Non si può certo dire che Emmanuel Macron abbia perso del tempo nel dare esecuzione al suo programma. Il 6 giugno il Governo ha presentato il suo disegno di riforma del modello sociale. Il 2 agosto il Parlamento ha approvato la legge delega di riforma del mercato del lavoro e delle relazioni industriali; prima ancora che fosse trascorso un mese (il 31 agosto) sono resi noti gli schemi dei cinque decreti attuativi (ordonnances) della delega che affrontano le seguenti materie: 



a) una riforma del codice del lavoro da realizzare, entro il 2020, con uso della tecnologia digitale e aprendone l’accesso secondo un processo di semplificazione e di facile fruibilità da parte di imprese e lavoratori; b) un piano straordinario di investimenti in formazione professionale e di promozione delle competenze per il lavoro del futuro in luogo delle politiche passive di sussidio e dei bonus occupazionali elargiti una tantum (in sostanza saranno privilegiate le politiche attive); c) la riforma del sistema di contrattazione collettiva in chiave sussidiaria e di valorizzazione dell’autonomia privata a livello aziendale e anche individuale nelle imprese di piccole dimensioni (in sostanza un tentativo di dare prevalenza a quella che da noi si chiama contrattazione di prossimità); e) la riforma dell’apprendistato e dei canali di inserimento dei giovani nel mercato del lavoro; f) la revisione dell’assicurazione contro la disoccupazione; g) l’aumento del potere di acquisto dei cittadini e degli investimenti anche per rendere attrattiva l’economia francese nella competizione internazionale; h) la riforma del sistema di welfare. 



Nelle prossime due settimane i decreti passeranno al vaglio delle commissioni parlamentari per poi essere presentati al Consiglio dei ministri per l’approvazione il 22 settembre. Una procedura che sostanzialmente è simile a quanto previsto per la legislazione delegata nel nostro ordinamento. Merita di essere segnalato, a proposito della Loi Travail, un numero speciale del Bollettino di Adapt che raccoglie la documentazione e fornisce un primo commento su di una materia tanto complessa, di ampio respiro e particolarmente innovativa. 

Nell’illustrare gli schemi dei decreti il primo ministro francese, Edouard Philippe, e il ministro del Lavoro, Muriel Pénicaud, hanno elencato le 36 misure contenute nei decreti (riportate da Adapt) e precisamente: 



1. una negoziazione semplice e accessibile per le imprese con meno di 50 dipendenti, grazie alla possibilità di negoziare direttamente con un rappresentante eletto dai lavoratori; 2. la possibilità, in tutte le imprese con meno di 20 dipendenti, che non hanno rappresentanti eletti dai lavoratori, di negoziare direttamente con i lavoratori su tutti i temi legati al lavoro; 3. l’accesso a un codice del lavoro digitale chiaro, accessibile e comprensibile, che offre risposte alle questioni concrete che interessano i datori di lavoro delle micro, piccole e medie imprese; 4. un tetto obbligatorio per i risarcimenti e gli interessi che dia certezza e visibilità rispetto ai potenziali contenziosi; 5. una riforma delle regole di licenziamento che permetta che i vizi di forma non prevalgano sulla sostanza; 6. un formulario standard che riassuma i principali diritti e doveri delle parti per evitare errori procedurali in caso di licenziamento; 7. la soppressione dei cavilli burocratici inapplicabili concernenti le dichiarazioni amministrative per i lavori usuranti; 8. un chiarimento sulle regole del contenzioso in caso di inabilità al lavoro; 9. un nuovo obbligo, negli accordi di settore, di prevedere disposizioni specifiche che tengano conto della realtà delle micro, piccole e medie imprese; 10. la presa in carico del costo del lavoro e delle spese di trasferta dei lavoratori delle micro, piccole e medie imprese che partecipano alle negoziazioni di settore, mediante fondi bilaterali; 11. la possibilità di anticipare e di adattarsi alle evoluzioni al rialzo o al ribasso del mercato, tramite accordi conclusi a maggioranza semplificati sull’orario di lavoro, la retribuzione, la mobilità; 12. l’introduzione di nuove competenze e nuove materie di negoziazione a livello aziendale; 13. un dialogo sociale semplificato e operativo, attraverso la fusione delle tre istanze di informazione e consultazione dei lavoratori in una sola, il Consiglio economico e sociale, per tutte le imprese con più di 50 dipendenti; 14. maggiori possibilità di promuovere il dialogo sociale e la concertazione della strategia di impresa insieme con i lavoratori e i loro rappresentanti, grazie ad accordi maggioritari conclusi da un consiglio di impresa che integra al suo interno l’insieme delle funzioni di rappresentanza del personale (informazione, consultazione, contrattazione); 15. l’introduzione della risoluzione consensuale collettiva; 16. la regolazione delle perizie, mediante una partecipazione economica pari al 20% del costo delle perizie a carico del Consiglio economico e sociale per le consulenze ad hoc (fatta eccezione per le perizie relative ai rischi gravi, che sono prese in carico al 100% dal datore di lavoro, come avviane attualmente); 17. regole sui contratti a tempo determinato che corrispondano alla specificità dei settori di attività, definite tramite accordi di settore, nel quadro della nuova competenza sulla gestione e la qualità del lavoro; 18. la possibilità di utilizzare contratti a progetto (cd. contrat de chantiers) grazie ad accordi di settore che fissino le regole per il ricorso a tale tipologia contrattuale; 19. un perimetro di apprezzamento del motivo economico del licenziamento fissato a livello nazionale, come nella maggior parte dei Paesi europei; 20. la soppressione di obblighi assurdi e fonte di contenzioso e la semplificazione dell’obbligo di ricollocazione; 21. termini per l’impugnazione del licenziamento fissati ad un anno; 22. un processo di co-decisione alla francese sulla formazione professionale e la parità tra i sessi nelle imprese che istituiscono mediante accordo maggioritario il comitato d’impresa; 23. gli accordi aziendali devono essere conclusi a maggioranza a partire dall’1 maggio 2018; 24. un diritto al telelavoro più sicuro e flessibile, che permetta una migliore conciliazione tra vita professionale e personale; 25. indennità legali di licenziamento aumentate del 25%; 26. una promozione della prevedibilità, dell’equità e della protezione in caso di contenzioso con il datore di lavoro, grazie alla definizione di tetti minimi e massimi per i risarcimenti e gli interessi e alla realizzazione un formulario standard che ricordi i diritti e i doveri delle parti in caso di licenziamento; 27. un bonus di cento ore accreditate sul Conto personale di formazione, finanziato dal datore di lavoro, in caso di rifiuto da parte del lavoratore della applicazione di un accordo maggioritario relativo all’orario di lavoro o alla retribuzione; 28. nuove competenze per la contrattazione di settore che consentano di assicurare equità tra i lavoratori di uno stesso settore; 29. procedure di ricollocazione più trasparenti ed eque, grazie alla possibilità di accedere all’insieme dei posti disponibili all’interno dell’impresa; 30. un Codice del lavoro digitale che consenta una migliore comprensione del diritto, anche per i lavori diversamente abili; 31. la garanzia, per i delegati sindacali e i rappresentanti eletti dai lavoratori, di mezzi e opportunità formative rafforzati per eseguire il loro mandato; 32. un accesso alla formazione professionale e al bilancio di competenze rafforzato per conciliare impegno sindacale e sviluppo professionale; 33. una maggiore facilità nelle nomine dei delegati sindacali; 34. la creazione di un osservatorio sulla contrattazione; 35. il rafforzamento delle possibilità di accesso (tramite concorso) alla carriera di ispettore del lavoro per i delegati sindacali e per i rappresentanti eletti dai lavoratori. 36. la mobilitazione di una rete di Grandes Écoles e università che su base volontaria offrano ogni anno percorsi formativi per i militanti sindacali. 

In sostanza, anche se non è facile orientarsi in un contesto di norme talvolta di carattere eccessivamente particolare, è possibile — seguendo le indicazioni di Adapt — individuare alcuni obiettivi centrali che il provvedimento intende perseguire: 1) dare priorità alle esigenze delle micro, piccole e medie imprese; 2) dare fiducia alle imprese e ai loro lavoratori offrendo loro la capacità di anticipare il cambiamento e adattarsi ad esso in modo rapido, semplice e sicuro; 3) creare diritti e tutele di nuova generazione per i lavoratori; 4) dare nuove garanzie ai sindacati e ai rappresentanti eletti dai lavoratori che si impegnano nel dialogo sociale. Una strategia da manuale.

Anche se Macron dispone di una grande maggioranza nell’Assemblea nazionale, portare avanti questo impianto legislativo sarà tutt’altro che facile. Già si svolgeranno nei prossimi scioperi e manifestazioni da parte della sinistra e della Cgt (le altre due confederazioni per ora mantengono una linea di condotta più prudente). Basterebbe ricordare l’esperienza del Governo Valls. I sindacati francesi, specie la Cgt, essendo deboli e scarsamente rappresentativi, non esitano a promuovere delle lotte disperate coinvolgendo i settori protetti anche se erogatori di servizi essenziali.