Sorrisi e soddisfazioni nel Governo dopo la firma di un altro comparto della Pa che attendeva da oltre 9 anni il rinnovo dei contratti: i sindacati si ritengono anche loro “soddisfatti” nonostante rimangano alcuni nodi, specie sulle cifre degli aumenti stipendiali, che dovranno essere monitorati e normati nei prossimi mesi. Pompeo Mannone, segretario generale della Federazione Nazionale della Sicurezza della Cisl, parla così dopo l’accordo siglato: «La parte economica prevede un aumento medio pari a 93 euro, per poi continuare il confronto sulla parte normativa. L’accelerazione sulla parte economica – aggiunge – è stata operata per fare arrivare nel più breve tempo possibile nelle tasche dei colleghi gli aumenti contrattuali». Secondo la Cisl, in unione alle altre sigle nel tavolo con il Governo, dopo il riordino delle carriere il rinnovo dei contratti è una tappa fondamentale per riprendere a far crescere la categoria. «Un positivo risultato quello ottenuto in nottata, tenendo conto delle risorse stanziate nella legge di Bilancio e della fine della legislatura. Sono stati assunti dal governo diversi impegni tra cui l’avvio della previdenza complementare, tema richiesto in modo peculiare dalla nostra Federazione», conclude Mannone.
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FIRMATO L’ACCORDO PER POLIZIA E FORZE ARMATE

La novità nella Pubblica Amministrazione è arrivata questa notte: con una trattativa “lampo”, un blitz, all’Aran hanno concluso e siglato l’accordo di rinnovo dei contratti statali per le Forze di Sicurezza, la Polizia e i militari. Dopo 9 anni di blocco arriva finalmente la firma, superando (almeno per i sindacati nazionali) l’impasse delle ultime settimane. «Sottoscritto al Ministero della Funzione Pubblica a Palazzo Vidoni, l’accordo negoziale riguardante le Forze armate, di Sicurezza e di Polizia. Il tutto è avvenuto alla presenza dei ministri competenti, il titolare degli Interni, Marco Minniti, la titolare della Funzione Pubblica, Marianna Madia, il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, il Guardasigilli, Andrea Orlando, il sottosegretario Pier Paolo Baretta per l’Economia, il sottosegretario Angelo Rughetti che ha la delega dal governo alla trattativa», spiega una nota della Pubblica Amministrazione. Dopo i comparti centrali, si chiude un altro accordo per i contratti degli statali anche se restano ancora aperti i nodi grossi di Scuola e Sanità: «120€ medi di aumento mensili e 500€ circa di arretrati. Dopo 8 anni di blocco», scrive su Facebook il deputato Pd Emanuele Fiano. Rughetti invece, sottosegretario Pa, spiega così «dopo lo sblocco del tetto salariale, quello del turnover e le assunzioni di personale straordinarie, gli investimenti sul riordino delle carriere che ha previsto la stabilizzazione degli 80 euro, il governo, dopo lo stanziamento dei 150 milioni di euro per la specificità di poliziotti e militari, ha riavviato la stagione dei rinnovi contrattuali». 



ANCORA PROBLEMI SUL RINNOVO SCUOLA

Madia e Fedeli non ci sono settimane senza che intervengano a rassicurare l’intera categoria della scuola: “il rinnovo dei contratti si farà”. Siamo a fine gennaio ormai e le trattative sono ancora arenate, con tanti punti di attrito tra il Governo (tramite l’Aran) e il comparto Scuola (tramite i sindacati confederati di categoria) che non permettono al momento di poter vedere la linea del traguardo sul rinnovo degli statali. Come riporta Orizzonte Scuola, tra le principali “spine” rilevate in queste settimane vi sono certamente le vicende economiche e le coperture degli aumenti: «85 euro lordi (ammesso che la cifra venga confermata), 40 euro netti di aumento medi sono considerati dai sindacati e dal corpo docente e ATA assolutamente insufficienti dopo tutti questi anni di blocco. Un punto che difficilmente potrà trovare una soluzione di facile portata, dato che le risorse non sono aumentabili in tempi brevi. Altro punto non chiarito riguarda la distribuzione degli aumenti.



Si parla chiaramente di aumenti medi, quindi bisognerà decidere i criteri per la distribuzione. Vedremo se saranno criteri oggettivi legati alle medie di guadagno dei dipendenti o se seguiranno “criteri meritocratici». Un altro punto assai gravoso è quello dei permessi: al momento nell’atto di indirizzo generale della Pa è scritto con chiarezza che si interverrà sulla particolare tempistica delle domande per i permessi della Legge 107. Ecco, da qui però non sono state rese note ancora le “particolarità” e le modifiche sullo specifico comparto Scuola: per questo bisognerà attendere la presentazione dell’atto di indirizzo di “categoria” per dare un parere in merito. Da ultimo, l’autentico “spauracchio” per i docenti e il personale dipendente del Miur: «Si tratta di una proposta presente nella proposta avanzata ai sindacati che vuole portare come obbligatorie le ore che, fino ad oggi, i docenti hanno svolto volontariamente e concedendo ai dirigenti facoltà di assegnare tali compiti senza un tetto per il numero di incarichi ai docenti», scrive ancora Orizzonte Scuola.

ANIEF, “ACCORDO IMPOSSIBILE”

Come da consuetudine il sindaco Anief mette al centro dei problemi l’accordo stesso tra sindacati nazionali e Aran: la sigla guidata da Marcello Pacifico non ha mai considerato positivamente la possibilità di accordi sulle cifre paventate dalla riforma Madia e tantomeno oggi, davanti alle ultime difficoltà nelle trattative, ritiene che il rinnovo dei contratti statali nel mondo scuola possa essere “risolto” a breve. Dopo le considerazioni e anticipazioni del Messaggero e di Orizzonte Scuola, Anief torna alla carica: «Anche i più ottimisti, a fronte dei troppi nodi da sciogliere, cominciano a vacillare: l’accordo, che fino a qualche giorno fa in molti davano per imminente, diventa di difficile soluzione. Tanto che si comincia a parlare di possibile atto unilaterale», spiega Pacifico in una nota pubblica.

Sempre secondo l’Anief l’accordo in Aran è praticamente impossibile che vada in porto, con le difficoltà presenti oggi e con le elezioni che si avvicinano e che rischiano di portare un Parlamento bloccato per diversi mesi senza poter intervenire attivamente per “sbloccare” la vicenda. Insomma, una visione catastrofista che però sembra sposata anche da altre sigle e alcune categorie di docenti e personale scolastico: i sindacati nazionali monitorano e cercano di trovare una quadra con l’Aran, anche se per farlo dovranno necessariamente di nuovo sedersi ad un tavolo nel giro di pochi giorni. Il 4 marzo si avvicina e ogni giorno che passa è un giorno in più di “ragioni” concesse ad Anief e a tutti i critici del rinnovo Pa.