LA REPLICA DEI SINDACATI ALLO “SCONTO MAMME”

Dopo che questa mattina era emersa dalle cronache del Mattino l’ipotesi del governo allo sconto per le donne verso la pensione – in pratica lo scontro avviene di 6 mesi ogni figlio avuto con un tetto massimo di 2 anni – arriva la replica dei sindacati durante l’incontro iniziato oggi pomeriggio al palazzo del Ministero del Lavoro a Roma. A non convincere le sigle sindacali sono i temi rimasti fuori dallo sconto per poter anticipare la pensione ulteriormente, ovvero il lavoro di cura e l’assistenza familiare. «La proposta di fatto oltre ad allargare un po’ le maglie del pensionamento anticipato bilancerebbe anche l’attuale disparità nelle domande di accesso all’Ape social: il governo stima un ampliamento della platea e un possibile aumento dall’attuale 29% delle domande delle donne ad un 40%», sostiene il governo, ma le carte sono ancora non del tutto scoperte anche perché mancano le certezze di coperture dei finanziamenti a riguardo.



APE VOLONTARIA, L’ATTACCO DI SALVINI

Di certo Matteo Salvini non è stato mai molto “tenero” con la riforma pensioni visto che, in sua opinione, non ha mai superato appieno lo “scempio della riforma Fornero”. Dunque si poteva anche prevedere la reazione all’ultima fase lanciata dal Governo sul fronte pensionistico, con il decreto approvato sull’Ape volontaria. «Costringere persone di 65 anni a fare un mutuo con una banca per avere indietro contributi regolarmente versati in una vita di lavoro e’ una truffa di Stato ai danni dei pensionati. Il nostro impegno, lo ribadisco, una volta al governo e’ cancellare la legge Fornero», ha spiegato ieri Salvini a margine di un largo commento sull’attuale gestione dell’economia e del lavoro del Governo Gentiloni. C’è inoltre aria di elezioni, e questo farà aumentare e molto il grado delle critiche anche nei prossimi mesi. 



GLI SCONTI ALLE DONNE CON L’APE SOCIAL

Nella nuova discussione in atto oggi al Palazzo del Ministero del Lavoro spunta una interessante anticipazione sul tema pensioni alle donne: il Governo ha infatti intenzione di presentare, secondo quanto riporta oggi il Mattino di Napoli, una proposta di manutenzione del sistema. «Alle lavoratrici che rientrano nelle categorie protette dell’Ape sociale sarebbe permesso di accedere al pensionamento a 63 anni attraverso questo strumento, avendo versato contributi per 28 anni invece dei 30, in caso di disoccupazione, e 34 invece di 36 per chi è stata impegnata in attività gravose». I sindacati per ora nicchiano perché considerano la proposta troppo insufficiente ma al momento potrebbe comunque essere quello il primo punto di discussione per poter arrivare ad un braccio di ferro costruttivo e una soluzione più largamente accettata.



NUOVE VERTICE POLETTI-SINDACATI

Nel pomeriggio di oggi presso il Ministero del Lavoro si terrà un nuovo vertice sulle pensioni tra i sindacati Cisl, Cgil e Uil e il ministro Giuliano Poletti: come anticipato già nei giorni scorsi, i temi forti sul tavolo – oltre all’ape volontaria che nei giorni scorso è stata resa strutturata con il decreto firmato dal Premier Gentiloni – saranno il delicato nodo dell’età pensionabile, tra i sostenitori dello stop necessario da imporre all’aumento e chi invece (come il giuslavorista Pietro Ichino e il Presidente Cnel Tiziano Treu) vede molto rischioso interrompere una conquista sindacale e di diritto offerto al mondo dei giovani che entrano nel lavoro oggi. «Adesso puo’ andare in pensione chi ha 63 anni e 7 mesi e 20 anni di contributi, a condizione che abbia maturato una pensione pari ad almeno 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale. Chiediamo di ridurre questo valore perche’ premia le pensioni piu’ alte», avverte il segretario Uil Domenico Proietti. Da ultimo, i sindacati chiedono anche di affrontare da vicino il tema degli ultimi esodati e l’Opzione Donna: «Sono rimasti dei lavoratori esodati, nell’ordine di qualche migliaio, che devono essere messi in condizione di andare in pensione. E’ necessaria poi una proroga di ‘Opzione donna’, considerando anche che delle risorse messe in bilancio sono state utilizzate meno della meta’», spiega Roberto Ghiselli, Cgil.

QUANTO INCIDERÀ LA RATA DELL’APE SULLA PENSIONE?

Un calcolo effettuato dal Sole 24 ore ieri mattina sula propria edizione online prova a illustrare come e quanto costerà la rata delle pensioni con la novità dell’Ape volontaria. Secondo l’oscillazione calcolata, dal 4,2 al 4,6% della pensione netta maturata è il peso della rata per ogni anno di Anticipo Pensionistico volontario, su una media effettuata di 20 anni e con un tasso di finanziamento che il quotidiano milanese ha illustrato tra il 2,7 e il 2,8% complessivo. Non solo, un premio assicurativo pari al 30-32% del capitale e partendo con una pensione netta maturata di 750 euro al mese arrivando fino a 2mila euro: così dovrebbe essere strutturato un’ipotetico costo netto della rata Ape sulla pensione complessiva del singolo ex lavoratore. «Le ipotesi fatte dal team della Presidenza del Consiglio, si parte da un Tan di erogazione dell’Ape del 2,7% e un Tan in fase di restituzione del 2,8%, con un premio assicurativo pari al 30-32% del capitale. «Come previsto dal dispositivo dell’Ape volontaria (ideata lo scorso anno dall’allora sottosegretario alla Presidenza, Tommaso Nannicini insieme all’Ape social), viene contemplata una commissione per il fondo di garanzia dell’1,6% e una detrazione fiscale del 50% sulla quota degli interessi e del premio assicurativo», conclude il calcolo il Sole 24 ore.

MARIA ELENA BOSCHI E L’APE VOLONTARIA

La campagna elettorale è vicina e il Pd tenta il più possibile di presentare le ultime “ricette” e decreti approvati sul fronte economico, del lavoro e sull’immigrazione: dopo la firma del decreto sull’Ape volontaria, il tema pensioni è tornato come “di moda” negli ambienti del Parlamento, con novità e contestazioni tra maggioranza e opposizione che a volte somigliano più ad un conflitto da campagna elettorale che non ad un reale e progressivo procedimento per migliorare la riforma pensionistica. Su Facebook il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi rilancia il tema dell’Ape come punto forte del programma di Renzi prima e Gentiloni dopo, lanciando “de facto” la volata per le prossime Elezioni sul fronte previdenziale. «Con il decreto firmato oggi sull’Ape volontaria molti italiani potranno andare in pensione prima. Ne potranno usufruire i lavoratori dipendenti pubblici e privati, i lavoratori autonomi e iscritti alla gestione Separata dell’INPS. Una misura prevista nei MilleGiorni, frutto dell’ascolto delle necessità di tanti cittadini. C’è una politica che parla e una politica che fa del suo meglio per portare #avanti ogni giorno un vero cambiamento nella vita delle persone».