In Italia è tempo di campagna elettorale. Uno dei temi dirimenti che sembra emergere è quello del rapporto con l’amata/odiata Europa che piace a giorni alterni. In questo quadro la Commissione continua, nonostante tutto e su vari temi, a darci consigli che non si sa se sono, onestamente, sempre richiesti, o perlomeno ben accetti, dalle forze politiche in campo.
Si pensi, ad esempio, alle tre nuove iniziative adottate, nei giorni scorsi, per migliorare le competenze chiave e le competenze digitali dei cittadini europei e per promuovere la dimensione europea dell’istruzione. Queste nuove proposte mirano, in particolare, a ridurre le disuguaglianze socioeconomiche, sostenendo al contempo la competitività, al fine di costruire un’Europa più unita, più forte e più democratica e saranno discusse al primo (storico?) vertice europeo sull’istruzione in programma il prossimo 25 gennaio a Bruxelles che sarà dedicato al tema cruciale di come porre le basi per uno spazio europeo dell’istruzione e di come operare, tutti insieme, per un’istruzione innovativa, inclusiva e basata sui valori condivisi della nostra Europa.
Nel dettaglio le tre iniziative sono articolate in due raccomandazioni del Consiglio e un piano d’azione per l’istruzione digitale. La prima raccomandazione è relativa alle competenze chiave per l’apprendimento permanente. In particolare la nuova proposta mira a un migliore sviluppo delle competenze chiave delle persone di qualsiasi età durante tutto l’arco della vita e a fornire orientamenti concreti ai diversi Stati membri su come pervenire allo scopo. Nel documento si sottolinea tra le altre cose, con enfasi, la promozione dello spirito imprenditoriale e della mentalità orientata all’innovazione, al fine di liberare il potenziale personale, la creatività e lo spirito di iniziativa.
Il documento rappresenta, insomma, il tentativo di offrire una risposta per migliorare, urgentemente, i sistemi di istruzione europei per far fronte alle nuove sfide della modernità e, più in generale, si propone di aiutare gli Stati membri a preparare i cittadini ai cambiamenti dei mercati del lavoro e alla cittadinanza attiva in società globali più differenziate, mobili e digitali.
Con una logica simile è stato adottato un piano d’azione per l’istruzione digitale che delinea in quali modi l’Europa può aiutare cittadini, istituti e sistemi di istruzione a prepararsi meglio a vivere e lavorare in un’era di rapidi cambiamenti digitali mediante un migliore impiego delle tecnologie digitali per l’insegnamento e l’apprendimento, promuovere lo sviluppo delle competenze e delle abilità digitali necessarie per vivere e lavorare in un’era di trasformazioni digitali e favorire il miglioramento dell’istruzione mediante una previsione e un’analisi dei dati più attente.
A che punto siamo nell’Italia della “Buona Scuola” e di “Fabrica 4.0”? Quali sono le proposte dei partiti? Agli elettori l’ardua sentenza.