FURLAN (CISL), “LA NOSTRA BATTAGLIA NON È FINITA”
Il segretario generale Cisl, Annamaria Furlan, ha commentato la vicenda pensioni dopo l’importante firma del decreto di Gentiloni sull’Ape volontaria avvenuto due giorni fa e ha rilanciato i temi ancora sul banco delle trattative, da domani di nuovo al Ministero del Lavoro. «L’Ape volontaria insieme alla Rita sono un ulteriore strumento che le persone, appunto volontariamente, potranno utilizzare se lo riterranno conveniente. Dopo il varo dell’Ape sociale e della pensione anticipata per i lavoratori precoci, la eliminazione delle ricongiunzioni onerose, la nostra battaglia non è finita per correggere le orribili storture della riforma Fornero, sospendere l’innalzamento del requisito pensionistico in base alla aspettativa di vita e modificare, dunque, nel segno dell’equità e della solidarietà tra le generazioni il sistema previdenziale», spiega la Furlan, in accordo con le altre sigle sindacali nazionali. Qui invece i punti da rilanciare per le prossime settimana, dove il dossier pensioni rimarrà più caldo che mai: «completare quella intesa, rendendo adeguati i futuri trattamenti pensionistici dei giovani, prevedere sistemi che favoriscano il pensionamento anticipato delle donne, favorire le adesioni alla previdenza complementare attraverso anche la parificazione della tassazione delle prestazioni dei lavoratori pubblici al livello di quella dei privati, adeguare i trattamenti economici degli attuali pensionati. Sono tutti punti importanti di una intesa che la Cisl intende portare a casa sulla previdenza, senza per questo contrapporre questo tema, come fa qualcuno, a quello delle necessarie misure per favorire il lavoro dei giovani».
DAL 2018 USCITA UGUALE PER UOMINI E DONNE
Come segnala e conferma l’Inps, da gennaio 2018 scatta la famosa unificazione dell’età di pensione di vecchiaia per uomini e donne: si arriva a 66 anni e 7 mesi, con l’aumento di un anno per le dipendenti private. Con questo risultato si arriva ad un non esaltante record: l’Italia diviene così il primo Paese in Europa per l’accesso alla pensione di vecchiaia con età più alta di tutti. «Nel 2018 aumenterà anche l’età di accesso alla pensione di vecchiaia delle lavoratrici autonome (adesso fissata a 66 anni e un mese) mentre quella delle dipendenti pubbliche, come quella dei lavoratori uomini resterà fissata a 66 anni e sette mesi in attesa dell’incremento legato alla speranza di vita previsto per il 2019», si legge nel comunicato Inps alla vigilia dell’atteso incontro tra Governo e sindacati che si terrà nel pomeriggio di domani al Ministero del Lavoro.
I CONSIGLI DELLA FNP CISL
Per tutti i lavoratori italiani che in questi giorni si stanno chiedendo come funziona per davvero l’Ape volontaria e in che condizioni può essere richiesta per le vare categorie di dipendenti pubblici e privati, il sindacati Fnp Cisl Pensionati ha deciso di stilare un memorandum riassuntivo in cui si specifica il punto principale e primario per evitare ambiguità e possibili fraintendimenti. «E’ importante ricordare che l’Ape volontario non è una pensione ma un prestito che deve essere restituito sulla futura pensione. L’Ape volontario può essere richiesto, anche in presenza di rapporto di lavoro, da chi raggiunga i requisiti per la maturazione del diritto alla pensione di vecchiaia entro 3 anni e 7 mesi dalla data della domanda, tenuto conto degli adeguamenti alla speranza di vita, cioè abbia oggi come minimo 63 anni di età e 20 anni di contributi e l’importo della futura pensione non sia inferiore a 1,4 volte l’importo del trattamento minimo al netto della rata di ammortamento del prestito». A questo indirizzo trovate tutti i passaggi spiegati nel dettaglio dal sindacato Cisl per tutti i lavoratori che potrebbero usufruire dell’Ape volontaria.
CRITICA CGIL SULL’APE VOLONTARIA
Dopo la firma del decreto, arriva la prima forte critica dei sindacati all’Ape volontaria per come incardinata dal Governo Gentiloni dopo la giornata di ieri: «l’Ape volontaria è un prestito bancario oneroso per i lavoratori, che dovrà essere restituito per intero con tanto di costi per interessi e garanzie assicurative», scrive in una nota la Cgil nazionale che nel vertice di oggi con il ministro del Lavoro Poletti potrebbe mettere sul banco eventuali modifiche future a quanto impostato sull’Anticipo Pensionistico volontario. Ricordiamo che il piano di ammortamento per l’Ape è calcolato rata per rata con durata massima ventennale. «Le rate saranno in tutto 260: il prestito viene erogato in rate mensili, 12 mesi in tutto, e non può superare il 30% del trattamento pensionistico, al netto di eventuali rate per debiti erariali e di eventuali assegni divorzili”, si legge nel decreto firmato dal premier Paolo Gentiloni.
I DUBBI SUGLI ASSEGNI BASSI
Dopo la firma del decreto sull’Ape volontaria, qualche rischio e dubbio sovviene sul fronte degli assegni di pensioni “bassi”, ovvero sotto i mille euro lordi: come giustamente riporta PensioniOggi, il decreto specifica che la misura voluta dal Governo si rivolge a dipendenti del settore privato, settore pubblico, autonomi iscritti alle relative gestioni speciali Inps e iscritti alla gestione sperata Inps, comunque tutti in possesso di 63 anni di età e 20 anni di contributi (a condizione che si trovino a non più di 3 anni e 7 mesi dal pensionamento di vecchiaia nel regime obbligatorio. Come già accennato in precedenza, l’importo l’importo della pensione mensile risulta pari o superiore a 1,4 volte il trattamento minimo dell’assicurazione generale obbligatoria (cioè 702,65 euro al mese). Ecco, il problema è proprio qui: «il prestito si rivolgerà prevalentemente alle platee dei lavoratori che hanno maturato una pensione lorda superiore a mille euro al mese mentre coloro che hanno una pensione di importo ricompreso tra i 750 e i mille euro mensili dovranno valutare l’effettiva possibilità di conseguire lo strumento riducendo l’importo dell’anticipo richiesto o spostando in avanti l’uscita di qualche mese per rispettare il suddetto vincolo», spiega il dato rilevato dal portale Pensioni Oggi.
ASSEGNI INVALIDITÀ RADDOPPIATI!
Uno studio dell’Inps unito a quello della Ragioneria Generale dello Stato svela un retroscena importante sul fronte pensioni di invalidità: «In un quindicennio, dal 2002, la spesa è più che raddoppiata in termini assoluti, mentre il numero delle prestazioni erogate è cresciuto del 73 per cento», si legge nel rapporto sulle tendenze medio-lungo periodo del sistema pensionistico e sanitario, pubblicato dal Mattino di Napoli. La lotta agli sprechi e alle truffe prosegue e il dato non molto incoraggiante del raddoppio secco della spesa pubblica per gli assegni di invalidità sta provocando una dura reazione da parte dello Stato e della Ragioneria Pubblica. «A spesa complessiva non è lontana da quella media europea ma appare sbilanciata sui benefici monetari rispetto ad un’assistenza di tipo territoriale e domiciliare. E nel caso specifico dell’invalidità spicca l’anomalia di una distribuzione territoriale anomala che nemmeno i fattori demografici e socio-economici riescono a spiegare pienamente», si legge ancora nel report reso pubblico.
APE, LE COSE DA SAPERE
Il premier Gentiloni ha firmato ieri il decreto legge sulla materia centrale in atto nella riforma pensioni: il decreto Dpcm, atteso da settimane, riguarda perciò l’Anticipo Pensionistico Volontario in cui viene deciso che ad accedere alla normativa saranno i lavoratori con requisiti noti ormai da tempo. Almeno 63 anni di età, 20 anni di contributi e un assegno pensionistico mensile non inferiore a 702 euro. Ora vediamo più da vicino come funziona esattamente l’Ape volontaria, già presente nella precedente Legge di Bilancio. Chi vorrà usufruire dell’anticipo di pensione volontario dovrà pagare una rata sulla pensione netta futura da un minimo del 2% fino ad un massimo del 5-5,5% annuo. «Ma il valore netto sarà inferiore grazie al credito d’imposta previsto in legge di bilancio (che può arrivare fino al 50% dell’interesse sul finanziamento e sul premio). L’obiettivo sarebbe arrivare a un Taeg pari al 3,2%.», spiega il Sole 24 ore nel suo speciale sull’Ape Volontaria. Qui sotto trovate tutti i requisiti di base, mentre per quanto riguarda l’iter di accesso al prestito il procedimento è semplice: chiesta la certificazione della pensione futura all’Inps, il lavoratore avrà info anche su banche e assicurazioni che in Italia aderiscono alla novità del Governo; da ultimo dovrà sottoscrivere online la proposta e la quantità prescelta di Ape. Il prestito viene erogato in rate mensili, mentre all’età di vecchiaia l’Inps «erogherà la pensione al netto della rata di ammortamento inclusiva di restituzione del capitale, interessi e assicurazione».