MDP VOTA CONTRO IL PARERE SUL DEF
Alla commissione Lavoro del Senato Maria Grazia Gatti ha deciso di votare contro il parere sulla nota di aggiornamento del Def. La senatrice di Articolo 1 – Mdp ha spiegato che le proposte del suo partito su lavoro e pensioni per la Legge di bilancio sono chiare e visto che la commissione non le ha recepite ha deciso di votare contro. Nello specifico, Gatti ha evidenziato che secondo Articolo 1 – Mpd occorre contrastare la precarietà nel lavoro regolamentando stage, tirocini e le altre forme che di fatto coprono lavori sottopagati. Inoltre, “gli annunciati incentivi alle assunzioni devono essere erogati solo a fronte di un aumento netto dell’occupazione aziendale e bisogna sanzionare le imprese che alla fine degli incentivi licenziano il lavoratore”. Per quanto riguarda le pensioni, invece, bisogna congelare l’aumento dell’età pensionabile legata alla aspettativa di vita e dare peso alla maternità delle donne”.
GNECCHI E LA PROROGA DI OPZIONE DONNA
Marialuisa Gnecchi da tempo si batte perché la disparità esistente tra uomini e donne, anche in ambito pensionistico, venga sanata. Ieri la deputata del Partito democratico è intervenuta a “La radio ne parla”, in onda su Radio Rai 1 e ha evidenziato il fatto che per poter realizzare una proroga di Opzione donna servirebbero ingenti risorse, visto che nella Legge di stabilità 2016 sono stati stanziati 2 miliardi di euro per dare copertura solamente a 36.000 ipotetiche domande. Una cifra che Gnecchi non nasconde essere piuttosto eccessiva, considerando che risulta pari alle stessa stanziata per tutte le misure nella Legge di bilancio dello scorso anno per il capitolo pensioni. Tuttavia quella è la stima dell’Inps. Il Movimento Opzione donna ha posto quindi delle domande alla deputata del Pd, chiedendole di far sapere quali azioni concrete abbia messo in atto per far sì che venga approvata la proroga di Opzione donna. E se abbia mai fatto notare all’Inps quello che ha detto circa le risorse ritenute necessarie. Il tono della richiesta appare un po’ polemico nei confronti di Gnecchi. Vedremo se arriverà la risposta della deputata.
BARBAGALLO: CERCHEREMO ACCORDO FINO ALL’ULTIMO
Le ultime indiscrezioni sembrano segnalare una chiusura del Governo a ogni tipo di intervento sulle pensioni nella Legge di bilancio. Qualche possibilità sembra esserci per il varo di uno sconto contributivo per le donne che hanno avuto figli. Tuttavia i sindacati non sembrano voler cedere nella battaglia per evitare che dal 2019 l’età pensionabile aumenti a 67 anni. “È una questione ancora aperta, fino all’ultimo cercheremo un accordo”, ha infatti detto Carmelo Barbagallo, secondo cui sarebbe utile congelare l’automatismo che lega i requisiti pensionistici all’aspettativa di vita per istituire poi una commissione scientifica chiamata a elaborare un nuovo sistema per calibrare l’aspettativa di vita a seconda del tipo di lavoro che si svolge. Per il Segretario generale della Ui, infatti, “è chiaro che, anche nello stesso settore, ad esempio quello metallurgico, sono cose diverse lavorare dietro una scrivania o davanti a un altoforno”.
PROIETTI: CI SONO 5 MILIARDI PER GLI INTERVENTI
I sindacati non intendono retrocedere circa la loro richiesta di interventi previdenziali nella Legge di bilancio. Cgil, Cisl e Uil dell’Emilia Romagna hanno organizzato a Bologna un convegno intitolato “Cambiare le pensioni. Dare lavoro ai giovani”, cui ha partecipato anche Domenico Proietti. L’agenzia Dire ha riporto alcune delle sue dichiarazioni. Il Segretario confederale della Uil ha evidenziato che non esiste un problema di risorse per quel che riguarda gli interventi previdenziali, visto che in Italia la spesa per le pensioni è pari all’11% del Pil, una quota più bassa rispetto a quella di Francia e Germania. Inoltre, non bisogna dimenticare che nel 2011 è stata varata la Legge Fornero che ha fatto cassa sulle pensioni.
Il sindacalista ha ricordato che circa cinque miliardi di euro che erano stati stanziati per la previdenza sono andati poi a coprire il deficit di bilancio. “Chiediamo quindi di riprendere una parte di queste risorse e rimetterla nel sistema, solo così si ridà fiducia al Paese”, ha detto Proietti, ricordando che in questa prospettiva diventa “realistico abbassare leggermente l’età di accesso alla pensione, come noi proponiamo, sbloccando il turnover nel mercato del lavoro”. Anche perché, ha aggiunto, “è inconcepibile che l’Italia possa innalzare ancora l’età per la pensione, siamo già i più alti d’Europa”. Secondo il sindacalista, occorre “collocare intorno ai 63 anni l’età per la pensione, ampliando l’Ape sociale, dando una risposta alle donne, che andranno in pensione a 67 anni l’anno prossimo; e tutto questo in linea con l’Europa, 63 anni per le donne è infatti la media europea”.
I DATI EUROSTAT SUGLI ANNI DI LAVORO IN ITALIA
Mentre in Italia i requisiti pensionistici a partire dal 2019 potrebbero aumentare, Eurostat ha diffuso dei dati che sono stati ripresi dal sito amicidimarcobiagi.com, che sintetizza così i numeri: “Nonostante la riforma delle pensioni con l’aumento dell’età di vecchiaia l’Italia resta il Paese con il numero medio di anni di lavoro attesi più basso in Europa”. In effetti la grafica di Eurostat mostra che nel nostro Paese “le persone attive dai 15 anni in poi lavoreranno in media 31,2 anni, oltre dieci anni in meno della media svedese pari a 41,3 anni”. In Islanda il dato è addirittura pari a 47,4. “Colpa del ritardo con il quale si entra nel mercato del lavoro e dei periodi di mancata occupazione che penalizzano soprattutto le donne”, si legge ancora sul sito diretto da Maurizio Sacconi. Insomma, in Italia si rischia di andare in pensione più tardi e di aver lavorato meno anni rispetto ad altri paesi europei.
GLI INTERVENTI SOLLECITATI DA BARBAGALLO
Il varo della nota di aggiornamento del Def ha rappresentato un’importante momento in vista della Legge di bilancio, su cui sono riposte molte speranze. C’è da dire che la crescita superiore alle attese ha evitato che vi potesse essere la necessità di una “stretta” per cercare di far quadrare i conti pubblici. Ciò non toglie che le risorse sul piatto non sono tantissime, specialmente per quel che riguarda i capitoli che più interessano i sindacati. Carmelo Barbagallo ha a questo proposito detto che per dare un giudizio compiuto sulla nota di aggiornamento del Def occorrerà un’attenta lettura dello stesso, “ma dai primi dati si può dire che è positivo l’incremento delle risorse per i contratti del pubblico impiego, anche se occorre capire quanta parte sarà effettivamente destinata alla contrattazione. Sembra essere apprezzabile anche quanto stabilito per giovani e Mezzogiorno, ma si deve rafforzare ulteriormente questo impegno. Negativa, invece, è la valutazione sul capitolo previdenza: gli stanziamenti previsti sono insufficienti. Abbiamo ancora una trattativa in corso e faremo di tutto per arrivare a una conclusione positiva”.
Dunque anche il Segretario generale della Uil, come i suoi omologhi di Cgil e Cisl, ha chiesto che si riprenda il confronto con l’esecutivo, in particolare per far sì che siano varati interventi sulle “future pensioni di giovani e donne”, oltre che per fare in modo che si proceda al “congelamento dell’adeguamento automatico dell’età pensionabile perché questo sistema sommato alla legge Fornero è assolutamente deleterio”.