L’accordo per la firma del rinnovo contrattuale non arriverà con la proposta di aumento di 85 euro lordi medi agli insegnanti: lo ha fatto sapere Francesco Sinopoli, segretario generale della FLC CGIL Nazionale. Intervistato dalla Tecnica della Scuola, ha spiegato che si tratta di «una cifra modesta in particolare considerando la durata del blocco contrattuale, non solo per i docenti ma per tutto il personale del comparto istruzione e ricerca». La richiesta è di mettere tutti sul tabellare: questo sarebbe un punto di partenza per trattare e arrivare all’equiparazione in termini di riconoscimento culturale e retributivo alla considerazione di cui godono invece i colleghi europei. Il mondo della scuola chiede dunque al ministro Marianna Madia un investimento vero per il rinnovo contrattuale. Sinopoli ha le idee chiare sulla “partita” contrattuale: «Riportare le materie e le risorse economiche complessive a contrattazione vuol dire fare un passo in avanti significativo nell’opera di smantellamento della legge 107. Il contratto è per noi lo strumento per cancellare bonus e chiamata diretta». (agg. di Silvana Palazzo)



PRIMO GIORNO DI SCUOLA, DOCENTI GIÀ IN POLEMICA

Oggi è il primo giorno di scuola per quasi tutti gli studenti italiani, eppure i loro docenti sono già sul piede di guerra (ovviamente non per colpa degli alunni, ndr): il rinnovo dei contratti statali per l’intero mondo Pa coinvolge ovviamente da vicino gli insegnanti e gli addetti al vasto mondo della scuola. L’intero movimento continua a non essere per nulla convinto dalle promesse del Governo e dal grado di trattative ancora in corso, con troppi rebus ancora aperti per via delle coperture finanziarie: da un lato poi si assiste alla protesta dei dirigenti scolastici, stanchi di carichi di lavoro e responsabilità sempre maggiori a fronte di retribuzioni bloccate da anni. Sul fronte invece del rinnovo del contratto atteso da tutti gli altri addetti al mondo scuola, pesa ancora la mancanza di potere d’acquisto degli stipendi da anni calato drasticamente. Secondo le citriche del mondo scuola di questi ultimi mesi infatti, riassunte oggi da Repubblica, «a fronte di un incremento stipendiale di 85 euro lordi mensili – che netti si riducono a 35/40 euro netti mensili – per allineare la Buona scuola con la nuova funzione docente, il carico di lavoro orario degli si incrementerà certamente, forse ben oltre i 35/40 euro mensili del corrispettivo aumento. Ed è sempre dietro l’angolo l’aumento dell’orario di servizio a 20 o 22 ore settimanali per i professori delle scuole medie e superiori». (agg. di Niccolò Magnani)



PERMESSI ASSISTENZA FAMILIARI, COME FUNZIONANO?

Tra le ipotesi nate nel confronto tra sindacati e Aran sulla piena riforma dei contratti statali, è tornata sul tavolo quella legata ai permessi per l’assistenza a familiari, già più volte discusse negli scorsi mesi. Secondo quanto proposto dall’agenzia che rappresenta il governo nella discussione sul rinnovo dei contratti Pa, si pensa ad un preavviso di tre giorni per avere il permesso legato alla legge 104, ovvero proprio quella che consente di assistere i familiari disabili o per la donazione di sangue. Tale preavviso, spiega l’Aran, «serve a garantire la funzionalità degli uffici e la migliore organizzazione dell’attività amministrativa e si ipotizza di ridurlo nei casi di urgenza o necessità». Non solo, per il Governo pare opportuno provare a stabilire anche la possibilità di programmare mensilmente l’intera fruizione dei permessi, sempre per cercare di ridurre sprechi, “turbate” e organizzare al meglio la pubblica amministrazione. «E’ però anche prevista la possibilità di ridurre il periodo di preavviso, in caso di modifica del giorno già comunicato, ovvero nei casi di particolare e comprovata urgenza e necessità. Viene quindi posta una clausola, guardando al diritto alla salute, per dare un margine di flessibilità», si legge nello speciale di Repubblica sulle ipotesi in campo per il rinnovo del contratto pubblico statale. (agg. di Niccolò Magnani)



IL NODO DELLA PIRAMIDE ROVESCIATA

Il nodo della “piramide rovesciata” resta ancora uno dei problemi più grandi da affrontare per il rinnovo dei contratti statalI. Il ministro Madia ha sempre annunciato in questi mesi di voler utilizzare lo schema della piramide rovesciata, ovvero «chi guadagna di meno dovrebbe avere un aumento più sostanzioso in busta paga, mentre per chi ha una retribuzione più alta l’aumento sarebbe minore». Sul fronte pragmatico, un esempio lo ha offerto il sottosegretario alla Funzione Pubblica Angelo Rughetti contattato dal Messaggero: «Chi guadagna 25 mila euro ne prenderà 150 di aumento e chi ne guadagna 40 mila ne avrà invece 50». Resta però il forte problema in vista del rinnovo: con questo criterio voluto dalla Madia, i semplici calcoli contraddicono la stessa ministro della Pubblica Amministrazione. «Con un criterio del genere, con risorse limitate, arrivati ad una certa soglia di retribuzione, l’aumento si azzera. Soglia che starebbe tra i 70 e i 75 mila euro. Alcune categorie di lavoratori che hanno stipendi più elevati della media nella Pa, come per esempio i medici o i presidi, rischierebbero di non avere nessun aumento», spiega ancora il focus del quotidiano romano a riguardo. I calcoli del Ministero dovranno dunque essere rivisti oppure si procederà con quanto già affermato, lasciando fuori categorie di lavoratori pubblici? (agg. di Niccolò Magnani)

CGIL, “BASTA SPOT SUL RINNOVO”

La stagione del rinnovo dei contratti può rappresentare un’occasione per rovesciare il luogo comune del dipendente pubblico fannullone o privilegiato: è questo il parere di Franco Martini, segretario confederale della Cgil. Da Palermo ha rilanciato la sfida cruciale dei sindacati sui contratti bloccati ormai da otto anni. «Non andremo al tavolo soltanto per rivendicare gli aumenti, vogliamo intervenire sui processi organizzativi», ha spiegato Martini, secondo cui l’azione negoziale e il confronto possono migliorare il sistema pubblico. Ma ha reclamato anche nuovi investimenti per i sistemi di tutela e protezione sociale: «Non è accettabile, per fare un esempio, che l’ospedale di Torino sia costretto a fare quasi il 70 per cento di contratti precari per rimanere aperto». Il nodo che continua a tenere banco è quello delle risorse, ma anche quello dell’eccessiva spesa per i lavoratori pubblici è un luogo comune secondo i sindacati.

I FALSI MITI SUI DIPENDENTI PUBBLICI

I falsi miti sui dipendenti pubblici sono stati sfatati da Marta Fana, ricercatrice in Economia alla Sciences Po di Parigi. Nella seconda delle Giornate nazionali del servizio pubblico, organizzate dalla Fp nazionale, la studiosa ha spiegato che in Europa la media dei lavoratori pubblici è del 4%, mentre l’Italia è al 2%. Invece, come riportato da rassegna.it, è aumentato negli enti-locali il part-time: dal 6% è arrivato al 12%. A comportare spese maggiori è il precariato nella pubblica amministrazione, visto che lo Stato passa per le agenzie interinali. La carenza di risorse per il rinnovo dei contratti statali è endemica, ma a mancare in realtà è la programmazione: «In questa fase vogliamo rinnovare il contratto prima possibile, facendo in modo allo stesso tempo che il tavolo sia una roboante cassa di risonanza per tutti i problemi di cui stiamo parlando», ha dichiarato Franco Martini, segretario confederale della Cgil.