IL NODO RISORSE PER L’APE SOCIAL
Si comincia a parlare della Legge di bilancio, ma finora gli esponenti del Governo non si sono sbilanciati sugli specifici interventi che conterrà in ambito previdenziale. Si attende infatti il proseguimento del confronto con i sindacati per “selezionare” le misure da adottare. Secondo quanto scrive termometropolitico.it, sembra però difficile che l’esecutivo possa intervenire sull’Ape social per ampliare la platea dei potenziali beneficiari. Ci sarebbe infatti un problema di risorse disponibili, considerando anche gli altri interventi che verrebbero adottati. Forse si potrebbe fare in modo di stanziare i fondi necessari a far sì che le maggiori domande presentate quest’anno rispetto alle attese non vadano a togliere posti a chi maturerà i requisiti di accesso nel 2018. Non resta che attendere e vedere come deciderà di muoversi effettivamente il Governo.
RENZI AFFRONTA ANCHE I TEMI PREVIDENZIALI
In questo periodo Matteo Renzi è impegnato non solo a presentare il suo libro “Avanti”, ma anche a partecipare a iniziative del partito, come ha fatto alla Festa dell’Unità di Livorno, città che il Pd vorrebbe riconquistare dopo averla persa a favore del Movimento 5 Stelle. L’ex Premier, secondo quanto scrive Il Tirreno, dal palco della kermesse dem ha dialogato a lungo con molti dei presenti, rispondendo anche alle loro domanda. Non sono mancate quelle riguardanti le pensioni. Renzi ha così avuto modo di rassicurare una donna sul fatto che il ddl di Richetti sui vitalizi non porterà a un ricalcolo delle pensioni di tutti gli italiani. E c’è chi, nato negli anni ’70, ha chiesto se davvero dovrà lavorare fino a 70 anni prima di poter andare in pensione. Quello della previdenza resta quindi uno dei temi più sentiti dagli italiani e sarà interessante vedere quali proposte il Pd di Renzi avanzerà su questo terreno in vista della Legge di bilancio.
PROPOSTA PD SUL TAGLIO QUATTORDICESIME
Come già anticipato negli scorsi giorni, si fa consistente la proposta del Pd sul taglio mirato delle quattordicesime dei residenti all’estero, come riferito dal Presidente del Comitato per gli italiani all’estero del Senato, Claudio Micheloni del Partito Democratico: «Stiamo lavorando con l’Inps per proporre una misura in manovra che riduca le prestazioni assistenziali dell’Italia verso i connazionali residenti in Paesi in cui c’è un sistema di protezione», si legge sul Firenze Post. In audizione con Tito Boeri, il Pd continua ad insistere su provvedimenti mirati per i nostri connazionali all’Estero: «pronto ad assumermi la responsabilità di una misura magari non popolare, quando si è impegnati in campagna elettorale», prosegue Micheloni. La spiegazione del Pd è abbastanza semplice: il taglio arriverebbe per i cittadini italiani che risiedono in Stati dove sono particolarmente sviluppati i sistemi di tutele sociali. In questo senso, non dovrebbe cambiare nulla al singolo cittadino visto che negli Stati dove risiede avrebbe la stessa pensione, ma sarebbe un ottimo guadagno e risparmio per lo Stato italiano. «L’intervento non toccherebbe le pensioni maturate con i contributi», conclude ancora il Presidente Micheloni. (agg. di Niccolò Magnani)
LE PREOCCUPAZIONI DI DAMIANO SUL TAGLIO DEI VITALIZI
La discussione tra Governo e sindacati sulla cosiddetta seconda fase della riforma delle pensioni è stata di fatto rimandata a settembre con il focus della politica e dell’opinione pubblica rivolta alla legge sul taglio dei vitalizi. Una legge che non sembra non piacere al Presidente della Commissione alla Camera Cesare Damiano che rimarca una deriva verso una antipolitica a prescindere “in quanto il politico aprioristicamente sospetto di latrocinio”. Damiano ha sottolineato in una recentissima intervista rilasciata a Il Messaggero i motivi per cui non è convinto della bontà della legge: “Perché il ricalcolo genera un precedente pericolosissimo che apre alla possibilità per estensione di utilizzarlo non solo per i parlamentari ma anche per i normali lavoratori o addirittura per le pensioni in essere. Una soluzione? si poteva trovare una soluzione diversa: bastava tener conto della proposta di legge dell’onorevole Giacobbe depositata nel 2015”.
NESSUN RICALCOLO PER LE PENSIONI IN ESSERE
Prima e dopo l’approvazione del ddl Richetti è stato evidenziato il rischio che il ricalcolo contributivo dei vitalizi dei parlamentari si possa estendere anche alle pensioni di tutti gli italiani, creando certamente una situazione non piacevole per molti cittadini. Franco Abruzzo, storico giornalista e Presidente dell’Unione nazionale pensionati per l’Italia, ritiene però che “le pensioni in essere e quelle future sono salve. Non seguiranno la sorte dei vitalizi”. Sul suo sito ha infatti ricordato che è lo stesso ddl sui vitalizi, all’articolo 12, a dire che “in considerazione della difformità tra la natura e il regime giuridico dei vitalizi e dei trattamenti pensionistici, comunque denominati, dei titolari di cariche elettive e quelli dei trattamenti pensionistici ordinari, la rideterminazione di cui al presente articolo non può in alcun caso essere applicata alle pensioni in essere e future dei lavoratori dipendenti e autonomi”.
GLI SPAZI NELLA LEGGE DI BILANCIO
Il Governo è già al lavoro per la Legge di bilancio e nei giorni scorsi si è ipotizzato che questa possa valere circa 15 miliardi di euro, considerando gli interventi per evitare l’aumento dell’Iva, per tagliare il costo del lavoro per i neoassunti e per misure in grado di incentivare gli investimenti. Tuttavia, secondo le ultime indiscrezioni, l’ammontare della manovra potrebbe salire fino a 20 miliardi, anche per tenere conto degli aumenti retribuitivi per i dipendenti pubblici, del reddito di inclusione e degli interventi in materia previdenziale. Difficile dire quanto potranno valere quest’ultimi: dipende dagli accordi cui arriveranno Governo e sindacati nel loro confronto sulla cosiddetta fase due. Non sembrano però esserci spazi per varare sia l’ampliamento dell’Ape social, che il blocco dell’età pensionabile per tutti i lavoratori, che un nuovo sistema di rivalutazione degli assegni in essere, che una pensione di garanzia per i giovani. Saranno per forza necessarie delle scelte.
BOCCIA E LE PENSIONI PER I GIOVANI
Vincenzo Boccia torna a insistere sull’importanza di misure per incentivare l’occupazione giovanile nella prossima Legge di bilancio. “Non servono interventi leggeri. Dobbiamo togliere l’ansia che ha una grande parte del Paese relativa al fatto che i giovani, i figli, i nipoti non hanno un lavoro”, dice il Presidente di Confindustria in un’intervista al Corriere della Sera. Nella quale spiega anche che non dovrebbe essere data priorità a misure sul futuro previdenziale delle nuove generazioni. “Ma che segnale diamo ai giovani quando diciamo loro che si devono preoccupare della pensione tra trent’anni? Stiamo dicendo loro che saranno per sempre precari? C’è qualcosa che non va”, afferma Boccia, aggiungendo che i giovani sono nativi digitali, dovrebbero essere linfa vitale per le aziende, aiutarle a essere innovative. Sono il nostro futuro. Su di loro si deve investire”.
I LIMITI DEL RISCATTO DELLA LAUREA
Michele Raitano è considerato “l’ideatore” della proposta nota ora come pensioni di garanzia per giovani. Il Manifesto lo ha interpellato per chiedergli un parere sull’ipotesi di rendere gratuito il riscatto della laurea per i millenials che si sta facendo strada negli ultimi giorni, anche sui social network. Il docente di Politica economica all’Università La Sapienza di Roma spiega che i tre anni di contributi che si ipotizza venga “riscattati” dallo Stato non inciderebbero molto sul montante contributivo dei millenials futuri pensionati, specialmente per i lavoratori più precari. Inoltre, si avrebbe un vantaggio limitato sulla possibilità di andare in pensioneprima, visto che di fatto nei prossimi anni i requisiti pensionistici continueranno ad aumentare in virtù del loro legame con l’aspettativa di vita.
“Il riscatto della laurea, essendo indipendente dal successo della carriera successiva, avvantaggerebbe in primo luogo chi avrà successo nel lavoro, sarebbe un regalo ai più abbienti a spese dello Stato. Una proposta dal carattere prettamente regressivo”, aggiunge poi Raitano, spiegando che si rischierebbero di creare disparità di trattamenti verso chi si è già laureato o non ha potuto farlo in corso, magari perché impegnato a svolgere anche un’attività lavorativa necessaria a mantenersi agli studi. “Il riscatto aveva un senso col sistema retributivo che fissava l’assegno anche rispetto agli anni di contributi. Oggi non l’ha più”, evidenzia ancora l’esperto di previdenza. Senza dimenticare che il costo di tale misura potrebbe essere di circa 4,5 miliardi di euro l’anno.
GIOVANI PRECARI: IN PENSIONE MOLTO DOPO I PADRI
Purtroppo è una triste “non-novità”, dovuta alla gestione degli ultimi 30 anni di sistema previdenziale, ma le pensioni per i giovani precari di oggi arriveranno, se arriveranno, non meno di 6 anni dopo i propri padri. La generazione giovane che inizia il lavoro o lo ha comunicato negli ultimi anni purtroppo non si potrà aspettare buone nuove sul fronte pensioni, anche con la nuova riforma in atto. Come spiega bene Colombo oggi sul Sole 24 ore, «mentre per i trentenni si allontana sempre di più l’età di pensionamento e restano alti i rischi, per chi ha avuto una carriera incerta, di dover allungare ulteriormente il momento del ritiro con un assegno Inps adeguato». In termini pratici, il distacca tra la pensione dei padri e quella dei figli riguarda circa 6 anni di lavoro in più; 66 anni e 7 mesi i padri, oltre i 73 anni invece per i giovani precari di oggi; come spiega ancora il quotidiano economico milanese, anche le pensioni medie attuali non cambiano di molto, con 61-62 di media attuali e le 69 anni e 5 mesi di media per i cosiddetti “Millenials”. (agg. di Niccolò Magnani)