Cominceranno a settembre le prime riunioni tra i sindacati e Aran, che rappresenta il governo nella trattativa per il rinnovo dei contratti statali. Il giovane sindacato Anief diffida le organizzazione sindacali firmatarie del CCNI a firmare l’accordo. «I contratti non si firmano sulla pelle dei lavoratori; a volte è meglio non firmare e ricorrere al giudice, come per il blocco contrattuale», ha dichiarato il presidente Marcello Pacifico. Sono tante le questioni non affrontate a novembre: dalla parità di trattamento tra personale precario e di ruolo alla rivisitazione degli stipendi per il personale Ata e dell’infanzia/primaria, passando per l’istituzione dell’area di vicedirigenza e l’adeguamento delle norme alle direttive europee. Per Anief mancano dunque i presupposti per arrivare ad un accordo. «Da quando il contratto è sbloccato, cioè da settembre 2015, doveva essere riallineata l’inflazione all’aumento del costo della vita intercorso tra il 2008 e il 2015, al 50% come prevede la legge. Niente di tutto questo è avvenuto», ha spiegato Pacifico.



TRATTATIVA RINNOVO: SI RIPARTE A SETTEMBRE

Il rinnovo dei contratti statali, e in particolare l’aumento degli stipendi per i dipendenti pubblici, è tutta una questione di soldi, cioè di risorse. Le ultime notizie non sono affatto rassicuranti: partiamo, ad esempio, dal ministro Calenda, secondo cui le risorse ci sono, ma sono pochissime. Inoltre, gli 1,5 miliardi di euro ricavati dalla crescita del Pil non saranno destinati al rinnovo dei contratti statali. Le priorità sono altre: occupazione giovanile e sgravi fiscali per le aziende. E ciò nonostante i dipendenti pubblici abbiano i contratti bloccati da otto anni. Un nuovo confronto sta per cominciare e sarà fondamentale per fare chiarezza sulla situazione: sarà un settembre molto caldo, perché il governo vuole chiudere la questione entro la fine dell’anno, ma i sindacati sono già sul piede di guerra. Del resto in questa pausa estiva si è parlato di tutto, fuorché del blocco dei contratti statali.

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