dal 67° anno di età in poi. Adesso, non hanno più scuse. Ora se ne devono andare… e basta”, si legge in una nota di Manocchia.

I DUBBI SULL’ASPETTATIVA DI VITA

In attesa delle decisioni del Governo sul fronte previdenziale per quel che riguarda la Legge di bilancio, si continua a parlare della possibilità che l’età pensionabile aumenti a partire dal 2019. Sul tema Il Corriere della Sera riporta l’allarme lanciato dal demografo Gian Carlo Blangiardo, che ricorda come si sia registrata un’impennata della mortalità nei primi tre mesi del 2017: +15% rispetto allo stesso periodo del 2016. Se si considera che già nel 2015, come ha ricordato anche recentemente Cesare Damiano, si era registrata una diminuzione dell’aspettativa di vita, forse non sarebbe azzardato rallentare il previsto aumento dei requisiti pensionistici. Il Professore dell’Università Bicocca di Milano ha tra l’altro evidenziato che se il trend della mortalità dovesse proseguire nel resto dell’anno, si tornerebbe ai livelli del 1944. Un dato che deve far riflettere anche su una probabile debolezza del sistema sanitario di cui rischiano di far le spese i soggetti più deboli.

SPESA PENSIONISTICA IN AUMENTO

Si è discusso molto nei giorni scorsi dell’ipotesi di evitare l’aumento dell’età pensionabile che dovrebbe scattare dal 2019. E la Ragioneria generale dello Stato, insieme a Tito Boeri, sono tra le voci che hanno messo in guardia sui rischi di un tale provvedimento, per i costi che implicherebbe. Unimpresa, analizzando i dati contenuti nel Documento di economia e finanza messo a punto dal Governo lo scorso aprile, segnala che nei prossimi quattro anni la spesa per gli assegni pensionistici crescerà di 26 miliardi euro, mentre l’aumento della spesa per le prestazioni sociali sarà di 8 miliardi e quello per la sanità di 6 miliardi. Nello specifico, segnala il Centro studi di Unimpresa, il totale degli assegni pensionistici passerà dai 261 miliardi del 2016 ai 287 miliardi del 2020 (+10%); le prestazioni sociali passeranno da 76 miliardi a 84 miliardi (+11%); le spese sanitarie cresceranno da 112 miliardi a 118 miliardi (+5,36%).

“Come confermato in questi giorni dalla Ragioneria generale dello Stato, restano dei preoccupanti squilibri e l’aumento della spesa pensionistica dimostra che le riforme degli scorsi anni non hanno risolto i problemi delle nostre finanze pubbliche”, è il commento del vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci, a questi dati. Il rischio più concreto però deriva dal fatto che la spesa per pensioni e prestazioni sociali, resterà sostanzialmente stabile rispetto al Pil. Invece, la spesa sanitaria in rapporto al Pil scenderà del 6,73%, dunque sembra che loStato investirà più nelle pensioni e meno nelle cure mediche.

VIA AI LIMITI PER LA PENSIONE ANTICIPATA

Secondo quanto scrive Repubblica, uno degli interventi sulle pensioni che potrebbe entrare nella Legge di bilancio riguarda “l’abolizione o la riduzione delle barriere poste dalla riforma Fornero per l’accesso alla pensione contributiva anticipata (al momento può essere maturata a 63 anni e 7 mesi): è indispensabile che l’assegno maturato sia paria a 2,8 volte l’assegno sociale (di 448 euro)”. Inoltre, potrebbe essere tolto il limite che impone di accedere alla pensione di vecchiaia con il contributivo puro se si ha diritto a un assegno almeno pari a una volta e mezza l’assegno sociale. Ipotesi che trova d’accordo Cesare Damiano, secondo cui l’eliminazione di queste due soglie rappresenterebbe “una grande vittoria, soprattutto per i giovani”. Vedremo se l’esecutivo confermerà queste indiscrezioni. Lo si potrà capire quando ricomincerà il confronto con i sindacati sulla previdenza.

GIACOBBE: CAMBIAMO LA LEGGE FORNERO

Negli ultimi giorni sembra che si stia riaccendendo una sorta di “scontro generazionale” sulle pensioni. Anna Giacobbe, dal suo profilo Facebook, ci tiene però a dire che “non sarà un meccanismo che automaticamente e inesorabilmente allontana l’età della pensione (per ‘aumento aspettativa di vita’), o che a ciascuno ‘ridà quello che ci ha versato’ (il ‘contributivo puro’), a fare giustizia tra le generazioni, a dare il giusto a ciascuno”. Per la deputata del Partito democratico è giunto il momento di cambiare la Legge Fornero, perché “nel 2011 eravamo sull’’orlo del baratro’, così si disse, e per questo si intervenne sulla previdenza con grande durezza. Oggi le cose vanno meglio, l’economia è in ripresa (io credo davvero che sia così). E allora ‘la Fornero’ non è vangelo (con rispetto parlando)”. “Cambiare si può, cambiare si deve”, è la conclusione di Giacobbe.