Ancor prima di poter parlare di digitalizzazione e robotizzazione delle imprese, l’aspetto più importante affinché l’Industry 4.0 possa realmente rappresentare un’opportunità per il nostro Paese è la creazione di competenze professionali allineate con le nuove esigenze di mercato. Competenze che, necessariamente, dovranno essere sviluppate, da un lato, attraverso appositi percorsi di istruzione secondaria e, dall’altro, mediante efficaci percorsi di orientamento che sappiano indirizzare i giovani verso facoltà universitarie che siano adeguate in relazione alle esigenze di mercato derivanti dall’avvento dell’Industry 4.0.
A tal proposito, a giudicare dai recenti dati del rapporto “Education at a glance” dell’Ocse, il sistema formativo italiano necessita di interventi di riforma importanti che consentano di colmare l’attuale gap che separa il nostro Paese dalle altre nazioni più industrializzate del mondo. In particolare, dal punto di vista numerico gli adulti italiani in possesso di una laurea sono solamente il 18%, contro il 37% di media Ocse, mentre la percentuale dei giovani compresi tra i 25 e i 34 anni in possesso di una laurea si attestano al 26%, ancora ben lontani dalla media Ocse (43%). Va leggermente meglio per quanto riguarda l’educazione secondaria tecnica o professionale dove l’Italia può vantare un 53% di diplomati ad indirizzo tecnico-professionale.
Da ultimo, dal rapporto Ocse si può chiaramente evincere che l’Italia spende (o meglio investe) troppe poche risorse economiche nel proprio sistema formativo. Nel nostro Paese, infatti, la spesa per l’istruzione si attesta al 4% del Pil, un rapporto nettamente inferiore rispetto alla media Ocse del 5,2%. Peraltro, la spesa italiana per l’istruzione è scesa di ben 7 punti percentuali rispetto al 2010.
Anche alla luce dei dati statistici rilasciati dal rapporto Ocse, è del tutto evidente che se si vuole fruire delle opportunità che l’avvento dell’Industry 4.0 può apportare sarà necessario investire nella formazione della futura forza lavoro. Formazione che dovrà passare dalla riforma dei percorsi d’istruzione secondaria che, probabilmente, dovrà basarsi sempre di più sulla valorizzazione degli Istituti tecnici e sull’implementazione delle competenze tecnico-digitali. Oltre a ciò sarà fondamentale che anche il mondo universitario italiano trovi la forza di riorganizzarsi e “svecchiarsi” di modo da consentire una preparazione terziaria all’altezza delle sfide future.
In tal senso, deve, una volta per tutte, trovare applicazione il concetto di “impresa formativa”, in cui il mondo dell’istruzione e il mondo delle imprese riescano a dialogare efficacemente, influenzandosi reciprocamente attraverso sinergie virtuose. Non a caso, infatti, il Paese europeo in cui il nuovo modello di produzione Industry 4.0. si sta affermando maggiormente è la Germania; Paese in cui il sistema educativo è in stretto contatto con il mondo dell’impresa grazie all’ormai consolidato modello duale.
Sulla scorta di quanto avviene ormai da anni in Germania sarà, dunque, fondamentale, nonché necessario, sostenere il valore formativo dei progetti di alternanza scuola-lavoro come metodologia fondamentale nell’ambito dei percorsi di istruzione e formazione e far sì che gli stessi vengano sempre di più integrati con le organizzazioni aziendali. Con l’imminente avvento dell’Industry 4.0, aver frequentato una buona scuola o un’eccellente università non sarà sufficiente a un giovane neolaureato per gestire complessi macchinari tra loro connessi grazie all’IoT (Internet of Things). Formazione sul campo ed esperienza diretta saranno imprescindibili.
Per concludere, se formazione e lavoro non troveranno il prima possibile un punto di incontro, e ciò implica inevitabilmente, non solo una riorganizzazione del lavoro, ma soprattutto uno sforzo culturale, il decollo dell’Industry 4.0 e delle nuove frontiere del mercato del lavoro sarà ostacolato in partenza.