DI MAIO TORNA SUI TAGLI ALLE PENSIONI D’ORO
Intervistato dal Quotidiano Nazionale, Luigi Di Maio ha esposto molti dei punti programmatici del Movimento 5 Stelle in vista delle elezioni. Raffaele Marmo gli ha chiesto anche quali pensioni saranno interessate dal taglio che i pentastellati hanno annunciato già alcune settimane fa. Il vicepresidente della Camera ha quindi chiarito che si interverrà solo su quelle di importo superiore ai 5.000 euro netti, “nella parte non coperta dai contributi versati. Conosciamo il dibattito sui diritti acquisiti e sulla possibilità dei ricorsi, ma una soluzione si deve trovare. La Corte Costituzionale ha suggerito di tagliare tutte le pensioni per poi redistribuire i risparmi da quelle d’oro a quelle più basse. In questo modo non ci sarebbero problemi di costituzionalità perché il taglio non sarebbe selettivo. Valuteremo la soluzione più efficace, ma le pensioni d’oro vanno tagliate e quelle più basse incrementate”. Di Maio ha anche detto che è intenzione del Movimento 5 Stelle abbassare l’età pensionabile, in modo che ci sia più spazio per i giovani nel mercato del lavoro.
COMINARDI A DIFESA DEI LAVORATORI PRECOCI
Claudio Cominardi è stato ospite del Telegiornale di Telecolor, dove ha avuto modo di fare un piccolo bilancio della sua attività parlamentare del 2017. Tra i temi affrontati anche quello dei lavoratori precoci. Da un’interrogazione parlamentare presentata dal Movimento 5 Stelle emerge che in pochi hanno avuto accesso all’Ape social, per via dei criteri stringenti che sono stati posti. Per concentrarsi sulla provincia di Brescia, suo collegio di elezione, il deputato pentastellato ha evidenziato che solo il 3,3% di chi ha versato più di 41 anni di contributi potrà beneficiare dell’Anticipo pensionistico agevolato. Dal suo punto di vista occorre quindi intervenire sui privilegi e le pensioni d’oro per ricavare le risorse necessarie a consentire a chi ha lavorato così a lungo di poter andare giustamente in pensione. Cominardi ha anche annunciato che si ricandiderà alle prossime elezioni del 4 marzo.
LA DOMANDA PER LE DETRAZIONI DEI PENSIONATI ALL’ESTERO
In una nota che viene riportata da 9colonne.it, Marco Fedi e Fabio Porta evidenziano che i pensionati italiani residenti all’estero hanno poco tempo, fino al prossimo 15 febbraio, per presentare la domanda relativa alle detrazioni per carichi di famiglia. I due parlamentari del Pd eletti all’estero ricordano infatti che l’Inps, in una sua recente circolare di fine dicembre, ha precisato che chi aveva fruito di tale detrazioni nel 2017 potrà mantenerle solo presentando la domanda entro la scadenza indicato, segnalando eventuali variazioni di carico che dovessero verificarsi nel corso dell’anno. Fedi e Porta sottolineano anche che le detrazioni sono fruibili dai residenti all’estero che pagano l’Irpef in Italia, “grazie all’attività politica e legislativa svolta soprattutto dai parlamentari del Pd eletti all’estero”.
LOY (UIL): RIVISTE LE REGOLE RIGIDE DELLA FORNERO
Guglielmo Loy condivide la definizione di “piccolo miracolo” che Francesco Giavazzi e Alberto Alesina hanno dato degli interventi varati dal Governo Gentiloni in materia previdenziale. “L’accordo siglato dai sindacati con il governo Gentiloni, che esclude 15 categorie di lavoratori dall’innalzamento dell’età della pensione, è sì un piccolo miracolo. Perché tiene insieme il tema generale della sostenibilità economica del sistema previdenziale con il tema della sostenibilità sociale. È il primo accordo che rivede le regole troppo rigide della legge Fornero, una legge che non rispecchia il mondo del lavoro, che è molto più articolato”, ha detto il Segretario confederale della Uil a Labitalia. “Con quell’accordo sulle 15 categorie è stato fatto -commenta- il primo passo verso la sostenibilità sociale. Il secondo passo sarà quello di aumentare gli occupati e rendere stabile il tasso di occupazione”, ha aggiunto Loy.
MINIME A 1.000 EURO, CI VOGLIONO 4 MILIARDI
Nei giorni scorsi Il Sole 24 Ore ha analizzato le proposte elettorale di Silvio Berlusconi, facendo i conti su quanto potrebbero costare. Conti che vengono contestati da Libero. In un articolo di Paola Tommasi si contesta anche il fatto che secondo il quotidiano di Confindustria alzare le pensioni minime a mille euro costerebbe 18 miliardi, “perché è noto a tutti che la stima è di soli 4 miliardi. E ciò deriva dalla definizione della platea che replica i parametri del 2001, quando le pensioni minime furono portate dal governo Berlusconi da cinquecentomila lire a un milione. Allora il provvedimento interessò 1.835.000 pensionati. Questa volta ne beneficerebbero in 842.551. Questo è stato chiarito fin dall’inizio da Silvio Berlusconi: perché il Sole descrive una proposta diversa da quella vera solo per il gusto di ridurne la credibilità?”.
I CONTI DELL’AGI SULLE PROPOSTE DI BERLUSCONI
Le proposte elettorali di Silvio Berlusconi sono finite nel mirino dell’Agi, che ha deciso di effettuare un fact cheking per verificarne i costi di realizzazione. Per quanto riguarda l’ipotesi di alzare le pensioni minime a 1.000 euro, l’agenzia di stampa ricorda che spesso l’ex Premier cita Renato Brunetta, secondo cui il costo di tale intervento sarebbe di 7 miliardi di euro. Andando però a vedere i dati dell’Osservatorio sulle pensioni dell’Inps si nota che gli assegni sotto i 1.000 euro sono più di 13 milioni, che non corrispondono però ad altrettanti pensionati, visto che c’è chi riceve più di un assegno. “Con un calcolo approssimativo, e valutando solo il costo di un ricalcolo netto della pensione, per aumentare le quasi 4,7 milioni di pensioni sotto ai 500 euro bisognerebbe spendere oltre 2,35 miliardi di euro (con aumento di 500 euro), per aumentare i quasi 6,7 milioni di pensioni tra i 500 e i 750 euro bisognerebbe spendere altri 2,5 miliardi di euro circa (considerando un aumento medio di 380 euro) e per aumentare le 1,7 milioni di pensioni tra i 750 e i 1.000 euro il costo sarebbe di oltre 200 milioni (con aumento medio di 125 euro). Il totale sarebbe quindi pari a circa 8 miliardi di euro netti”, scrive l’Agi.
Considerando però le tasse, “l’impatto (lordo) di una norma simile potrebbe essere tra i 10 e i 15 miliardi”. L’agenzia di stampa stima poi che complessivamente le misure di cui parla Berlusconi, comprensive di reddito di dignità e flat tax, costino intorno ai 130 miliardi di euro, “con parecchia incertezza e tenendo conto delle stime più prudenti”.
L’ASSENZA DEI GIOVANI TRA LE PROMESSE ELETTORALI
Quello delle pensioni è uno dei temi più presenti nel dibattito che è già iniziato in vista delle elezioni del 4 marzo. Il Sole 24 Ore fa notare che si parla anche di reddito di cittadinanza e di flat tax, ma sembra che tutte le forze politiche si siano dimenticate dei giovani. “Fra le promesse in vista del voto del marzo, tradotte dal Sole 24 Ore in un conto teorico di 130 miliardi, le questioni che riguardano la fascia di elettorato sotto ai 30 anni sembrano relegate più ai margini che al centro delle proposte”, si legge in un articolo di Alberto Magnani, che ripercorrere alcuni dei punti programmatici di Pd, Forza Italia, Lega e Movimento 5 Stelle, dove non mancano promesse per aumentare le pensioni minime cancellare la riforma Fornero. Non è forse quindi un caso, evidenzia Magnani, che l’astensionismo è forte tra i giovani, visto che nessun partito sembra pensare a loro.
L’IMPORTANZA DELLA FIDUCIA NELLE ELEZIONI
In mezzo al dibattito tra gli schieramenti politici già in corso in vista delle elezioni, Luigi Mainolfi ricorda l’importanza di guardare, dal punto di vista economico, alla fiducia dei cittadini nel futuro. “Le aspettative di chi ha fiducia sono il lavoro per i giovani; l’assistenza e le pensioni per gli anziani; una Giustizia “giusta”, veloce e non costosa; una scuola di alto livello; uno Stato laico; una riduzione delle stratosferiche differenze tra stipendi e tra pensioni”, scrive in un articolo pubblicato su L’Avanti, nel quale invita anche “quantificare il totale dei consumi, che viene meno, al nostro Paese, perché migliaia di pensionati si trasferiscono all’estero, grazie anche al vantaggio fiscale e alla miopia delle maggioranze, che stanno governando l’Italia”. La conclusione è piuttosto tranchant: “Speriamo che le prossime elezioni producano un Parlamento degno della Politica, che è l’arte più nobile. Altrimenti, ben venga una ‘distruzione creativa’”.