PEDRETTI: TROPPI GALLI A CANTARE
Ivan Pedretti dalla sua pagina Facebook manda un messaggio molto chiaro a chi ritiene che nella Legge di bilancio non debbano esserci misure previdenziali. “Troppi galli a cantare. A partire dal presidente di Confindustria è cominciata la corsa alle risorse della prossima legge di bilancio e ci sono molte pressioni perché queste non siano destinate alle pensioni”, scrive il Segretario generale dello Spi-Cgil, che poi ricorda come i sindacati abbiano presentato una proposta unitaria sul tema delle pensioni al Governo. “Il Ministro del lavoro ci deve riconvocare il prima possibile e soprattutto ci deve dare delle risposte”, aggiunge il sindacalista. Giuliano Poletti, da parte sua, aveva fatto capire che un nuovo confronto sarebbe stato possibile dopo l’approvazione della nota di aggiornamento del Def, che dovrebbe avvenire domani. Vedremo se poi il ministro convocherà i sindacati.
NESSUN INTERVENTO NELLA LEGGE DI BILANCIO
Sembra che nella Legge di bilancio non ci sarà alcuna misura relativa alla pensioni. Lo scrive Repubblica, segnalando che Pier Carlo Padoan avrebbe detto al collega di Governo, Giuliano Poletti, che non ci sono abbastanza risorse per misure previdenziali. Il quotidiano romano cita anche quanto detto da Ignazio Visco ieri: “A rafforzare le parole del ministro è sceso in campo ieri anche il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, con un severo richiamo: ‘Le proiezioni più recenti sulla spesa pensionistica della Ragioneria generale sono meno favorevoli di quelle precedenti, bisogna attuare pienamente le riforme del passato’”. Se l’esecutivo dovesse confermare queste indiscrezioni, certamente i sindacati si mobiliterebbero. Resta da capire se avrebbero comunque qualche chance di successo. Molto potrebbe dipendere anche dalla posizione che assumerà il Parlamento sul tema, dato che la Legge di bilancio andrà approvata da Camera e Senato.
PRONTO AUMENTO ETÀ PENSIONABILE DI 5 MESI
Una delle richieste avanzate al Governo da parte dei sindacati, oltre che da alcuni parlamentari come Cesare Damiano e Maurizio Sacconi, è quella di bloccare l’aumento dei requisiti pensionistici che potrebbe esserci dal 2019 in virtù della speranza di vita. Non sembrano esserci però buone prospettive riguardo il suo accoglimento. Secondo quanto si legge sul sito del Quotidiano Nazionale, infatti, “la lettera del presidente dell’Istat con l’indicazione dell’aumento della speranza di vita di 5 mesi, secondo fonti bene informate, è pronta per essere inviata ai ministeri del Lavoro e dell’Economia”. Dunque sembrerebbe prospettarsi l’aumento dell’età pensionabile a 67 anni dagli attuali 66 anni e 7 mesi. A meno che il Governo non voglia quanto meno evitare questo aumento ad alcune tipologie di professioni o non decida un incremento inferiore ai 5 mesi. Difficile, infatti, pensare, di fronte a un dato dell’Istat come quello ipotizzato, al mantenimento dello status quo.
BARBAGALLO: ECCO DOVE TROVARE I SOLDI PER GLI INTERVENTI
Secondo Carmelo Barbagallo, dopo che lo scorso anno si è introdotto il principio della flessibilità pensionistica, ora non si può che essere contrari all’innalzamento dell’età pensionabile che dovrebbe scattare a partire dal 2019. Il Segretario generale della Uil, intervenuto questa mattina alla trasmissione Agorà in onda su Rai 3, ha voluto anche sfatare la “bugia” secondo la quale non ci sarebbero risorse per approvare tutte le richieste che i sindacati hanno avanzato al Governo con la loro proposta unitaria. “Ci sono 110 miliardi di evasione fiscale, 60 miliardi di corruzione e 27 miliardi di pizzo e usura: è da qui che si può e si deve attingere”, ha detto il sindacalista, che ha pure risposto a quanti ritengono che la Legge di bilancio dovrebbe essere incentrata su interventi a favore dei giovani con questa domanda: “Se non si consente ai padri di andare in pensione, i figli quando entreranno nel mondo del lavoro?”.
SINDACATI, LE PROPOSTE INTERESSANTI PER LE DONNE
Cgil, Cisl e Uil hanno inviato al Governo una proposta unitaria in materia di pensioni. Orietta Armiliato, dalla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social, evidenzia due passaggi del documenti che risultano interessanti per gli obiettivi del comitato stesso. Il primo è la richiesta di valorizzare, ai fini contributivi, il lavoro di cura svolto dalle donne. I sindacati non hanno indicato l’entità di questo “bonus contributivo”, anche se per le mamme si parla del riconoscimento di un anno di anticipo sui requisiti pensionistici per ogni figlio avuto, fino a un massimo di tre. L’altro passaggio che Armiliato ritiene interessante riguarda la “verifica della consistenza delle risorse residuate per l’opzione donna e l’ottava salvaguardia relativa agli esodati gestendo le problematiche aperte”. Questo in quanto una di queste “problematiche aperte” è l’impossibilità di utilizzare il cumulo contributivo gratuito per accedere a queste due misure.
LA PROMESSA DI CANCELLERI SUI VITALIZI
Giancarlo Cancelleri ribadisce una promessa importante: se vincerà le elezioni come prima cosa taglierà gli stipendi dei deputati regionali e abolirà i vitalizi di chi è stato a Palazzo dei Normanni. Il candidato alla poltrona di Presidente della Regione siciliana del Movimento 5 Stelle, con un post sul blog di Beppe Grillo, ha spiegato che con i 17 milioni di euro derivanti dall’abolizione dei vitalizi darebbe vita a un fondo per aiutare le giovani donne lavoratrici autonome. “Una lavoratrice, troppo spesso purtroppo, deve rinuncia a diventare madre perché non può lasciare il proprio lavoro. Una cosa profondamente ingiusta, oltre che incivile, per una regione come la nostra. Quindi metteremo quei soldi al servizio di queste lavoratrici e di tutte quelle persone bisognose”, ha scritto Cancelleri.
RINUNCIA AL VITALIZIO DEI CONSIGLIERI REGIONALI M5S
Oltre che a livello nazionale, il Movimento 5 Stelle continua a portare avanti la sua battaglia contro i vitalizi dei politici anche a livello regionale. Antonio Federico e Patrizio Manzo, che siedono nel Consiglio regionale del Molise, hanno infatti scritto al Presidente Vincenzo Cotugno per comunicargli la loro volontà di rinunciare al vitalizio. I due hanno diffuso una nota in cui evidenziano come non si possa ritenere normale che un consigliere regionale possa maturato il diritto alla pensione dopo meno di cinque anni, mentre i normali cittadini sono costretti in taluni casi a lavorare più di 40 anni. Inoltre, hanno chiesto che il loro trattamento previdenziale maturato negli anni di legislatura regionale venga equiparato a quello della generalità dei cittadini. “Nulla di eccezionale in un Paese normale, ma una vera rivoluzione in Italia, dove partiti e politici di professione da decenni lavorano solo per tenersi tutti i privilegi”, hanno scritto i due.
LE ALTRE PROPOSTE DEI SINDACATI
Come noto, ieri Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di inviare all’esecutivo una proposta unitaria sulle pensioni, così da far capire quelli che ritengono i temi fondamentali per “superare le attuali rigidità e favorire il turnover generazionale per rendere più equo l’attuale sistema previdenziale”. Vediamo quindi nel dettaglio i contenuti di questa proposta. Il punto su cui certamente sarà più ostico il confronto riguarda la richiesta di bloccare l’aumento dell’età pensionabile in base all’aspettativa di vita previsto a partire dal 2019. I sindacati vogliono anche che venga avviato un tavolo di studio “per individuare un nuovo criterio che rispetti le diversità e le peculiarità di tutti i lavori”, così da arrivare a età pensionabili differenziate a seconda dell’attività svolta. Con la loro proposta unitaria, Cgil, Cisl e Uil chiedono anche provvedimenti a favore di giovani e donne.
Su quest’ultimo punto, infatti, ritengono che l’Ape social non sia sufficiente: “occorre una misura più ampia con il riconoscimento di un anno di anticipo per ogni figlio, fino a un massimo di tre, e il riconoscimento di un bonus contributivo per i lavori di cura, al fine di migliorare le pensioni delle donne”. E a proposito di Ape social, la richiesta è quella di diminuire da 36 a 30 gli anni di contributi richiesti per i lavori gravosi, ampliando anche l’elenco degli stessi. I sindacati ritengono altresì necessario rivedere il sistema di rivalutazione delle pensioni, arrivare a una separazione contabile della spesa previdenziale da quella assistenziale e varare una riforma della governance dell’Inps.
BARUFFI (PD): PRONTI A EMENDAMENTI SUL CUMULO CONTRIBUTIVO
Una delle novità in tema di pensioni introdotte dalla scorsa Legge di bilancio è stata quella del cumulo contributivo gratuito, che però ancora non si può utilizzare per accedere a Opzione donna e all’ottava salvaguardia degli esodati. Tuttavia Davide Baruffi, rispondendo su Facebook a Orietta Armiliato, del Comitato Opzione donna social, e a Elide Alboni, del Comitato licenziati o cessati senza tutela, ha fatto sapere che se il Governo, dopo il confronto con i sindacati, non dovesse introdurre delle modifiche all’attuale normativa, di modo appunto da sanare questa ingiustizia, attraverso la Legge di bilancio, il Pd presenterà degli emendamenti al testo della manovra per far sì che il risultato possa essere raggiunto. Un’importante indicazione cui si spera possa seguire un’effettiva concretizzazione delle promesse fatte da diversi mesi.
I DISAGI PER L’ACCORPAMENTO DELLE SEDI INPS
L’Inps sta portando avanti un piano di razionalizzazione delle proprie strutture, che comporta anche degli accorpamenti delle agenzie presenti a Genova. La locale edizione di Repubblica segnala che un terzo dei cittadini rischia di perdere la propria agenzia di riferimento: “Tutta la Val Polcevera e parte del Ponente convergerebbero su Sestri”, si legge sul sito del quotidiano, dove si spiega che già gli abitanti della Val Polcevera devono spostarsi a Sampierdarena, dove però l’affitto della sede è diventato oneroso e quindi l’Inps ha deciso “di accorpare ulteriormente la sede di via Pacinotti all’Agenzia complessa di Sestri Ponente, in via Sestri”. Giovanni Lunardon, consigliere regionale del Pd, ha chiesto all’assessore al Lavoro, Gianni Berrino, un intervento per fermare questo trasferimento.