DI MAIO: ABOLIAMO LA LEGGE FORNERO
Luigi Di Maio torna a criticare la riforma delle pensioni targata Fornero. Durante un’iniziativa del Movimento 5 Stelle a Randazzo, comune in provincia di Catania, il vicepresidente della Camera ha detto chiaramente che la Legge Fornero va abolita, per via delle ricadute che ha avuto per i lavoratori e le famiglie. Inoltre, dal suo punto di vista non è pensabile che l’età pensionabile possa essere portata a 67 anni. Le parole del pentastellato non hanno peso solamente sulla campagna per le elezioni regionali in Sicilia, motivo per cui continua a tenere comizi nell’isola, ma anche per quelle nazionali, visto che Di Maio è nella rosa per diventare candidato Premier di M5S alle prossime politiche. Di certo, però, queste sue parole sulla Legge Fornero sono condivise dagli altri membri del Movimento, che in diverse occasioni hanno avuto modo di esprimere il loro favore a un cambiamento del sistema previdenziale.
IL “COMPROMESSO” DI FURLAN
Una delle richieste che i sindacati hanno presentato al Governo in tema di pensioni è il blocco dell’aumento dei requisiti per l’accesso alla quiescenza, dato che dal 2019 potrebbero essere necessario avere 67 anni per andare in pensione. Annamaria Furlan, intervistata dal Corriere della Sera, ha fatto però capire che sarebbe disposta ad accettare che il blocco non riguardasse tutti i lavoratori, ma solo quelli più in difficoltà. “Dobbiamo tenere i piedi per terra. Nell’intesa si dice che il meccanismo va rivisto a partire dalle categorie deboli. Dobbiamo cominciare da loro”, ha detto la Segretaria generale della Cisl. Che ha anche evidenziato come i temi del lavoro e delle pensioni siano tra loro strettamente collegati. Furlan ha anche spiegato che finora non si è parlato di uno sciopero per chiedere interventi specifici sulle pensioni.
BERLUSCONI RILANCIA SU PENSIONE MINIMA A 1000 EURO
Silvio Berlusconi “risponde” a Matteo Salvini in questa domenica di interventi pubblici dei due leader di centrodestra: la riforma pensioni per Salvini non può avvenire senza la totale cancellazione della Riforma Fornero, mentre per il leader di Forza Italia i toni sono più “morbidi” ma puntano comunque il dito contro la gestione Pd della vicenda previdenziale (siamo in campagna elettorale, ormai è ufficiale). Pensione minima a 1000 euro, per 13 mensilità, con rilancio per nuove misure a favore di mamme lavoratici e future pensionate: sul fronte tasse invece il fondatore di Forza Italia insiste sempre alla kermesse organizzata da Antonio Tajani, «Il nostro programma è sempre quello di meno tasse per famiglie, partite iva e imprese, in modo da dare più lavoro, secondo gli insegnamenti di Reagan e Thatcher. Siamo vicini con la Lega su flat tax, io sono al 25%». (agg. di Niccolò Magnani)
IL MONITO DI SALVINI
Direttamente da Pontida, dove è in corso il raduno della Lega Nord, ha parlato Matteo Salvini che ha puntato forte il dito contro le pensioni per come gestite dal Governo Renzi-Gentiloni: «bisogna ridare ai nonni il diritto di essere nonni, il tuo posto è stare a casa col sorriso di tuo nipote!», spiega il segretario leghista, attaccando ancora il fronte dell’immigrazione clandestina e il Governo che “punta” su di loro, secondo Salvini. «Qualcuno ci dice che a pagarci le pensioni sono i 1.800 sbarcati ieri, alla faccia del “non arriva più nessuno”… a pagare le pensioni ai nostri anziani dovranno essere i nostri giovani, non chi sbarca qui domani mattina!», e poco più dopo rilancia ancora dal palco di Pontida il monito ricorrente sui giovani e non i clandestini che con il lavoro oggi dovrebbero pagare le pensioni agli anziani ex lavoratori. (agg. di Niccolò Magnani)
#Salvini: Ai nostri anziani dovranno pagare le pensioni i NOSTRI GIOVANI, non i clandestini. #Pontida17
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 17 settembre 2017
DAMIANO CONTRO BOERI
L’intervista rilasciata a Il Corriere della Sera da Tito Boeri, come prevedibile, non è passata inosservata e Cesare Damiano la definisce “surreale”, usando lo stesso aggettivo che il Presidente dell’Inps ha riservato alle proposte di intervento sulle pensioni per aiutare giovani e donne quando, a suo dire, il problema va risolto con provvedimenti sul mercato del lavoro. Per l’ex ministro del Lavoro occuparsi delle difficoltà dei giovani e delle donne “per quanto riguarda l’ingresso nel mercato del lavoro e per il conseguimento di una pensione dignitosa, mi sembra una indiscutibile priorità. Lavoro e pensione sono legate indissolubilmente”. Questo perché “se si svolge per tutta la vita un lavoro discontinuo e a bassa retribuzione, come accade oggi, si avranno pochi contributi e, di conseguenza, si diventerà pensionati poveri”. Ed è proprio a partire da queste considerazioni, aggiunge Damiano, che nella Legge di bilancio ci saranno degli incentivi per l’assunzione dei giovani a tempo indeterminato.
“Aiutare con un assegno di natura sociale o di integrazione al minimo chi non arriverà a un livello dignitoso di pensione (1.000 euro al mese?), significa farsi carico dei giovani che hanno subito la precarietà del lavoro e la flessibilità senza regole. È surreale? Così come riconoscere a chi presta lavori di cura, donne e uomini, contributi figurativi ai fini pensionistici, non significa altro che allineare l’Italia ai Paesi europei più avanzati. Anche questo è surreale?”, aggiunge il Presidente della commissione Lavoro della Camera.
GHISELLI: PASSI IN AVANTI IRRILEVANTI
Nel corso di un dibattito alla Giornate del lavoro della Cgil, in corso a Lecce, Roberto Ghiselli ha fatto il punto sulla trattativa con il Governo sulle pensioni, ribadendo che finora ci sono stati “timidi passi in avanti del tutto irrilevanti”. Per il Segretario confederale della Cgil, non basta qualche modifica al sistema per migliorare la situazione e i tempi per agire sono piuttosto stretti. Per questo “se entro i primi giorni di ottobre non avremo risposte sufficienti, è evidente che dovremo pensare a una mobilitazione diretta usando tutti gli strumenti di cui possiamo disporre”. Uno dei punti su cui il sindacato sembra voler premere di più resta quello dei requisiti pensionistici che potrebbero aumentare dal 2019. “Fissare limiti uguali per tutti, cosa peraltro decisa prima della riforma Fornero, è iniquo. Sono dinamiche che vanno riviste tenendo conto non solo dell’aspetto finanziario, ma anche di quello sociale”, ha evidenziato Ghiselli.