SALVINI CONTRO BERLUSCONI SULLA LEGGE FORNERO
Nuovo scontro tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi sulla Legge Fornero. Se l’ex Premier, intervistato dal Sole 24 Ore, ha detto che occorre mantenere l’età pensionabile a 67 anni salvo che in alcuni specifici casi, il leader della Lega Nord ricorda all’alleato l’intenzione di cancellare la riforma delle pensioni del 2011. “Patti chiari, amicizia lunga”, ha dichiarato Salvini ricordando di aver preso un impegno personale con gli italiani che si è tradotto in un punto del programma della Lega entrato poi in quello comune del centrodestra firmato anche dallo stesso Berlusconi e che prevede la cancellazione della Legge Fornero. Anche Giorgia Meloni sembra non essere d’accordo con l’ex Cavaliere, evidenziando che a suo modo di vedere l’età pensionabile non può crescere in maniera automatica, in base all’aspettativa di vita, come avviene ora.
BOERI: PROPOSTO NUMERO UNICO EUROPEO
Parlando durante il convegno per i 120 anni dell’Inps, Tito Boeri ha spiegato che l’Istituto da lui presieduto in questi anni ha lavorato per “rafforzare i legami con le altre amministrazioni di protezione sociale dell’Ue. In questo quadro abbiamo proposto di istituire un numero unico di protezione sociale europea che permetta di seguire i lavoratori anche quando si spostano fra i Paesi dell’Unione, assicurando la piena portabilità dei loro diritti alle prestazioni sociali”. Secondo quanto riporta Mf-Dow Jones, il Presidente dell’Inps ha anche detto di aver accolto con grande soddisfazione “il messaggio della commissaria per l’Occupazione e gli Affari sociali, Marianne Thyssen, in cui si annuncia l’intenzione della Commissione di presentare a inizio marzo un regolamento per l’istituzione di un codice unico di sicurezza sociale europeo”.
GHISELLI (CGIL): “OCCORRE METTERE MANO AI NODI STRUTTURALI”
In questa campagna elettorale tutti i partiti stanno affrontando il tema della riforma delle pensioni proponendo presunte ricette per dare maggiore equità. Sull’argomento è intervenuto il segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli che traccia un po’ il percorso che la prossima legislatura dovrebbe intraprendere sul sistema previdenziale: “La prossima legislatura dovrà mettere mano ai nodi strutturali della previdenza superando l’impianto della legge Fornero, che non è stata una riforma delle pensioni ma, impropriamente, una manovra finanziaria. Occorre ridefinire un sistema che sia flessibile, che fermi l’illimitata crescita dei requisiti per la pensione, che offra una prospettiva previdenziale ai giovani e al lavoro debole, e che riconosca il lavoro di cura e delle donne”.
LE PAROLE DI CAZZOLA
Giuliano Cazzola non ha dubbi: la cancellazione della Legge Fornero che promette il centrodestra rischia di dover essere pagata dalle donne. L’ex vicepresidente della commissione Lavoro della Camera, in un intervento sul Foglio, ricorda infatti che Matteo Salvini ha spiegato che l’obiettivo del centrodestra sarebbe quello di introdurre la Quota 41 al posto dell’attuale sistema pensionistico: di fatto “si andrà in pensione dopo aver maturato 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica. Questo sembrerebbe essere il solo criterio che sarà necessario e sufficiente. Ma sono sicuri nei pensatoi del centrodestra (Dio riposi quei cervelli!) che sia anche più conveniente rispetto all’attuale situazione?”. Per Cazzola basterebbe osservare i dati statistici “per accorgersi che assumere come criterio generale quello contributivo (tipico del trattamento anticipato) impedirebbe alla grande maggioranza delle lavoratrici e ai lavoratori con carriere discontinue di andare in quiescenza perché il requisito dei 41 anni non lo raggiungerebbero mai”.
I dati dicono infatti che mediamente le donne riescono ad accumulare 25,5 anni di contributi contro i 38 degli uomini. “Ecco perché spostare sulla sola anzianità contributiva la soglia di accesso al pensionamento significherebbe escludere una gran parte di lavoratrici”. Cazzola sottolinea anche che la situazione non cambierebbe anche con la Quota 100 proposta dal Movimento 5 Stelle, perché anche in questo caso la maggioranza delle donne potrebbe contare su un’anzianità contributiva non elevata e dunque dovrebbe attendere di avere un’età anagrafica più alta.
IL SOSTEGNO ALLA CANDIDATURA DI DAMIANO
Cesare Damiano vorrebbe che nel programma del Partito democratico vi fosse la strutturalizzazione dell’Ape social, la nona salvaguardia degli esodati e altre misure sulle pensioni. Tuttavia l’ex ministro del Lavoro potrebbe non trovare posto nelle liste del Pd. Per questo tra diversi comitati su Facebook, anche se apartitici, viene dato risalto all’iniziativa di Antonio Perna, che vorrebbe mandare un breve documento di sostegno a Damiano al Segretario del Pd. Eccone il testo: “Ci è giunta voce della possibile non candidatura dell’On. Cesare Damiano alle prossime elezioni politiche nazionali. Aldilà della profonda stima verso la sua figura, crediamo che questa eventuale decisione sarebbe profondamente errata e contraria agli stessi interessi del Partito Democratico. Cesare Damiano è da molti anni sicuro punto di riferimento dei lavoratori, operando sistematicamente, come Presidente della Commissione Lavoro della Camera, per migliorare la loro condizione. Richiediamo con forza la sua candidatura, nella convinzione che la sua presenza nel prossimo Parlamento rafforzi grandemente l’iniziativa del Partito Democratico”.