È durissimo il giudizio di Confartigianato sull’intera partita di rinnovo dei contratti statali appena cominciata in ambito “pratico” dal Governo e dalla Pubblica Amministrazione: secondo Agostino Bonomo, presidente Conf.Veneto, l’intera opera di aumenti e rinnovo del contratto è una fondamentale «occasione mancata. Frettoloso e intempestivo, slegato da ciò che il Paese si attende in fatto di burocrazia e pubblico impiego». Insomma una bocciatura su tutti i fronti per il Ministro Madia e per l’intera rete che ha operato per il rinnovo del pubblico impiego: «Se anche un avveduto esperto qual è il prof Sabino Cassese parla di occasione mancata, di troppi premi agli statali a fronte di una produttività tutta da verificare, con aumenti generalizzati e in parte spiegati con una nuova severità sulle assenze, che in gran parte continua a rimanere sulla carta, non ci rimane che concludere che è una grande occasione mancata», scrive ancora Bonomo nella lunga nota di denuncia di tutti i difetti della riforma Pa.La burocrazia italiana per Confartigianato rimane una delle più grandi palle al piede della nostra economia e della fruizione di diritti da parte di persone e imprese: «Burocrazia incredibilmente cresciuta ancora, su molti versanti a partire da quello fiscale, nel corso del 2017. E non si intravvedono scelte, né per ridurla, né per eliminarla».
AUMENTO SCUOLA VALIDO ANCHE PER I PRECARI
Nell’incontro in Aran avvenuto ieri non sono emerse al momento particolari novità eclatanti a riguardo, ovvero non si è arrivati alla fatidica firma di rinnovo per i contratti statali del mondo Scuola. Non che ce lo si aspettava già dopo due incontri, ma certifica la grande distanza esistente tra il governo e i sindacati Scuola in questa importante stagione di rinnovo e aumento degli stipendi in Pubblica Amministrazione. Il presidente Aran, Sergio Gasparrini, non è convinto per nulla delle “promesse” fatte dal Ministro Fedeli: «Nella Legge di bilancio gli stanziamenti importanti sono per ora insufficienti e sarà necessario recuperare risorse nel bilancio del ministero dell’Istruzione». Al netto delle polemiche scattate ancora in questi giorni sugli aumenti esigui e spalmati su tre anni, un punto sembra ormai chiarito che smentisce quanto emerso nei rumors delle ultime ore: gli aumenti stipendiali saranno per tutti, precari compresi. Il tutto è regolato dal contratto nazionale di lavoro del comparto scuola statale, in misura uguale per tutti i colleghi di ruolo, con l’aumento previsto di 85 euro lordi valido anche per chi stipulerà contratti di lavoro in una data successiva al rinnovo contrattuale. Come invece segnala La Tecnica della Scuola, «quello che non spetta ai supplenti sono gli arretrati, che verranno maturati solo dai docenti assunti a tempo indeterminato».
FEDELI, “CI SONO LE RISORSE PER GLI AUMENTI”
In una lunga intervista al Quotidiano.net il ministro dell’Istruzione e della Ricerca ha confermato e promesso che le risorse per rinnovare i contratti statali nel mondo Scuola ci sono. «Nella legge di Bilancio sono stati fatti importanti stanziamenti, perché per noi il rinnovo del contratto è una questione di giustizia, un atto doveroso nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori ma anche delle nuove generazioni. Rilanciare i settori della conoscenza significa infatti impegnarsi per garantire un futuro di qualità alle nostre e ai nostri giovani». Quando però il ministro Fedeli viene messa “alle strette” sui tempi di questo rinnovo, le risposte vedono molta meno chiarezza: «Sono particolarmente impegnata su questo anche se bisogna dire che il negoziato dipende dall’Aran. Senza invadere il campo di nessuno sto spingendo molto per fare bene e rapidamente il rinnovo del contratto della scuola».
NUOVO VERTICE ALL’ARAN
Ieri il primo, oggi nuovo incontro all’Aran per provare a chiudere la partita dei contratti statali anche nel settore Scuola: i docenti fremono e le varie sigle di categorie contestano una copertura delle cifre ancora per nulla chiara. I tempi rapidi promessi ieri dal Ministro Fedeli dovrebbero comunque aggirarsi attorno ai prossimi 2 mesi, insomma prima delle elezioni politiche del 4 marzo: in ballo ci sono oltre un milione di dipendenti statali nel mondo scuola che da tempo chiedono un aumento degli stipendi decente e dignitoso. L’aumento per ora garantito dalla Pubblica Amministrazione è considerato comunque troppo “povero”: per un insegnante che oggi guadagna 1.430 euro netti arriverebbe a soli 73 euro. Questa cifra, tra l’altro, la si raggiungerà solo “a regime”, al terzo anno dopo l’accordo: sono previsti, ad oggi, 12 euro per il primo anno, 15-20 euro per il secondo e altri 40 per il terzo. Insomma un aumento “minimo” e per di più spalmato su tre anni: non proprio una grande soddisfazione per i docenti che sperano nella trattativa con Aran per provare a cambiare qualche dettaglio importante.