Come docente di soft skills e di tecniche di negoziazione, ogni giorno nelle diverse società e nelle aule universitarie mi trovo di fronte a una continua guerra tra giovani che vorrebbero lavorare e adulti, per non dire anziani, che difendono la loro posizione, conquistata dopo anni di fatica. Vorrei dunque invitarvi a effettuare un esperimento, già testato con successo nel mio lavoro, in cui vi fornirò dei suggerimenti operativi riguardo a come i giovani dovrebbero rapportarsi con chi è più avanti con l’età e riguardo quali atteggiamenti adottare, da adulti, nel rapporto con le nuove generazioni. Anticipo che reputo un pensiero vincente il seguente: meglio negoziare che scontrarsi. 



Sostengo questo concetto in parte per indole personale, in parte per i miei studi sulla negoziazione e, al di sopra di tutto, perché ho assistito attivamente ai danni enormi che si generano in una società quando si prediligono gli scontri generazionali anziché un clima di reale collaborazione e successione. Sarebbe bene riconoscere i giovani come una grande opportunità: per la prima volta nella storia del lavoro, essi impersonano i possessori delle chiavi per apprendere le tecnologie più funzionali. 



Un tempo, infatti, a possedere il cosiddetto know-how erano i “vecchi” del mestiere, ovvero coloro che sapevano utilizzare abilmente gli strumenti per intagliare il legno, per lavorare il ferro e per fare ogni altro genere di opera. Ora, invece, le società acquistano macchinari e tecnologie con un livello di complessità e di elementi nuovi tali per cui i giovani si ritrovano i soli lavoratori abbastanza smart da saperli gestire al meglio. Questa situazione deve essere sfruttata al meglio da chi entra nel mondo del lavoro per ultimo, presentandosi come chi possiede di fatto le capacità per far espandere l’azienda sotto diversi profili. Penso, ad esempio, all’evoluzione a cui abbiamo assistito passando dal marketing descritto da Kotler al marketing istantaneo che attualmente si può costruire grazie ai social.



Chi, invece, è nel mondo del lavoro da diversi anni, sa per certo di possedere una conoscenza del mercato e delle dinamiche relazionali superiori a chi è un parvenu di questo ambito. Come conseguenza, saprà capire meglio le urgenze e avrà un background di problemi e imprevisti superati notevoli. 

Poiché entrambe le squadre hanno dalla loro parte un punto di forza, conviene che imparino a negoziare e a crescere insieme piuttosto che dichiararsi una guerra di posizione. Perché la verità è che le guerre di posizione sono perse da entrambi gli schieramenti. Quindi occorre che i giovani siano umili e curiosi in modo da apprendere il meglio dell’esperienza di chi lavora da molto e allo stesso tempo chi è nel mondo del lavoro da anni si dovrebbe ricordare che la velocità che impone il mercato necessita di governare al meglio le competenze digitali e di problem solving, di cui spesso sono dotati i giovani.

Da qualche mese collaboro, ad esempio, con un team di docenti dallo spettro di età molto ampio, a partire da me, il più giovane, fino ad arrivare a un professore di settanta anni. È incredibile toccare con mano la sinergia che si crea durante le riunioni preparative dei nostri interventi nelle società. Noto infatti che il mio coraggio viene stemperato dalla prudenza di un altro docente e a sua volta la sua presentazione viene resa più veloce e frizzante grazie ai miei suggerimenti; la cooperazione ha quindi un effetto moltiplicativo sulla qualità del lavoro svolto.

Ancora una volta si scopre che, per rispondere alle rinnovate necessità dei clienti, serve essere originali, quindi è necessario tornare alle origini rivalutando al meglio la storia per proiettarsi verso un futuro ignoto quanto affascinante. Chi meglio di una squadra composta da un giovane curioso e un uomo saggio? Quindi direi che è venuto il momento di deporre le armi del pregiudizio da entrambe le parti per aprirsi al cambiamento e a una “negoziazione”, e quindi a un incontro di talenti.