Quante volte in questi mesi abbiamo sentito la formula “è la settimana decisiva” per i rinnovi statali? Innumerevoli, lo sappiamo: eppure realmente questa volta potrebbe essere sincera la “formula” che filtra dal Miur per il rinnovo del contratto di docenti e personale Scuola. Ne scrive oggi il Messaggero che, dopo aver affrontato le ultime richieste dei sindacati (le trovate qui sotto), rivela le possibili prossime mosse del Ministro Valeria Fedeli: «E’ la ministra dell’istruzione Valeria Fedeli e indirettamente lo stesso premier Paolo Gentiloni a cui i sindacati si sono appellati perché si possa procedere alla chiusura del tavolo e alla firma del contratto, che dovrà dire fin dove si può spingere in via interpretativa l’Aran. Sul bonus merito ma anche sulle sanzioni disciplinari», scrive Alessandra Ricciardi oggi sul Messaggero. Dai rapporti “amicali” con gli studenti che il ministro vuole abolire licenziando gli insegnanti “pizzicati”, fino al problema dell’aumento degli stipendi. L’impressione è che o si sblocchi qualcosa questa settimana oppure sarà davvero difficile, se non impossibile, che si arrivi ad un accordo di firma prima delle elezioni.
DIRIGENTI: “O RINNOVO O SCIOPERO”
Il rinnovo dei contratti per 150mila dirigenti della Pubblica Amministrazione rappresenta ad oggi un ostacolo piuttosto ingente: dopo la firma di Comparti Centrali, Forze dell’Ordine e Polizia, non sono pochi i dipendenti pubblici che attendono ormai da anni il rinnovo e gli aumenti stipendiali, tra l’altro ora garantiti dalla riforma Pa del Ministro Madia. «Se non si apriranno i tavoli all’Aran – l’Agenzia deputata a seguire i negoziati – entro 10 giorni, ci mobiliteremo», spiega il sindacato Unadis, sigla che cura gli interessi delle amministrazioni centrali. Ci sono infatti in ballo i 120 euro di aumento mensile lordo come ipotesi di partenza per questi 150mila dirigenti della Pubblica Amministrazione. Tra questi, ha calcolato il sindacato, vi sono i dirigenti dello Stato (6.800), quelli di Regioni e Comuni (15.300), i presidi (7.700) e i medici (126.800). Ieri è giunto anche l’allarme dalla Cgil nazionale che valuta con timore le prossime trattative per tutti i precari del settore pubblico: «La bocciatura della possibilità di aumentare i fondi accessori in misura proporzionale ai nuovi ingressi rischia di causare negli enti di ricerca il blocco delle stabilizzazioni in fase di avvio».
I TRE OSTACOLI AGLI AUMENTI STIPENDIALI
Sono almeno tre gli ostacoli che i sindacati hanno fatto emergere in queste ultime settimane di trattative sui rinnovi dei contratti statalI: in particolare, come spiegano unitamente UIL, SNALS e CGIL, i tre punti nodosi presenti nel rilancio Pa sarebbero il blocco triennale della mobilità, l’aumento dei poteri dei dirigenti in materia di sanzioni disciplinari e assegnazioni di incarichi con aumento di ore lavorative per i docenti. E da ultimo, la «formazione obbligatoria non retribuita e fuori da orario di lavoro. Questi alcuni dei punti caldi, cui si aggiunge un potenziale intervento sui permessi dei docenti dei quali si hanno soltanto alcune suggestioni», sottolinea lo Snals in un comunicato apparso questa mattina. Le possibili apertura invece sul fronte rinnovo Scuola le troviamo sulla possibile contrattazione del bonus merito dei docenti, anche se è stata bocciata la possibilità di convogliare il bonus 500 euro nello stipendio di base.
A QUANDO GLI AUMENTI PER SCUOLA E VVFF?
Se per i Comparti Centrali e le Forze dell’Ordine il rinnovo dei contratti statali è andato a buon fine e gli aumenti arriveranno forse già da febbraio, non vale la stessa cosa per Scuola, Sanità, Enti Locali e Vigili del Fuoco, giusto per segnalare i maggiori interessati. Alcuni sindacati di queste categorie non hanno gradito per nulla le “promesse” finora non mantenute del ministro Madia, che comunque continua ad affermare che l’impegno per le trattative è ancora tutt’altro che rassegnato. Al momento l’impressione è che tutto possa essere rimandato a dopo le elezioni: Renzi e Gentiloni ci proveranno fino all’ultimo per provare un accordo in extremis ma le distanze tra lavoratori e Pubblica Amministrazione sembrano davvero incolmabili, almeno prima del 4 marzo. «Non è ancora certo, infatti, se beneficeranno dell’accelerata elettorale i 35.000 vigili del fuoco italiani.
Ci sono trattative in corso per un rinnovo contrattuale che prevede un aumento di 85 euro oltre agli arretrati del triennio 2016/2018 e l’assegno di «specificità», uno scatto legato all’anzianità e all’inquadramento per il quale servono 87 milioni», scrive il Firenze Post nel focus consueto sui rinnovi della Pubblica Amministrazione. Forse la settimana che si apre oggi potrebbe vedere le ultime risposte, in positivo o in negativo, per quanto riguarda i comparti Pa che attendono da oltre 9 anni quanto hanno già ottenuto in questi mesi Comparti Centrali e Forze dell’Ordine (Polizia e Militari).
COMUNE MILANO: CAOS E PROTESTE DIPENDENTI PER ARRETRATI
Mentre il ministro Madia promette a breve la firma completa sul rinnovo degli statali con il contratto pubblico aumentato nelle cifre stipendiali, scoppia un caso non “piccolo” al comune di Milano. Come riportano i sindacati che da anni rivendicano alcune inadempienze di Palazzo Marino, «mentre il ministro Madia sta promettendo, in conseguenza al rinnovo del contratto degli Statali, il prossimo arrivo degli arretrati tra 370 e 712 euro, il Comune di Milano è stato messo in mora perché inadempiente verso i suoi dipendenti».
Ogni dipendente pubblico del Comune ha in pratica un arretrato di circa 9mila euro ancora da ricevere: «L’ente, immaginiamo al pari di tutti gli altri sia statali che locali, non ha onorato una norma di legge, addirittura la vituperata legge Brunetta», accusano ancora i principali sindacati nelle proprie segreterie provinciali. Queste cifre sono frutto dell’obbligo per legge di una copertura economica adeguata che la Pubblica Amministrazione deve garantire dopo la scadenza dei contratti collettivi nazionali e l’attesa del rinnovo del nuovo contratto. «Obbligo – spiegano ancora le associazioni di categoria – disatteso dal 2010 a fine 2017 da Palazzo Marino che non ha adeguato gli stipendi».