LE MISURE PER I GIOVANI SUL TAVOLO DEL GOVERNO

Secondo quanto raccontato oggi da Pensioni Oggi sul proprio portale online, i nodi cruciali sui quali il governo e i sindacati stanno tornando a discutere non possono non contenere l’ampio scenario delle misure per i giovani. Un problema che va avanti ormai da tanto, troppo tempo, e che si interseca con le misure di anticipo pensionistico, proprio per poter liberare spazio salariale ai giovani che entrano nel mondo del lavoro e soprattutto per poter garantire loro un’idea di pensione futura che ad oggi resta molto oscura. Tre i campi d’intervento allo studio del governo per i prossimi mesi di discussione sul front pensioni: «l’introduzione di una “mini-garanzia” per i giovani con carriere discontinue, da realizzare cumulando il trattamento (totalmente contributivo) destinato ai giovani con forme di sostegno al reddito di tipo sociale o destinati alle fasce più povere». In secondo luogo, «le misure per sviluppare la previdenza complementare, a partire dal favorire l’utilizzazione per tutti della Rendita integrativa temporanea anticipata (Rita)»; da ultimo invece, sempre su Pensioni Oggi, si legge come «la creazione di uno speciale bonus contributivo per le donne, in modo da agevolarne l’accesso all’Ape sociale» potrebbe essere una misura non così lontana dall’avversarsi. (agg. di Niccolò Magnani



CAMUSSO (CGIL): “BRACCIO DI FERRO SU ETÀ PENSIONABILE”

Susanna Camuso nella conferenza stampa dopo il primo giorno di trattative con il Governo sulla fase 2 della riforma pensione torna ancora una volta sul tema dell’aspettativa di vita e dell’innalzamento dell’età pensionabile, autentico cavolo di battaglia dei sindacati in questi vertici post-estivi. «Bloccare l’avanzamento dei requisiti pensionistici è un punto fondamentale: c’è una molto ampia reticenza, e uso un eufemismo – ha detto Susanna Camusso criticando le posizioni del ministro Paletti e del governo – a mettere all’ordine del giorno il tema dell’aspettativa di vita». La Cgil, assieme a Cisl e Uil ha così ribadito con nettezza come «per noi è fondamentale superare un meccanismo che pesa due volte in termini di allungamento dell’età e abbassamento dei rendimenti», ha chiosato la Camusso davanti ai cronisti. (agg. di Niccolò Magnani)



POLETTI, “ASSEGNO MINIMO DI 600 EURO AI GIOVANI”

È soddisfatto il ministro del Lavoro Giuliano Poletti dopo il primo incontro al palazzo di Via Veneto a Roma con le principali sigle sindacali: sulle pensioni dei giovani, prende il via la proposta del governo che prevederebbe una garanzia di assegno minimo da 600-620 euro al mese con la possibilità per lo stesso giovane di andare in pensione a 63 anni e 7 mesi. La fase 2 della riforma pensioni continua spedita, anche se i sindacati non intendono lasciare così com’è la proposta del governo: «dovremo studiare la proposta ma non è un punto urgente all’ordine del giorno perchè riguarda giovani che andranno in pensione tra 20 anni», spiega Leonardi a Repubblica. Il ministro ha però ribadito che invece sì nell’odg del governo, «e continueremo a discuterlo ma il problema non si configura domani mattina». Lo stesso Poletti ha poi spiegato che gli incontri e vertici con i sindacati non si esauriscono ovviamente domani mattina, bensì «faremo altri incontri a settembre: il 5 sarà sarà un tavolo tematico sul lavoro, il 7 pensioni e donne e il tagliando sui provvedimenti già emessi (Ape sociale), poi la settimana successiva il 13 settembre». (agg. di Niccolò Magnani)



BARBAGALLO, UIL: “RIDICOLO DIVIDERE GIOVANI E ANZIANI”

Appena prima di entrare al Ministero del Lavoro, il segretario nazionale Uil, Carmelo Barbagallo, ha voluto dare un messaggio chiaro al governo sul fronte delle nuove misure legate ai giovani e al loro futuro previdenziale. «L’atteggiamento di voler dividere i giovani dagli anziani è ridicolo. Bisogna pensare ai giovani da adesso», afferma senza mezzi termini il sindacalista Uil, prima di affondare il colpo concludendo davanti ai cronisti, «gli anziani sono stati gli ammortizzatori sociali del Paese fino ad adesso. Ora bisogna fare in modo che per i giovani si prospetti una sicurezza di lavoro e poi una previdenza». Come ha spiegato l’Ansa, nelle riunione di oggi e domani al dicastero di Via Veneto sono presenti, tra gli altri, i leader di Cgil e Uil, Susanna Camusso e Carmelo Barbagallo e il segretario confederale della Cisl, Maurizio Petriccioli, coordinati tutti dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti. (agg. di Niccolò Magnani)

APE VOLONTARIA: ECCO LE ULTIME NOVITÀ

Sul tavolo delle trattative in questi giorni caldi per le pensioni si trova ancora uno dei punti più importanti della recente fase di riforma importata dal governo, l’Ape volontaria. Il trattamento provvisorio da restituire come un prestito a valere sulla pensione futura potrebbe in questi ultimi mesi del 2017 finalmente concretizzarsi: secondo quanto riporta l’Adnkronos, Gentiloni sarebbe pronto a firmare il provvedimento entro metà settembre e a quel punto mancherà di fatto solo il passaggio alla Corte dei Conti per l’ok definitivo. Il Mattino spiega poi come intanto gli accordi con banche e assicurazioni sarebbero ad un punto assai avanzato, quasi risolto. «Il livello del tasso di interesse del finanziamento dovrebbe essere confermato, per chi accede nella prima fase, al 2,75-2,8 per cento». (agg. di Niccolò Magnani) 

BOERI, “PERICOLOSO NON FAR SCATTARE AUTOMATISMI”

A distanza ma arriva la replica diretta di Tito Boeri, Presidente dell’Inps alle parole di Cesare Damiano riconfermate anche stamattina sul Manifesto: «E’ fondamentale rispettare gli automatismi. Allontanarsi dagli automatismi, infatti, è estremamente pericoloso, sia per i costi ingenti che per il messaggio che arriverebbe all’esterno sulla sostenibilità del nostro sistema pensionistico». Secondo Boeri infatti il possibile stop all’adeguamento all’aspettativa di vita nei requisiti anagrafici per l’accesso alla pensione sarebbe alquanto pericoloso e potrebbe scatenare un “tilt” all’interno dell’intero sistema previdenziale nazionale per i prossimi anni futuri. Al momento, nel 2019 il tetto salirà a 67 anni e il Governo vorrebbe bloccare questa tendenza per non far salire troppo il termine per andare in pensione dei vari lavoratori italiani. Damiano invece da tempo sostiene che l’automatismo va congelato per permettere soluzioni alternative anche perché alcuni studi di demografi smentiscono la continua salita dell’aspettativa di vita. (agg. di Niccolò Magnani)

CGIL E I NODI SUL TAVOLO DELLE TRATTATIVE

Stando alle parole dette da Nicola Marongiu (Coordinatore Area Welfare e Pensioni Cgil) in una intervista a Radio Articolo1, il tavolo delle trattative tra Governo e Sindacati in questi due giorni di incontri verterà principalmente su tre punti: «lavoro, giovani e sistema contributivo». Secondo il sindacalista, nel confronto diretto con il Governo non si potrà non affrontare il tema dell’aumento dell’età pensionabile, ma non solo: «Nel 2010 e 2011 è stato definito un meccanismo per cui l’adeguamento dei requisiti di accesso al pensionamento alla speranza di vita è automatico: l’Istat certifica il dato e con un atto amministrativo viene automaticamente adeguato il requisito. È un automatismo, non un atto politico. Noi abbiamo chiesto da molti mesi di interrompere questo meccanismo e aprire una discussione complessiva sul nodo dell’aspettativa di vita, che guardi alle differenze tra lavoratori e all’accesso al mercato del lavoro». Secondo la Cgil la risposta del Governo in questi termini non è sufficiente e il Ministro Poletti ha rimandato la discussione fino ad oggi: «Rischiamo però che l’esecutivo confermi il suo l’orientamento a intervenire solo su alcune categorie di lavoratori», conclude Marongiu. (agg. di Niccolò Magnani) 

LA SPADA DI DAMOCLE PER IL GOVERNO

Uno dei temi che dovrà essere discusso da Governo e sindacati, non si sa se già nel loro confronto di oggi in vista della Legge di bilancio, riguarda l’indicizzazione degli assegni. Il Sole 24 Ore ricorda che sulla discussione pende però la spada di Damocle della decisione che la Corte Costituzionale dovrà prendere il 24 ottobre riguardo la legittimità o meno del bonus Poletti, con il quale il Governo Renzi aveva di fatto cercato di adeguarsi alla sentenza della stessa Consulta che aveva dichiarato illegittimo il blocco delle indicizzazioni stabilito dal Governo Monti nel 2011. Nel 2015 si era deciso quindi di rimborsare i pensionati, ma non tutti hanno ricevuto gli arretrati dovuti e c’è chi ne ha avuto solamente una parte. Da qui sono nate delle cause nei tribunali ordinari che sono poi giunte fino alla richiesta di un nuovo pronunciamento da parte della Consulta, che a questo punto potrebbe anche dover chiedere un pieno rimborso per tutti i pensionati, con ovvie conseguenze sui conti pubblici.

Al di là di questa vicenda, comunque, i sindacati e il Governo dovranno decidere se introdurre un nuovo meccanismo per le indicizzazioni e i rappresentanti dei pensionati hanno chiesto che si valuti l’utilizzo di un parametro diverso dal semplice andamento dell’inflazione, prendendo in considerazione un indice più rappresentativo della spesa dei pensionati, che sarebbe quindi più congruo rispetto alle necessità dei beneficiari. Non resta che vedere quale decisione verrà presa dalle parti, oltre che ovviamente dalla Corte Costituzionale.

NUOVO INCONTRO SINDACATI-GOVERNO

Si riapre la stagione politica e non può mancare all’appuntamento il rilancio sul tema delle pensioni, con la riforma incardinata ma che scopre il fianco ad una serie di provvedimenti richiesti dai sindacati e dai pensionati stessi. In particolare, Renzi non è vuole arrivare “impreparato” sul fronte della riforma pensionistica alle prossime elezioni, specie con gli attacchi praticamente quotidiani di Lega e grillini: per questo motivo, spiega Repubblica, già domani ci sarà un nuovo vertice tra Governo e sindacati per provare a chiudere accordi importanti sempre sul tema previdenziale (mentre parallelamente continua il confronto sul rinnovo dei contratti statali nella Pa). In particolare, «Con la crescita dell’inflazione la rivalutazione degli assegni sganciata al costo della vita non è più una questione di spiccioli. Attualmente la rivalutazione è piena solo fino alle pensioni di importo tre volte il minimo, parziale sopra quella soglia. Non è da escludere che un primo intervento possa essere fatto su questo front», riporta lo speciale di Repubblica, facendo intuire come il Pd non vuole trovarsi impreparato su un tema caldissimo tra i lavoratori prossimi alla pensione e i pensionati stessi in periodo pre-elettorale. (agg. di Niccolò Magnani)

LA PRIMA PENSIONE PER 25MILA NEL MONDO SCUOLA

Da domani, 1 settembre 2017, l’Inps è pronta ad erogare i primi accrediti per circa 25mila neopensionati appartenenti al mondo della scuola: sono insegnanti, personale dei servizi, dirigenti e presidi, in tutto circa 25mila appunto che da domani entrano nel mondo delle pensioni in Italia, provando subito l’operazione senza soluzione di continuità tra stipendio e pensione. Ovvero, i pensionati avranno già subito in questo settembre il primo accredito dell’assegno pensionistico mentre ad agosto era avvenuto l’ultimo stipendio all’interno del mondo Miur. Come spiega oggi l’Avvenire, per effetto della riforma e della legislazione vigente ad oggi, in questo appuntamento di settembre partecipano per 4 categorie diverse di neopensionati: «a) pensioni anticipate secondo la riforma (ex anzianità), b) pensioni di vecchiaia come da riforma, c) assegni con i requisiti ante Fornero maturati entro il 31 dicembre 2011, d) assegni alle lavoratrici con i requisiti di “opzione donna”». Per i nuovi pensionati, viste le complesse operazioni di accredito ancora a metà dell’anno, è consigliato verificare l’assegno ricevuto in modo da controllare che la cifra contenuta sia esattamente quella attesa dal proprio “curriculum” contributivo. (agg. di Niccolò Magnani)