APE SOCIAL, LA RICHIESTA DEGLI INSEGNANTI

Sorge un nuovo problema per l’Ape social, riguardante il personale della scuola. Orizzontescuola.it ha infatti pubblicato la lettera che un’insegnante ha scritto alla ministra Fedeli per segnalare di aver presentato domanda di accesso all’Anticipo pensionistico agevolato, che è stata accolta. “Sembrerebbe tutto a posto, per l’Inps sarei già in pensione dal 1° agosto 2017, senonché nella legge di bilancio non è stata presentata alcuna normativa o emendamento che consenta al personale della scuola, destinatario della comunicazione Inps, di cessare dal servizio anche in corso d’anno, in deroga all’unica data che fissa la data di cessazione per il personale della scuola unicamente al 1° settembre”. La donna non è ovviamente l’unica a non poter lasciare il posto di lavoro e chiede pertanto che il Miur e il Governo emanino al più presto una norma ad hoc.



PROIETTI CHIEDE MENO TASSE PER I PENSIONATI

Dalla Uil arriva un chiaro avvertimento circa le promesse di riduzione delle tasse. “Nessuno dimentichi che le imposte in Italia le pagano prevalentemente i lavoratori dipendenti e i pensionati, conseguentemente la riduzione deve riguardare questi milioni di cittadini evitando di fare ulteriori regali agli evasori fiscali”, ha detto infatti Domenico Proietti, secondo cui “bisogna estendere il taglio di 80 euro ai redditi fino a 45.000 euro compresi i pensionati, sui quali grava un’imposizione doppia rispetto alla media europea”. Il Segretario confederale della Uil non dubbi sul fatto che questa sia “la via maestra per dare più reddito a tanti italiani sostenendo la ripresa della domanda interna con un conseguente beneficio per le attività produttive ed occupazionali”. Del resto se aumenta il potere di acquisto dei pensionati, anche i consumi sono destinati a salire, con beneficio per l’economia.



LA BATTAGLIA DELLA FIPAC

La Federazione italiana pensionati del commercio si prepara a portare avanti delle battagli importanti nei prossimi mesi, che sono state ribadite dal Presidente nazionale Sergio Ferrari. A renderle note è la Fipac di Ferrara, con un comunicato che è stato riportato da estense.com. Per la federazione è importante mettere in chiaro che i pensionati non intendono certo rubare il futuro ai giovani, anzi per loro “sono disposti a fare sacrifici”. Ferrari vuol anche far sì che si sappia che non sono i pensionati i responsabili dell’alto debito pubblico italiano, anzi, si è fatto spesso cassa proprio mettendo le mani sulle pensioni. Non bisogna poi dimenticare che ci sono molti pensionati che non percepiscono nemmeno 1.000 euro al mese. “Dentro questo scenario di fondo abbiamo avanzato, come Fipac, delle proposte realistiche e responsabili, con un basso impatto sulla spesa pubblica, che andremo a sostenere nei prossimi mesi”, ha aggiunto Ferrari.



ACCORDO SU APE VOLONTARIA

Mentre la campagna elettorale è entrata nel vivo con i vari partiti politici che in queste ore stanno spiegando i propri piani per quanto concerne una nuova riforma delle pensioni, è stato trovato un importante accordo tra il Governo, l’Abi e l’Ania in merito all’Ape Volontaria. Se da un lato c’è la consapevolezza che per riscuotere i primi assegni sarà necessario attendere almeno fino alla prossima primavera per questioni legate alla burocrazia, dall’altro ci sono importanti novità sugli arretrati. Nello specifico quanti riusciranno a farsi accogliere la richiesta potranno anche riscuotere le diverse mensilità pregresse (si parla di circa 12 mesi). Naturalmente per avere un quadro più realistico della situazione sarà necessario attendere un po’ di tempo ed in particolare dai tempi tecnici con relativo arrivo del primo assegno dell’Ape Volontaria. In pratica questo comporterà a chi avrà ottenuto l’Ape Volontaria la riscossione di un maxi arretrato di circa 1 anno.

IL PROGETTO DELLA LEGA PER CANCELLARE LA LEGGE FORNERO

La Lega continua a considerare possibile la cancellazione della Legge Fornero e Massimiliano Fedriga ha spiegato in televisione qual è il progetto in materia del suo partito. Ospite de L’Aria che tira, la trasmissione di La7 condotta da Myrta Merlino, il capogruppo alla Camera del Carroccio ha detto che cancellando la Legge Fornero non si vuole certo lasciare il Paese senza un sistema pensionistico. Dunque la riforma delle pensioni del 2011 verrebbe sostituita dal sistema delle Quote, in particolare con Quota 100. In sostanza, per accedere alla pensione occorrerebbe che la somma della propria età anagrafica e degli anni di contributi versati sia pari almeno a 100. Inoltre, Fedriga ha spiegato che verrebbe introdotta Quota 41, per far sì che i lavoratori precoci, dopo 41 anni di contributi, possano accedere alla pensione. Tutto questo senza penalizzazioni.

Il deputato leghista ha evidenziato che questa proposta ha un costo stimato di 10 miliardi di euro l’anno. In realtà, ha aggiunto, considerando i benefici sull’economia, il costo reale sarebbe minore. In ogni caso ha sottolineato che abolendo salvaguardie e Ape social, di cui non ci sarebbe più bisogno con il sistema delle Quote, si ricaverebbero 2,2 miliardi di euro, cui aggiungere 200 milioni di taglio alle pensioni d’oro non giustificate dai contributi versati e 4 miliardi di minor spese per l’accoglienza dei migranti. Lo sblocco del turnover nel mercato del lavoro, secondo Fedriga, porterebbe altre importanti risorse sotto forma di gettito Irpef con cui finanziare questa misura.

I CONTI SUGLI AUMENTI

Il 2018 ha portato un aumento delle pensioni per via della rivalutazione degli assegni. Tuttavia, gli effetti più che sull’assegno di gennaio si vedranno su quello di febbraio, visto che c’è stato il recupero dell’indicizzazione negativa relativa al 2015. Tuttavia dalla Fnp-Cisl di Monza Brianza-Lecco viene ricordato che la rivalutazione non è uguale per tutti e quindi non tutti riceveranno l’1,1% in più rispetto all’anno scorso. Stefano Buzzi, responsabile welfare della Cisl Monza Brianza-Lecco, ha infatti spiegato, secondo quanto riporta quibrianzanews.com, che “generalmente la gente pensa che la rivalutazione dell’1,10% sia uguale per tutti. La legge tiene invece conto del reddito complessivo. Più questo sarà alto, tanto minore sarà la rivalutazione. Un assegno mensile di 2.510 euro lordi, per esempio, avrà una rivalutazione pari al 50% dell’1,10%, ovvero dello 0,55%