I NODI APERTI SULL’APE
Forse è il punto di maggiore criticità del decreto firmato oggi da Genitori sulla fase centrale della riforma pensione: l’Ape volontaria, così strutturata come nel Dpcm siglato oggi, manca di un tema decisivo come gli accordi con il mondo delle banche e delle assicurazioni per permettere un fluente iter di percorso per richiedere il prestito necessario all’uscita pensionistica anticipata. Ancora infatti devono essere sottoscritte le sigle con Abi e Ania per il prestito dei futuri pensionati (i primi) e la polizza che copre il pagamento del debito residuo in caso di morte prematura del pensionato (i secondi). «Sono strumenti costosi per i lavoratori, ma sono su base esclusivamente volontaria e li sceglieranno i lavoratori che lo riterranno opportuno», ha spiegato al Fatto Quotidiano il segretario confederale Uil Domenico Proietti.
IL GOVERNO VARA IL DECRETO SU APE VOLONTARIA
Giornata importante per la riforma delle pensioni: pochi istanti fa infatti il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha firmato il Dpcm sull’Ape Volontaria. Lo scrive lo stesso premier su Twitter, pubblicando anche la foto della firma da Palazzo Chigi: il decreto legge, atteso da settimane, riguarda perciò l’Anticipo Pensionistico Volontario in cui viene deciso che ad accedere alla normativa saranno i lavoratori con requisiti noti ormai da tempo. Almeno 63 anni di età, 20 anni di contributi e un assegno pensionistico mensile non inferiore a 702 euro. Come riporta il Sole 24 ore, il diritto di accesso all’Ape dovrebbe decorrere da maggio, ma solo per chi lo richiede e dimostri di averne reale necessità: «La platea potenziale per l’Ape volontaria secondo le stime del governo sarà di 300.000 persone nel 2017 e di 115.000 nel 2018».
L’APE SOCIALE DI RENZI
Il tema della riforma pensioni ha toccato inevitabilmente anche l’intervento che Matteo Renzi ha avuto a Pesaro, nella giornata conclusiva della festa dell’Unità. Tanti i temi affrontati dal leader del Pd nell’ambito di un incontro blindatissimo nel quale si è parlato di scuola, lavoro ed ovviamente pensioni. Renzi, come riporta ilfoglia.it, ha commentato i risultati ottenuti negli ultimi anni, a partire dalla crescita del Pil, da -2 a 1,5, così come l’aumento dei posti di lavoro, saliti a 918 mila, di cui 3 su 5 a tempo indeterminato. “Forse non è merito del Jobs Act, ma di sicuro porta bene”, ha commentato, sottolineando al tempo stesso la diminuzione della percentuale di disoccupazione giovanile, sebbene il problema resti. “L’Italia può farcela. Abbiamo dato il senso del cambiamento”, ha aggiunto. Tema caldo, però, si è riconfermato essere anche questa volta quello delle pensioni. Per questo Matteo Renzi ha voluto fare qualche considerazione anche alla luce dei commenti che si sono sollevati nella sala del teatro Sperimentale di Pesaro dove era in corso l’incontro.
“Viviamo più a lungo ed era necessario uscire dalle dinamiche di prima. Ma la riforma ha inciso sulla disoccupazione giovanile. Ha creato un problema in più”, ha detto il leader del Pd. Quali, dunque, le soluzioni? “Via la Fornero? Non è sostenibile economicamente. Abbiamo individuato la soluzione dell’Ape, cioè l’uscita anticipata dal lavoro senza rimettere sostanzialmente soldi”. E proprio a proposito dell’Ape, “Quando feci la proposta fui sommerso di critiche, ora risultano 72 mila le persone che hanno fatto domanda di pensione volontaria anticipata”, ha aggiunto. E sugli 80 euro ai pensionati, Renzi ha chiarito come mai non è possibile darli: “Perché non ci sono risorse per tutti. Forse anche qui abbiamo sbagliato nella comunicazione”, ha chiosato. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
ICHINO CONTRO STOP AUMENTO AUTOMATICO ETÀ PENSIONABILE
Il giuslavorista Pietro Ichino (Pd) non si dice per nulla d’accordo con i sindacati che intendono bloccare l’aumento automatico dell’età pensionabile: le pensioni e le riforme negli scorsi anni, a cui ha partecipato anche il lavoro dello stesso Ichino, sono per il giuslavorista una conquista enorme che ha fatto fare un salto avanti di civiltà e gestione dello Stato. Tornare ora indietro per Ichino avrebbe davvero poco senso: «La riforma delle Pensioni del 2011, che ha completato quella del 1995 estendendola anche alle mia generazione e istituendo l’aumento automatico dell’eta’ pensionabile in relazione all’aspettativa media di vita, e’ una delle cose più importanti che l’Italia possa vantare nell’ultimo quarto di secolo», spiega in una nota Pietro Ichino, che poi conclude, «soprattutto sul piano dell’equità intergenerazionale: sono i giovani di oggi a portare sulle spalle l’enorme debito pensionistico accumulato dalla mia generazione».
GENTILONI E CALENDA, IL “SILENZIO” SULLE PENSIONI
Un silenzio “strano” dal Forum di Cernobbio: in questi giorni sia il premier Paolo Gentiloni che il ministro Calenda non hanno affrontato direttamente il tema delle pensioni, pur al termine di una settimana alquanto importante per la riapertura delle trattative con i sindacati sulla Fase 2 della riforma pensionistica. Un “strano” silenzio che ha fatto storcere il naso ad alcuni addetti ai lavori che avrebbero voluto sentire il parere in itinere del Presidente del Consiglio sulle varie misure allo studio per poter rilanciare il tema delle pensioni. «C’è molto ottimistico sull’economia», ha ripetuto spesso il premier senza però affrontare il tema degli assegni. «C’è un confronto aperto con il sindacato; ci sono diverse tematiche in discussione, quindi considero che su alcuni punti ci sia la possibilità di intervenire», ha invece detto il ministro Poletti, che ha poi aggiunto come «facciamo oggi, anche qui, una discussione di merito riferito a quale tipologia di problemi da affrontare, la dimensione economica è un vincolo che naturalmente dovremo tenere in considerazione».