DAMIANO INSISTE SULL’ASPETTATIVA DI VITA
Cesare Damiano non intende rinunciare alla battaglia per evitare l’aumento dei requisiti pensionistici che potrebbe esserci a partire dal 2019 in virtù dell’aspettativa di vita. Durante la puntata della trasmissione diMartedì in cui era ospite, l’ex ministro del Lavoro ha ricordato che dal secondo dopoguerra la speranza di vita in Italia ha continuato a crescere, fino al 2015, quando invece è scesa. Il Presidente della commissione Lavoro della Camera ha quindi evidenziato che anche dopo c’è stato un aumento della mortalità. Dal suo punto di vista, quindi, aumentare l’età pensionabile di 5 mesi non va bene. Non è chiaro, da queste sue ultime dichiarazioni, se Damiano sarebbe disposto ad accettare un aumento dei requisiti pensionistici inferiore ai 5 mesi o se invece consideri irrinunciabile il blocco dell’aumento. Nei giorni scorsi aveva però suggerito al Governo di rinviare la decisione al prossimo anno.
LE RICHIESTE DELL’UGL
Anche l’Ugl si è espressa contro il possibile aumento dell’età pensionabile che potrebbe scattare in virtù dell’aspettativa di vita a partire dal 2019. “In un Paese civile non è minimamente accettabile spremere ulteriormente i lavoratori continuando ad alzare l’età pensionistica, siamo già i più alti d’Europa ed è un ennesimo primato negativo. Una realtà che ci dovrebbe far riflettere sulle tutele che questo Governo riserva ai nostri lavoratori”, ha dichiarato Paolo Capone, Segretario generale dell’Unione generale del lavoro. Il sindacalista ha chiesto quindi che venga messa in atto una manovra che pensi anche ai giovani, visto che un’elevata età pensionistica “genera un ingorgo che impedisce ai ragazzi di entrare nel mondo del lavoro, creando ulteriori squilibri sul sistema provvidenziale”. Capone ha anche ricordato che ci sono diverse persone che hanno difficoltà ad accedere all’Ape social, pur svolgendo lavori gravosi o essendo soggetti che devono fare i conti con una situazione di partenza svantaggiata come le donne. “Queste sono tutte categorie che devono essere tutelate, invece in questi ultimi anni il Governo ha continuamente fatto cassa sui lavoratori, prosciugando diritti e denaro dei pensionati e dei futuri pensionati”, ha aggiunto.
IL RAPPORTO DEL CIV INAL
La riforma delle pensioni targata Fornero è stata criticata da più parti e anche accusata di ostacolare l’occupazione giovanile. Ora un documento dell’Inail, per l’esattezza il rapporto di fine consiliatura del Consiglio di indirizzo e sorveglianza, presieduto da Francesco Rampi. Adnkronos riporta un passaggio del documento in cui si legge: “Nella ripresa economica che il 2017 seppure ancora timidamente ci presenta, il trend decrescente di infortuni, malattie professionali e morti, si è interrotto. La qualità della ripresa sembra portare con sé elementi non sempre di qualità nell’organizzazione del lavoro e forse i cambiamenti del mercato del lavoro e l’allungamento dell’età anagrafica delle persone in attività possono essere tra le cause di questo rallentamento”. Parole che certamente saranno usate da chi ritiene sia importante bloccare l’aumento dell’età pensionabile che potrebbe scattare dal 2019.
GENOVESI (FILLEA-CGIL) SULL’APE SOCIAL
Non manca molto alla scadenza fissata per fornire una risposta a chi ha presentato domanda di accesso all’Ape social. Colpisce tuttavia che siano stati meno di 600 gli operai edili che hanno fatto richiesta di accesso all’Anticipo pensionistico agevolato. Il dato è stato segnalato da Alessandro Genovesi in un’intervista a Labitalia e a suo dire dimostra che “l’Ape social in edilizia ha riconosciuto un diritto solo sulla carta” e quindi la misura, così com’è non funziona. Del resto, ha fatto notare il Segretario generale della Fillea-Cgil, i paletti posti per l’accesso all’Ape social non sono compatibili con la tipica discontinuità del lavoro nel settore dell’edilizia. “Dobbiamo tenere conto del fatto che mediamente un edile, dati Inps, ha 15-16 settimane l’anno di non lavoro”, ha evidenziato Genovesi, spiegando che è stato chiesto al Governo di ridurre a 30 gli anni di contributi richiesti per accedere all’Ape social “e di fare un po’ come i lavori usuranti e cioè aver fatto almeno 7 anni su 10 questa professione”.
PREPENSIONAMENTO E TFR DELLA REGIONE SICILIANA
L’edizione di Palermo di Repubblica riporta oggi l’attenzione sui prepensionamenti dei dipendenti della Regione Siciliana. I quali possono andare in quiescenza con il sistema delle quote, dovendo raggiungere un totale di 97 anni e 7 mesi sommando età anagrafica e anzianità contributiva. Devono tuttavia avere almeno 35 anni di contributi versati e un’età di 61 anni e 7 mesi. L’articolo di Repubblica non si concentra però su queste regole di pensionamento anticipato che appaiono vantaggiose rispetto alla Legge Fornero, ma sul fatto che fino alla scorsa settimana era vietato, a chi aveva chiesto il prepensionamento di chiedere un anticipo del Tfr. Tuttavia da venerdì scorso le cose sono cambiate, visto che si prefigurava una disparità di trattamento. Rosolino Greco, direttore del Fondo pensioni della Regione, ha spiegato che l’annullamento della norma precedente “è stato deciso dal consiglio di amministrazione del fondo, su richiesta del dipartimento Funzione pubblica. Ci hanno detto che sarebbe stato ingiusto”.
DEF E PENSIONI
Se c’erano ancora dubbi sul fatto che il Governo voglia limitare o addirittura non approvare provvedimenti pensionistici nella Legge di bilancio, la nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza sembra confermare la volontà dell’esecutivo di far sì che la spesa pensionistica non aumenti. Nella parte iniziale del testo, infatti, si segnalano i rischi di un aumento della spesa pensionistica nei prossimi due decenni a causa dell’invecchiamento della popolazione e del contemporaneo calo delle nascite. “Il Governo ritiene che tali proiezioni rappresentino uno scenario avverso a fronte di quello sinora adottato, da tenere in considerazione nel formulare gli obiettivi di bilancio per i prossimi anni e nel valutare le diverse opzioni di politica economica e sociale”, si legge nel documento, dove si trova anche un altro passaggio significativo: “L’Italia ha bisogno di un’economia più dinamica, di una finanza pubblica che possa assorbire il futuro impatto del pensionamento dei baby boomers e di politiche di sostegno all’occupazione giovanile e alla famiglia”.
FIPAC, RICHIESTA DI CHIARIMENTI ALL’INPS
La Federazione italiana pensionati del commercio, aderente a Confesercenti, ha scritto una lettera a Tito Boeri, per chiedere chiarimenti circa alcune lettere che i suoi associati hanno ricevuto da parte dell’Inps. Con le missive viene chiesto di rimborsare l’Istituto nazionale di previdenza sociale per somme che ritiene di aver indebitamente erogato ai destinatari. “Chiediamo chiarimenti sull’intervento in atto, a partire dalle motivazioni del riconteggio e dalle dimensioni della platea interessata”. In particolare la Fipac vorrebbe sapere se quelli segnalati possono considerarsi casi isolati o se invece è in corso “una verifica in grande scala, che non può che creare disagio e preoccupazione”. “Sollecitiamo l’apertura di un tavolo con le organizzazioni di rappresentanza dei pensionati per gestire un intervento che crea apprensione e mina le condizioni materiali di vita delle persone, anche al fine di evitare lunghe e dispendiose battaglie legali”, scrive anche la Fipac.