LE PAROLE DI ELSA FORNERO SULL’APE
Elsa Fornero è stata ospite della puntata della trasmissione diMartedì, in onda ieri sera su La7. L’ex ministro del Lavoro è stata chiamata a commentare l’Ape volontaria e ha spiegato che chi vi accederà non andrà in pensione, in quanto la misura è sostanzialmente un prestito che viene concesso in vista dell’ingresso in quiescenza. Non ha quindi nascosto che forse si è trasmessa un po’ l’illusione che questa prestazione sia un pensionamento anticipato, quando in realtà non lo è. Fornero ha poi ribadito che dal suo punto di vista l’Ape social è una misura giusta, mentre per quanto riguarda il probabile aumento dell’età pensionabile a partire dal 2019 in virtù dell’aspettativa di vita ha evidenziato che il meccanismo che lega i requisiti pensionistici alla speranza di vita è stato reso necessario dalle “generose” misure previdenziali del passato.
CGIL PRONTA ALLA MOBILITAZIONE
Riprende oggi il confronto tra Governo e sindacati sugli interventi previdenziali che potrebbero entrare nella prossima Legge di bilancio, di modo da portare avanti la “correzione” della riforma delle pensioni targata Fornero. Alla vigilia di questo incontro, Ivan Pedretti ricorda che ci sono diversi nodi da sciogliere, “come il riconoscimento del lavoro di cura delle donne, le pensioni dei giovani e il blocco dell’adeguamento dell’età all’aspettativa di vita”. Il Segretario generale dello Spi-Cgil annuncia già che “in mancanza di risposte chiare del Governo su questi punti, siamo pronti a mobilitarci”. Il sindacalista evidenzia anche che l’esecutivo non ha finora mostrato disponibilità a intervenire sull’aspettativa di vita, nonostante si sappia che essa “cambia a seconda del mestiere e che per un operaio siderurgico non è la stessa di un professore universitario”.
LE RICHIESTE DI BARBAGALLO (UIL)
Ha parlato delle pensioni, del fisco e di un lavoro non più precario il segretario della Uil Carmelo Barbagallo, durante l’assemblea dei delegati a Bari questa mattina. Mentre sono ancora in corso le trattative con il governo per la fase 2 della Riforma Pensioni, il segretario e leader nazionale della Uil ritiene di osservare due richieste particolari all’esecutivo. «Siamo arrivati al punto in cui riteniamo dirimente la questione dell’innalzamento automatico dell’età pensionabile. Siamo già al di sopra della media europea, non c’è bisogno di automatismi, ci hanno sempre spiegato che gli automatismi sono deleteri e chiediamo quindi di congelare il prossimo scatto di aumento dell’età per andare in pensione. Chiediamo inoltre di dare un senso alle pensioni per i giovani e le donne che avendo avuto lavoro precario e figli da accudire occorre dare loro una base contributiva che permetta di avere in futuro una pensione decente», spiega Barbagallo. Prima aveva invocato l’intervento del Governo, questo e i prossimi, per sistemare finalmente un fisco troppo fragile e con salari troppo bassi: «Bisogna puntare sul lavoro. I giovani hanno bisogno di un lavoro certo, e bisogna rilanciare l’economia attraverso il potere d’acquisto dei lavoratori e dei pensionati. Bisogna fare una grande riforma fiscale il prossimo anno con Cgil e Cisl. Noi oggi abbiamo oggi 110 miliardi di evasione fiscale, 60 miliardi di corruzione, 27 miliardi di usura e pizzo, non lo diciamo noi ma le nostre contropart», riporta ItalPress dall’intervento di Carmelo Barbagallo.
LE SCADENZE DI SETTEMBRE
Per quanto riguarda le scadenze previdenziali del mese di settembre – mentre in parallelo proseguono le trattative sulla riforma Pensioni – restano fissi alcuni appuntamenti tradizionali per i pensionati in questa fase particolare dell’anno. Il 16 settembre è il termine ultimo per il versamento della domanda di pensione d’inabilità per tutti i lavoratori affetti da mesotelioma pleurico, mesotelioma pericardico, mesotelioma peritoneale, mesotelioma della tunica vaginale del testicolo, carcinoma polmonare e asbestosi, riconosciuti di origine professionale. In sostanza, per tutti i lavoratori con esposizione all’amianto nei tanti anni di lavoro contributivo. Come spiega il portale Pensioni e Lavoro, «a differenza della “pensione d’inabilità ordinaria” non è richiesto che 156 contributi settimanali (3 anni) ricadano necessariamente nel quinquennio precedente, né è pretesa l’assoluta e permanente impossibilità a svolgere qualsiasi attività lavorativa». Scade invece il 30 settembre il termine ultimo per il versamento dei contributi volontari rispetto al secondo trimestre aprile-giugno. «Il pagamento dei contributi volontari può avvenire in 3 modi diversi: 1) utilizzando il bollettino Mav (pagamento mediante avviso); 2) on line, sul sito internet www.inps.it; 3) telefonando al numero verde gratuito 803.164».
CGIL FVG, “I DANNI DELLA LEGGE FORNERO”
Intervenendo al convegno di Trieste sull’emergenza pensioni e mercato del lavoro, Villiam Pezzetta, segretario generale della Cgil Fvg, ha puntato l’indice contro la Legge Fornero e la politica che ancora non stravolge letteralmente quella riforma pensionistica. «Se in Friuli Venezia Giulia ci sono solo 104mila occupati Under 35, contro i 152mila del 2008, questo non è dovuto soltanto alla crisi, ma anche alla riforma Fornero, che ha drasticamente ridotto il ricambio generazionale sul mercato del lavoro». Ovviamente il concetto si può applicare anche alle altre regioni italiane, come del resto annunciato anche nei giorni scorsi da Ivan Pedretti, numero 1 dello Spi Cgil nazionale. La ricetta proposta è la medesima lanciata anche dalla Camusso durante il tavolo di trattative con il Governo in questo settembre, «è necessario da un lato ampliare le platee dei beneficiari di Ape social e dei cosiddetti precoci, in Fvg meno di 1.400 persone quest’anno e meno di 700 nel 2018, dall’altro rendere meno penalizzante l’Ape, che in regione riguarderà al massimo 8.500 persone nel biennio, ma a fronte di una sensibile riduzione della pensione finale», conclude Pezzetta.
PENSIONI AI PARLAMENTARI DAL 15 SETTEMBRE
La data sbandierata per mesi da sostenitori della Riforma sul taglio degli stipendi parlamentari, sui vitalizi e sul “partito” del voto subito ora è quasi arrivata: il 15 settembre scatterà per tutti i circa 700 parlamentari il termine per il diritto alla pensione. Secondo la legge italiana, i nuovi elettori di questa Legislatura da venerdì sera potranno fruire, al compimento dei 65 anni di età, un assegno di circa 950 euro netti al mesi. Inutile dire come M5s e Lega già alzino le barricate per denunciare il tutto, mentre ormai il Governo non dovrebbe cadere nei prossimi giorni e quindi la pensione rimarrà assicurata per tutti (anche per gli stessi Lega e M5s, ndr). Intervistata nel merito dal Messaggero, la deputata renziana del Pd Nadia Ginetti ha portato alla luce un dato interessante proprio sul calcolo delle pensioni e degli stipendi: «Volevo rinunciare a questa pensione aggiuntiva, che non è un vitalizio, ma dagli uffici mi hanno spiegato che non si può proprio. Non trovo giusto che sia obbligatorio. Da sindaco di Corciano, 22mila abitanti, guadagnavo 1800 euro e stavo in prima fila ogni giorno, ora prendo poco meno di 5000 euro di indennità più 9000 euro forfettari per i rimborsi e le spese degli assistenti. Bisognerebbe pagare di più un sindaco, e meno un parlamentare».
LA RICHIESTA DEI PENSIONATI AGRICOLTORI
Una categoria di certo minore per numeri e visibilità rispetto a tante altre, eppure i pensionati agricoltori non è la prima volta che avanzano proposte e pongono all’attenzione la situazione di grave disagio cui sono sottoposti dopo le ultime riforme pensioni degli scorsi anni. Nel ritrovo alla Festa Anp di Grosseto, hanno parlato i vertici della Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) Toscana denunciando tutti i limiti delle ultime misure che non favoriscono i propri affiliati. «Abbiamo raccolto testimonianza di come, malgrado le battaglie della Confederazione, molti sono costretti a lavorare nelle loro aziende, a volte utilizzando anche il trattore, perché le pensioni sono da fame e non riescono a far fronte alle necessità minime. Per questo motivo faremo ancora di più e meglio per portare la voce dei nostri pensionati al Governo, per chiedere una pensione equa e rivendicare il diritto a una vecchiaia serena», spiega Gianfranco Turbanti presidente di Anp-Cia Toscana. In particolare, la richiesta della confederazione è volta al Governo e al Ministero del Lavoro: «al Governo chiediamo l’adeguamento delle pensioni con quanto previsto dall’UE , la quattordicesima per le pensioni minime, una riduzione della tassazione che risulta essere la più alta di tutta Europa e di considerare il lavoro in agricoltura usurante in modo da consentire a chi lavora in questo settore di beneficiare del pensionamento anticipato».
ASSEGNI REVERSIBILITÀ, LE NUOVE REGOLE
Con una circolare Inps vengono riaffermate le regole e le modalità di affrontare il delicato tema delle pensioni di reversibilità, ovvero quelle che spettano al coniuge superstite in caso di morte e anche in caso di separazione. In questo caso però, spiega l’Inps, «se è previsto un addebito, il diritto scatta solo se è stato riconosciuto dal Tribunale il diritto all’assegno al mantenimento. Decorre dal 1° giorno del mese successivo a quello del decesso del coniuge lavoratore o pensionato (anche per partner in unioni civili), indipendentemente dalla data di presentazione della domanda». In questo senso, la decisione è di applicare alle pensioni di reversibilità la normale aliquota del 60%; secondo quanto spiega FirenzePost con uno speciale dedicato, le pensioni a cui è stato applicato il taglio del 10% sono state «ricalcolate a partire dal primo giorno del mese successivo al decesso del coniuge, e vengono riconosciuti i relativi ratei arretrati. Se nel frattempo è intervenuta sentenza passata in giudicato, i ratei arretrati sono erogati dal primo giorno del mese successivo al passaggio in giudicato della sentenza».
RITA, COS’È E COME FUNZIONA
Con la firma del decreto del premier Gentiloni, la seconda fase della riforma Pensioni diviene realtà anche per un secondo provvedimento meno sbandierato e discusso rispetto all’Ape volontaria, ma non meno importante, la cosiddetta Rita (Rendita Integrativa Temporanea anticipata). La misura studiata nella Legge di Bilancio del 2017 è rivolta a tutti coloro che hanno contribuito nella propria vita lavorativa ad una forma di previdenza complementare. Ebbene, per effetto delle trattative governo-Inps-sindacati, la Rita consiste nella possibilità effettiva «se il rapporto di lavoro è cessato (per qualsiasi ragione), di ricevere in tutto o in parte (a seconda delle proprie esigenze) il capitale accumulato presso fondi di previdenza complementare, sotto forma di rendita temporanea, fino al conseguimento del requisito di accesso nel sistema pensionistico obbligatorio», ovvero fino a 66 anni e 7 mesi di età. Tra i principali requisiti della Rita, i pensionati devono avere 63 anni, risultare iscritti all’assicurazione generale obbligatoria (o a forme sostitutive o esclusive della medesima) o alla Gestione separata. maturare il diritto a una pensione di vecchiaia entro tre anni e 7 mesi; d) possedere un’anzianità contributiva minima nel sistema di previdenza obbligatoria di 20 anni, come riporta lo speciale di Pensioni Oggi.
CONTRIBUTI FIGURATIVI, LA STRETTA PER SINDACALISTI E POLITICI
Come annuncia il portale Pensioni Oggi, esperto in temi previdenziali e con le ultime novità a riguardo, ci sarà per volontà di Inps e Governo una stretta sui contributi figurativi per i politici e i sindacalisti. Di fatto, dovranno ripetere ogni anno entro il 30 settembre la domanda di accredito figurativi ai fini pensionistici dei periodi di aspettativa. Come spiega sempre il canale Pensioni Oggi, «Il rinnovo tacito della prima istanza, infatti, opera unicamente se l’interessato matura il diritto a un vitalizio o a un incremento della pensione in virtù dell’incarico politico o sindacale. I chiarimenti arrivano in risposta ai quesiti delle sedi territoriali, le quali hanno evidenziato criticità nella gestione delle pratiche afferenti l’accredito figurativo dei periodi di aspettativa dei lavoratori dipendenti, pubblici e privati, per incarichi politici e/o sindacali».