ICHINO: SENZA LEGGE FORNERO SI RISCHIA CRISI
Pietro Ichino ha pochi dubbi sulle ipotesi di cancellare la Legge Fornero. “Tornare indietro rispetto alla riforma del sistema pensionistico del 2011 avrebbe probabilmente l’effetto di innescare una crisi grave della nostra finanza pubblica, con una crescita progressiva del costo del nostro debito che aggiungerebbe decine di miliardi di maggiori interessi da pagare alle decine di miliardi di maggiore esborso per le pensioni”, ha infatti detto il senatore del Pd in un’intervista con Labitalia. “Negli altri paesi europei maggiori si osserva un’attenzione molto maggiore, da parte delle opposizioni, all’esigenza di assicurare un minimo di continuità dell’evoluzione legislativa e di evitare un eccesso di volatilità dei contenuti della legislazione”, ha aggiunto, criticando anche le ipotesi di rivedere il Jobs Act con il ritorno al vecchio articolo 18.
MARTONE DIFENDE LA LEGGE FORNERO
Abolire la Legge Fornero “non è fattibile per una questione di risorse”. Lo mette in evidenza Michel Martone, spiegando che secondo i conti della Ragioneria dello Stato la cancellazione della riforma delle pensioni del 2011 richiederebbe “una copertura da 80-90 miliardi in un decennio”. Intervistato da Lapresse, l’ex viceministro del Lavoro, proprio all’epoca del Governo Monti, ricorda che “Bruxelles ha più volte sottolineato che la Fornero è da considerarsi come uno dei pilastri del risanamento dei conti pubblici italiani”. Dunque, in caso di una cancellazione della riforma delle pensioni, “l’Europa ci imporrebbe di ottenere gli stessi risparmi in un altro modo, chiedendo sacrifici ad altri italiani”. Ciò non toglie, aggiunge Martone, che “ci sono ancora troppe sperequazioni, tanti baby pensionati e politici con vitalizi alti a fronte di lavoratori che escono dal lavoro troppo tardi”. Per questo “bisogna attuare una redistribuzione nel sistema previdenziale e dal miglioramento dell’efficienza nella Pubblica amministrazione si possono ottenere ingenti risparmi”.
APE, ESODATI E OPZIONE DONNA: LE PROPOSTE DI DAMIANO
Cesare Damiano è tornato a spiegare quello che vorrebbe fosse inserito nel programma elettorale del Pd a proposito delle pensioni, in modo da portare avanti l’operazione di “smontaggio” della Legge Fornero iniziata da qualche anno. Per l’ex ministro del Lavoro bisognerebbe “rendere l’Ape sociale strutturale, allargare il ventaglio dei lavori gravosi oltre le attuali 15 categorie per consentire l’accesso anticipato alle pensione e ipotizzare una nona salvaguardia che risolva definitivamente il tema degli esodati”. Damiano, intervistato da Il Dubbio, ha anche detto che bisogna continuare la sperimentazione di Opzione donna utilizzando i risparmi di spesa esistenti. Tutto questo in contrapposizione alle dichiarazioni del centrodestra e del Movimento 5 Stelle, che parlano di abolizione della Legge Fornero senza specificare in che modo e con quali risorse.
GIACOBBE (PD) SPIEGA COME CAMBIARE LA LEGGE FORNERO
Sul suo sito Anna Giacobbe è tornata a parlare delle promesse elettorali riguardanti la Legge Fornero per ricordare che dal 2012 a oggi tale legge ha subito già delle modifiche che hanno consentito a circa 250.000 persone di andare in pensione. La deputata dem riconosce che questo non è certamente abbastanza, ma non si può pensare di abrogare la Legge Fornero, ma si può continuare a cambiarla, “senza mettere in discussione la tenuta del sistema previdenziale”. In che modo? Giacobbe ricorda che una parte delle risorse stanziate per gli interventi pensionistici negli anni scorsi non sarà utilizzata, in ragione del fatto che “Inps e Ragioneria dello Stato sono sempre ‘prudenti’ nel fare i conti, e qualche volta li sbagliano di grosso”. Questa risorse andrebbero quindi recuperate e usate “per fare andare in pensione altre persone”. Dal suo punto di vista, inoltre, l’Ape social deve diventare strutturale, in modo che chi a 63 anni si ritrova disoccupato e con problemi sociali rilevanti possa andare in pensione, così come i lavoratori precoci dopo 41 anni di contributi.
Giacobbe ritiene anche che vada allargata la platea dei lavori gravosi, reperendo le risorse necessarie a questo scopo. “Il lavoro di cura, soprattutto per le donne, condiziona la vita lavorativa e quindi il destino pensionistico delle persone: deve essere considerato tra le ragioni per anticipare la pensione”, aggiunge poi, ricordando altresì come ci siano anche delle interpretazioni restrittive dell’Inps che “compromettono o ritardano la possibilità di utilizzare gli strumenti che ci sono per andare in pensione con requisiti umani”. Infine, non bisogna dimenticare la pensione di garanzia per i giovani.
MELONI NON CANCELLA LA FORNERO: “È MIGLIORABILE”
A sorpresa è una Giorgia Meloni più “Berlusconi” che non “Salvini” sulla legge Fornero e il rilancio del sistema pensioni in Italia: nel programma del centrodestra impegnato per compattare la coalizione in vista del 4 marzo prossimo, la leader di Fratelli d’Italia nell’Assemblea del suo partito a Bologna ha confermato come «nessuno tradire il mandato, se serve un giorno in più per trovare una sintesi non importa. Possiamo vincere anche nel Lazio e in Friuli e Molise. I candidati devono essere sintesi reale della coalizione». Ecco, sul fronte pensioni non la pensano tutti nello stesso modo: se Berlusconi punta sulle pensioni minime a 1000 euro, Salvini sulla cancellazione totale, la giovane Meloni punta sui correttivi. «Può essere migliorata, ma bisogna comunque pensare ai giovani. «Il miglior sistema pensionistico – ha sentenziato la Meloni – è quello uguale per tutte le generazioni». (agg. di Niccolò Magnani)