Dalla sanità ai reparti dei Vigili del Fuoco, tornando alla Scuola: il rinnovo dei contratti statali dei vari comparti “extra” a quello Centrale Pa affilano i pensieri dell’Aran anche in questo inizio 2018. Sul fronte scolastico, mentre le trattative sono ancora in corso e ben distanti dalla conclusione, occorre fare un filino d’ordine sulle reali richieste esplicitate dei sindacati: ebbene, il nodo centrale manco a dirlo sono gli aumenti stipendiali, cercando in prima battuta di inglobare il bonus merito e il bonus formazione (200 e 383 milioni di euro) nelle buste paga di tutti gli insegnanti. La prima ipotesi è stata rigettata dal Miur anche perché quei soldi, se messi veramente nello stipendia, sarebbero subito tassati e quindi quasi dimezzati. I sindacati hanno contro risposto che almeno sarebbe un aumento di qualche somma interessante ma il Governo fa orecchie da mercante anche perché ha faticato e non poco a produrre quelle due formule di bonus e investimenti che ora rivederli di colpo non viene vista come una buona soluzione.
RINNOVO VIGILI DEL FUOCO, LE PROMESSE DELLA MADIA
Mentre impazza la polemica sul rinnovo dei contratti statali nel mondo Scuola – con lo sciopero promosso ieri da Cobas e Anief contro la sentenza sui docenti diplomati e sulle tante perplessità che ancora rimangono per gli aumenti stipendiali – il Ministro della Pubblica Amministrazione ha partecipato ad una nuova sessione di trattative all’Aran per il rinnovo generale di tutti i comparti (con asterisco ancora su Scuola e Sanità, per i problemi che riassumiamo qui sotto). Su Twitter ieri il responsabile di Palazzo Vidoni ha scritto «dopo aver firmato contratto per PA centrale continua lavoro per il rinnovo di tutti. Oggi tavolo con sindacati, Marco Minniti, sottosegretari Angelo Rughetti e Bocci per il nuovo contratto Vigili del Fuoco da chiudere presto. Ringrazio il Corpo per il suo straordinario impegno». Intervenendo a corredo delle parole del Ministro è il segretario generale della Confsal Vigili del Fuoco, Franco Giancarlo, proprio poco prima della prima riunione sul rinnovo VGF: «Chiudere in settimana l’accordo contrattuale con gli 85 euro medi, oltre che con gli arretrati del triennio 2016/2018 e le risorse già stanziate per l’assegno di specificità di 87 milioni». Nell’accordo in via di soluzione, i sindacati hanno chiesto anche una parte specifica destinata al contratto rinnovato che riguarda le risorse del Bilancio dello Stato che di recente hanno assegnato 150 milioni di euro per il comparto Sicurezza, Difesa e Soccorso pubblico. Da ultimo, «la Confsal VV.F. ha chiesto di predisporre una sorta di preaccordo che impegni le parti sulla parte normativa, oltre che sulla previdenza integrativa», conclude Giancarlo all’Aran.
Dopo aver firmato #contratto per #PA centrale continua lavoro per il rinnovo di tutti. Oggi tavolo con sindacati, Marco Minniti, sottosegretari @AngeloRughetti e Bocci per il nuovo contratto Vigili del Fuoco da chiudere presto. Ringrazio il Corpo per il suo straordinario impegno. pic.twitter.com/Xs15kpsWtb
— Marianna Madia (@mariannamadia) 8 gennaio 2018
PROPOSTA ARAN NON SODDISFA
La proposta dell’Aran rivolta ai sindacati non convince appieno: il rinnovo del contratto statale e la messa a punto degli aumenti stipendiali dal 2018 restano ancora con parecchie perplessità, e non solo nel mondo scuola. Il testo della proposta di contratto infatti non sembra raccogliere appieno le aspettative dei sindacati: «L’idea di riportare nella sfera del contratto gran parte degli aspetti del rapporto di lavoro del personale della scuola esce sconfitta: ovviamente va detto che il testo attuale è solamente la proposta dell’Aran e che la trattativa non è ancora neppure partita», conferma La Tecnica della Scuola con fonti interne a Palazzo Vidoni e all’Aran. Ora i sindacati faranno nuove proposte nelle relazioni approfondite, ma resta aperto il vero nodo-nocciolo della questione: «A livello di istituzione scolastica si potrà contrattare in materia di attuazione della normativa relativa alla sicurezza nei luoghi di lavoro, criteri per la ripartizione del fondo di istituto e per l’attribuzione dei compensi accessori, criteri e modalità di applicazione dei diritti sindacali», si legge nella bozza dell’Aran. I sindacati invece chiedono da tempo in fatto di relazioni, dalle modalità di assegnazione del personale docente ai plessi fino ai criteri per la distribuzione del “bonus premiale”.
ANIEF, “BEFANA AMARA PER I DOCENTI”
Una “befana” amarissima per i docenti, secondo il sindacato Anief che da tempo si scontra con il Miur per il rinnovo dei contratti statali nel comparto Scuola: il tavolo ancora in corso per trovare una quadra sull’aumento degli stipendi è tutt’altro che “sereno” e vede molte sigle sindacali obiettare le proposte della Pubblica Amministrazione e del ministro Valeria Fedeli. «Per il personale della scuola arriva un’altra befana amara: i famosi 85 euro di aumento, da inglobare nel rinnovo del contratto, cifra già ridicola perché non copre nemmeno l’inflazione accumulata negli ultimi nove anni di blocco, purtroppo non riguarderanno tutti i dipendenti. Perché gli aumenti del 3,48% previsti dal 2018, secondo l’intesa sindacale del 30 novembre 2016, variano in base a qualifica e fascia di appartenenza», si legge nella nota Anief diffusa durante l’Epifania. Con la riapertura degli uffici Pa oggi scatta un’alta possibile agenda di intensi dialoghi e probabili trame per poter arrivare alla firma finale nelle prossime due-tre settimane davanti. Secondo Anief però il tentativo di Pa e Miur sono un “bluff”, non risparmiando a nessuno colpe e responsabilità: «una sorpresa clamorosa. Applicando quella percentuale del 3,48% alla posizione retributiva individuale di ogni lavoratore (la stessa percentuale applicata alla massa dei dipendenti pubblici) si ottiene un risultato lontanissimo dagli 85 euro medi di aumento mensile lordo per i lavoratori del comparto scuola», conclude il presidente Anief Marcello Pacifico.
LA BATTAGLIA SUI BONUS
Non è poi risolta per nulla neanche la vicenda dei bonus forniti ai docenti dai governi Renzi e Gentiloni: tutti i sindacati in coro chiedono di trasformare due istituto di merito in soldi fissi in busta paga: si tratta dei 380 milioni di euro che la Legge 107 oggi distribuisce per gli acquisti culturali, la card da 500 euro, e i 200 milioni assegnati ai dirigenti scolastici che a loro volta premiamo i docenti migliori. Secondo il segretario Gilda degli Insegnanti, Rino Di Meglio, «Le risorse messe a disposizione sono così basse che la trasformazione dei bonus in stipendio è l’unica strada per dare alle buste paga dei docenti un po’ di spessore». Non è ovviamente solo nella richiesta, con il segretario Flc Cgil che prende più o meno la medesima direzione: «Noi, comunque, vogliamo cambiare la Legge 107″. Il Pd renziano fa resistenza: non intende togliere principi di merito faticosamente introdotti, per la prima volta, in una riforma scolastica. I sindacati, d’altro canto, si stanno muovendo sotto la pressione del movimento “200 euro netti”, che attraverso le armi dei social ha trovato 79 mila sostenitori e chiede di non firmare un contratto “al ribasso».