Pensioni minime di garanzia? I giovani sono il futuro e da loro ha deciso di ripartire il governo per quanto riguarda lavoro e pensioni. Per evitare che i giovani, e quindi futuri pensionati, escano dal mercato del lavoro con una pensione molto bassa si sta pensando all’introduzione di un «assegno di garanzia». Stefano Patriarca, uno dei membri della squadra economica di Palazzo Chigi, ha già lanciato una proposta in tal senso: introdurre un assegno minimo di 650 euro. Le proposte comunque sono molteplici: ci sono ad esempio anche quelle del presidente della Commissione lavoro della Camera, Cesare Damiano e della deputata dem Marialuisa Gnecchi. Il nodo è sempre lo stesso: le risorse. Per introdurre l’assegno di garanzia servono stanziamenti a carico del bilancio dello Stato. Per questo, secondo quanto riportato dal Messaggero, è probabile che la questione venga semplicemente abbozzata e che quindi venga poi rinviata alla prossima legislatura.
PENSIONE “JUNIOR”, UN PARACADUTE PREVIDENZIALE
L’obiettivo della pensione minima di garanzia è puntellare sul versante pensionistico i trattamenti dei giovani dell’era “contributiva”, cioè gli assunti dopo il 1996 che “usciranno” tra 20-30 anni. Questo assegno potrebbe diventare un paracadute previdenziale nel caso in cui il taglio dei contributi per la riduzione del costo del lavoro non dovesse essere coperto dalla fiscalità generale. Il Governo è disponibile a tracciare un percorso per la creazione della pensione minima di garanzia: lo ha ribadito lo stesso ministro Giuliano Poletti nei giorni scorsi. La coperta però è corta, quindi le risorse andranno concentrate sulla riduzione del costo del lavoro, povertà e investimenti. Non è da escludere però, secondo il Sole 24 Ore, che il Governo ricorra a una norma “ponte” da inserire in manovra per vincolare il prossimo esecutivo a far scattare nel 2019 la pensione minima di garanzia. I sindacati sono pronti a incalzare il Governo sul tema.