Il giorno dopo le prime proteste e lo sciopero dei docenti universitari in molti atenei italiani, arriva la replica del ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, dopo una lunga intervista rilasciata a Radio24 questa mattina. «Andremo avanti a dialogare e a trovare le soluzioni», sono le prime rassicurazioni del ministro Miur dopo la durissima protesta messa in campo da ricercatori e professori per i mancati scatti di stipendio promessi a tutti i dipendenti della Pubblica Amministrazione. Il blocco degli esami non andava in scena, in Italia, e in questi grandi numeri da oltre 40 anni e per questo motivo ha fatto scalpore arrivando direttamente sul tavolo del Miur: secondo la Fedeli le risorse si troveranno nella prossima Legge di Bilancio, anche se il tema economico non potrà risolversi “tirando la giacchetta” di Padoan. «Il vero punto è che il governo, la sua maggioranza, il Parlamento secondo me devono fare delle scelte di priorita’. C’è un nesso tra mettere al centro il futuro positivo di lavoro delle giovani generazioni con i percorsi formativi e quindi con chi questi percorsi formativi li deve garantire, cioe’ il personale docente». Le linee guida presentate dal Miur lo scorso 26 gennaio hanno anche un lungo punto dedicato alle risorse per i docenti universitari, ma ad oggi non sono arrivati quegli scatti richiesti da tempo ormai: lo sciopero è ancora in corso e come sempre a pagare sono gli studenti e chi di quel servizio da usufruire non ha alcuna responsabilità nello stipendio e nella carriera dei vari docenti sul piede di guerra.
LA PROTESTA DEI DOCENTI UNIVERSITARI
Sciopero profondo nel mondo dell’università in netto anticipo rispetto alle normali proteste d’autunno: questa volta però ad incrociare le braccia sono i docenti, ricercatori e in generale i professori universitari. Lunedì “nero” per gli appelli d’esame visto che i docenti hanno indetto un largo blocco degli esami contro il “blocco stipendi” che da qualche anno contraddistingue il mondo accademico e per il quale molti tentativi sindacali sono stati tentati. Oggi però la maniere forti sono tornate dopo oltre 40 anni, con lo sciopero degli appelli – il primo post-estate – che mette gli studenti in grossa difficoltà per il loro piano accademico e che dunque rimetterà al centro il nodo-stipendi richiesto dagli stessi docenti. 5444 docenti di 79 atenei diversi hanno proclamato uno sciopero nazionale contro il blocco stipendiali andato in scena dal 2011 al 2015: praticamente era dagli anni Settanta che non andava in scena una protesta del genere nel mondo Università. Si chiama Movimento per la dignità della Docenza Universitaria, non ha alle spalle alcun sindacato nazionale ma sta mettendo in ginocchio alcune Università importanti nel Paese: «Il 7 giugno ci hanno chiesto delle proposte che abbiamo fatto ma sono cadute nel vuoto. La ministra in tutte le sedi parla di trattativa aperta ma in realtà non esiste alcuna negoziazione visto che non abbiamo avuto responsi», sono le parole durissime del Professor Carlo Vincenzo Ferraro (Politecnico di Torino) per lo sciopero indetto oggi, 28 agosto 2017, e che rischia di allargarsi a tutto il primo appello di settembre.
CANCELLATO IL PRIMO APPELLO
A rischio infatti tutto il prossimo mese dove le principali Università italiane si apprestano a sostenere il primo appello dell’anno, spesso molto importante per poter impostare tesi e corso di studi del prossimo anno. Il record del blocco esame appartiene alle università di Milano: in 382 professori hanno aderito tra Politecnico, Statale e Bicocca. Molto alto il consenso nella protesta anche a Pisa con 264 adesioni, a Bologna con 213 e a Bari con 162. Nel 2011 il Governo Berlusconi bloccò gli scatti stipendiali per i docenti universitari e per altre categorie della Pubblica Amministrazione: i professori lamentano che, mentre per le altre mansioni e categorie, gli scatti sono stati ora riconosciuti e pagati, per loro il discorso non è arrivato. «Nel periodo autunnale, dal 28 agosto al 31 ottobre 2017 i docenti potrebbero astenersi dal tenere l’appello dell’esame di profitto già programmato, per la durata massima di 24 ore corrispondenti alla giornata fissata per l’appello così come comunicato da ogni professore al direttore di Dipartimento o nella propria pagina personale»: questa è la nota lanciata dall’Università Ca’ Foscari che ha messo in avviso tutti gli studenti, molto preoccupati come diversi altri colleghi in giro per l’Italia. «I docenti che aderiranno», precisa l’Università, «garantiranno comunque un appello straordinario a partire dal quattordicesimo giorno successivo alla data dello sciopero, riservato a quanti erano regolarmente iscritti all’appello di esame».