L’APE VOLONTARIO SLITTA AD APRILE?

L’Ape volontario sarebbe dovuto partire il maggio scorso, ma a causa di una serie incredibile di ritardi ancora non è utilizzabile da coloro che, pur consapevoli di dover rinunciare a una “fetta” di pensione per 20 anni, lo utilizzerebbero volentieri, magari perché a 63 anni sono senza lavoro e pensione. Secondo quanto scrive Il Giornale, l’attesa dovrebbe durare addirittura fino ad aprile, nonostante alla fine del 2017 si sia giunta alla firma dell’intesa tra ministeri competenti, Abi e Ania sulle convenzioni riguardanti il prestito bancario essenziale per l’erogazione dell’Anticipo pensionistico. Mancano infatti i pareri di Antitrust, Agenzia per l’Italia digitale e Garante della privacy. E, secondo il quotidiano milanese, solamente tra tre mesi sarà possibile presentare domanda di accesso all’Ape volontario, con un ritardo quindi di quasi un anno rispetto al previsto.



LEGA: IN PENSIONE CON 40 ANNI DI CONTRIBUTI E 60 DI ETÀ

Ilario Filomena e Maurizio Spiniello, rappresentanti del Coordinamento provinciale della Lega di Avellino hanno ribadito che “la prima cosa che dovremmo fare quando saremo al governo è cancellare la legge Fornero, riportando l’età  pensionabile come è nei Paesi civili: 40 anni di contributi e 60 anni di età, e vai in pensione con quello che hai pagato all’Inps”. Secondo quanto riporta irpinia24.it, i due esponenti del Carroccio hanno evidenziato come “sulla cancellazione della Legge Fornero non c’è trattativa possibile” con gli alleati, un concetto già espresso dal Segretario Salvini. Filomena e Spiniello hanno anche spiegato che l’idea di abbassare in modo concreto l’età pensionabile resta al primo posto del programma elettorale, così da cambiare una situazione che vede l’età pensionabile in progressivo aumento fino ai 67 anni previsti dal 2019.



CAZZOLA DIFENDE LA LEGGE FORNERO

Giuliano Cazzola apprezza l’intervento di Alesina e Giavazzi sul sistema pensionistico italiano, anche perché, a suo modo di vedere, non c’è nessuno che difenda la Legge Fornero dagli attacchi che subisce. L’ex vicepresidente della commissione Lavoro della Camera, parlando con Labitalia, ricorda che la riforma delle pensioni del 2011 “ha già subito mutilazioni gravi: non dobbiamo dimenticare che le misure adottate nel 2017 hanno comportato un aggravio di spesa di 7 miliardi in un triennio, mentre quelle della legge di bilancio per il 2018 aggiungeranno altri 2 miliardi in un decennio”. Secondo Cazzola c’è il rischio, con le nuove elezioni, di arrivare a “ulteriori e più significative manomissioni”. Anche perché già adesso con l’ampliamento delle categorie di lavori gravosi, derogate dall’aumento dell’età pensionabile, ci saranno richieste per ulteriori ampliamenti.



ALESINA E GIAVAZZI CONTRO LEGA E M5S

Alberto Alesina e Francesco Giavazzi hanno dedicato il loro editoriale sul Corriere della Sera alle pensioni, evidenziando come il Governo Gentiloni abbia fatto un “piccolo miracolo”, varando interventi poco costosi a fronte delle richieste dei sindacati. I due Professori hanno anche evidenziato che ora questo “miracolo” rischia di aver vita breve visto che sia Lega Nord che Movimento 5 Stelle vogliono abolire la Legge Fornero. Un obiettivo per cui servono molte risorse. Secondo Alesina e Giavazzi, forse Lega e M5S pensano che agli italiani oggi sia chiesto di lavorare troppo a lungo, ma ciò non è vero visto che l’età media di effettivo pensionamento è di poco superiore ai 62 anni. Dunque il loro obiettivo è promettere di proteggere i futuri pensionati per conquistare voti, con il risultato finale di penalizzare i giovani.

TURANI CONTRO SALVINI

Che Salvini sia intenzionato a cancellare la Legge Fornero è abbastanza chiaro, dato che lo ripete in più occasioni. Secondo Giuseppe Turani, tuttavia, il leader del Carroccio “non abolirà un bel niente (ammesso che arrivi a palazzo Chigi, cosa da chiedere l’invio immediato dei baschi blu)”.  In un articolo su Tiscali News, il giornalista scrive che “abolire la legge Fornero non si può perché è grazie a essa se non siamo ancora falliti. Una sua cancellazione, o anche solo un suo sostanziale ritocco, farebbero volare lo spread sopra quota 300 e quindi la nostra montagna di debiti verrebbe a costare di più. La legge Fornero, insomma, è come l’euro: non è possibile uscirne (per fortuna)”. Dal suo punto di vista, quindi, Salvini ripete questa promessa, “ma lo fa solo per i suoi fan: anche lui sa che sta dicendo una stupidaggine”.

LA SCADENZA PER I CONTRIBUTI DEL PERSONALE DOMESTICO

Si avvicina già un’importante scadenza in questo inizio 2018. Il 10 gennaio, infatti, è il termine ultimo per il pagamento dei contributi Inps del personale domestico relativo all’ultimo trimestre del 2017. Come ricorda pensionioggi.it, il pagamento può essere effettuati tramite il sistema pagoPa, rivolgendosi ai soggetti aderenti al circuito Reti amiche oppure con un Mav inviato dall’Inps. L’importo dei contributi varia a seconda dell’orario settimanale. Se è almeno di 25 ore, il contributo orario è fisso, mentre se non supera le 24 ci sono tre fasce a seconda della retribuzione. Per i contratti a tempo determinato è previsto anche un contributo addizionale per il finanziamento dell’Aspi. Nel 2018 è attesa poi la comunicazione dell’Inps riguardo l’importo dei contributi determinati in base all’indice Istat di riferimento da utilizzare nel corso dell’anno.

I CALCOLI SULL’ABOLIZIONE DELLA LEGGE FORNERO

Il 2018 è iniziato e il mondo politico guarda già alle elezioni del 4 marzo. Anche i giornali lo fanno, prendendo in esame le varie proposte programmatiche dei leader politici delle ultime settimane, provando anche a immaginare i costi che avranno. Il Sole 24 Ore si concentra anche sull’abolizione della riforma delle pensioni targata Fornero promessa da Matteo Salvini, spiegando che “secondo le stime del Presidente Inps Boeri l’abolizione della Legge Fornero costerebbe fino a 140 miliardi nel 2020. Cancellare la Fornero, come chiede la Lega, si tradurrebbe infatti in un abbassamento di due o tre anni degli attuali requisiti per accedere al pensionamento di anzianità o di vecchiaia. Non solo, cadrebbe anche il meccanismo automatico di adeguamento alla speranza di vita dei trattamenti pensionistici. Secondo alcune stime, i flussi di pensionamento aumenterebbero di circa 80mila unità all’anno”.

Anche Il Corriere della Sera fa i conti sulla promessa di Salvini, spiegando però che “secondo i calcoli della Ragioneria generale dello Stato, cancellare la Fornero significa quindi rinunciare a circa 350 miliardi di risparmi cumulati fino al 2060. E il grosso del bottino si realizzerà nel periodo 2020-2030, con circa un punto di Pil risparmiato ogni anno, cioè 17 miliardi di euro, con un massimo di 1,4% nel 2020”. Il quotidiano milanese analizza anche la proposta di Silvio Berlusconi relativa all’aumento delle pensioni minime a 1.000 euro, spiegando che “l’operazione costerebbe dai 4 ai 10 miliardi l’anno”, a seconda della platea di potenziali beneficiari che si vuole considerare.

LE PRIORITÀ DI FORZA ITALIA

Le forze politiche, in questo inizio di nuovo anno, guardano già alle elezioni del 4 marzo e Massimo Mallegni ha indicato quelle che a suo modo di vedere devono essere le priorità del Governo che verrà, avendo anche presente le parole pronunciate da Sergio Mattarella durante il discorso di fine anno. “Pensionati, giovani ed imprese sono queste le categorie che il prossimo governo dovrà mettere difendere con ogni mezzo, anche a costo di dover sacrificare un pezzo del presente”, ha detto il vice coordinatore di Forza Italia in Toscana, ricordando, stando a quanto riporta luccaindretta.it, che il suo partito sui giovani “ha le idee molto chiare, come per i pensionati per cui alzeremo a 1000 euro tutte le pensioni e per le imprese con la tassa piatta. Le imprese che assumono giovani non verseranno nessun contributo per i primi tre anni ed avranno ulteriori agevolazioni per i successivi tre così da portare i benefici a sei anni. È l’unico modo per farli restare e non farli scappare”.

L’AUSPICIO DI ENRICO ROSSI

Enrico Rossi si è opposto per diverso tempo a Matteo Renzi all’interno del Pd e ora è entrato nella formazione guidata da Pietro Grasso Liberi e Uguali. Inaugurando la sede bresciana, il Presidente della Regione Toscana ha evidenziato che “il lavoro è soggetto a sfruttamento intollerabile, le pensioni sono state portate a 67 anni. Atti che hanno prodotto un profondo malcontento che vogliamo intercettare con proposte utili, saremo punto di riferimento delle lotte sociali del Paese”. Per questo Rossi, secondo quanto riporta Il Giornale di Brescia, non nasconde che “ci aspettiamo un risultato a due cifre a livello nazionale, anche se vogliamo guardare in prospettiva. Vogliamo portare in parlamento un bel gruppo di deputati in grado di presentare proposte costruttive”. Vedremo come andranno le elezioni del 4 marzo per Liberi e Uguali.