I PASSI INDIETRO RISCHIOSI CON QUOTA 41 E QUOTA 100

Domenico Proietti è tornato a chiedere al Governo di aprire un tavolo di confronto sulla riforma delle pensioni. Intervenendo alla trasmissione “Attenti al lupo”, in onda su Tv2000, il Segretario confederale della Uil ha evidenziato che l’esecutivo, con l’approvazione del Def, non ha fatto trapelare dettagli significativi sugli interventi previdenziali che intende adottare. Se quindi da un lato, stando alle indiscrezioni, ci sono degli aspetti interessanti sul fronte dei cambiamenti da apportare all’attuale sistema pensionistico, dall’altro c’è anche il rischio di fare dei passi indietro rispetto a quelli in avanti già compiuti negli scorsi anni, che garantiscono, per esempio, la possibilità di ricorrere alla Quota 41 per alcune categorie di lavoratori. Rispetto alla Quota 100, oltre a chiedere che non vi siano penalizzazioni di sorta, Proietti ha evidenziato che occorrerebbe che nel conteggio degli anni di contribuzione vengano considerati tutti i contributi, senza esclusioni di sorta. 



IL PIANO DI BRAMBILLA

In una lunga chiacchierata con il direttore di Libero Pietro Senaldi, uno dei consiglieri economici più fidati (e ascoltati) da Matteo Salvini racconta la sua “versione” su come le pensioni dovranno cambiare al netto dei problemi di copertura economica. «La Fornero non funziona perché è figlia di un’ emergenza, peraltro creata dall’ Istat, il quale per il 2011 dichiarò che l’ Italia spendeva il 18,5% del Pil, contro una media del 14,5 degli altri Paesi europei. Da qui l’ ovvia richiesta della Ue di tagliare le pensioni, sotto la minaccia dello spread. Solo che l’ Istat non l’ aveva detta giusta: aveva calcolato tra le spese pensionistiche tanta assistenza, i sussidi e i prepensionamenti, che negli altri Paesi vanno sotto altre voci, creando un allarme inesistente», racconta Alberto Brambilla nell’intervista di Libero. Poi rilancia la sua proposta di “specifica” Quota 100: «Il mio piano, per evitare di compromettere la stabilità del sistema pensionistico, era di risolvere anzitutto i problemi più gravi rimasti ancora aperti: opzione donna, esodati (ce ne sono ancora qualche migliaio) e lavoratori precoci; in totale, non più di 30mila soggetti. Agli altri si può offrire l’ opzione rispetto ai requisiti sopra citati di poter andare in pensione a 64 anni se ne hai 36 di contributi, con alcuni limiti tra i quali il ricalcolo contributivo e gli anni di anzianità figurativa, o a 42 anni, con uno sconto di un anno per le donne madri e chi è andato a lavorare prima di compiere vent’ anni|». Salvini ha però corretto il suo progetto, ritoccandolo in 62 anni d’ età e 38 di versamenti e Brambilla commenta «Sono formule, quel che conta è che bisogna tornare gradualmente a una flessibilità in uscita: ti concedo di andare via tra i 62 e i 69 anni, scegli tu; ovviamente, prima lasci, più leggero sarà il tuo assegno». (agg. di Niccolò Magnani)



CHI RISCHIA DI RESTARE PENALIZZATO

Con la riforma delle pensioni in arrivo con la Legge di bilancio probabilmente non verrà rinnovata l’Ape social. Per alcuni lavoratori questo potrebbe essere un problema, visto che se passasse la Quota 100 con il doppio paletto dei 62 anni di età e dei 38 di contributi chi si trova a 63 anni, anche con 35 di contributi non potrebbe andare in pensione come magari potrebbe fare oggi con l’Anticipo pensionistico sociale nel caso rientri in particolari categorie. Dato poi che Quota 41 sembra essere saltata, in cambio del blocco dell’aumento dei requisiti pensionistici previsti dal prossimo gennaio, i lavoratori precoci dovrebbero attendere 42 anni e 10 mesi (oppure 41 anni e 10 mesi) per andare in pensione, mentre oggi alcuni di loro possono farlo con un’anzianità contributiva di 41 anni grazie all’Ape social. Dunque c’è chi rischia di essere penalizzato dal cambiamento che sembra essere in arrivo.



LE PAROLE DI MARCO RIZZO

Marco Rizzo non è molto soddisfatto della manovra che il Governo vuole mettere a punto. Intervistato da lospecialegiornale.it, il leader del Partito comunista non solo ritiene che manchino misure sociali, in quella che definisce una “manovra molto comunicativa”, ma boccia anche la riforma delle pensioni che si dovrebbe basare su Quota 100. “L’altro giorno il Sole 24 ore riportava il dato della Russia di Putin dove c’è forte protesta perché si sta modificando l’età pensionabile. Età che è rimasta sempre quella della costituzione sovietica voluta da Stalin, che è stata in vigore nell’Urss fino al 1991 e in Russia fino ad oggi. Le donne andavano in pensione a 55 anni e gli uomini a 60. Consentitemi la battuta: se vuoi andare in pensione a sessant’anni non servono Salvini e Di Maio, ci vuole Stalin”, sono le parole usate da Rizzo.

LE PAROLE DI ROBERTO GHISELLI

Roberto Ghiselli non nasconde che, nonostante il varo della Nota di aggiornamento del Def, ci sono ancora poche informazioni su cosa il Governo voglia realmente fare in termini di riforma delle pensioni. “Se si prevede che andranno in pensione 400.000 persone il primo anno vuol dire che avranno scelto solo alcune fra le diverse ipotesi in campo e quindi non si sa quali saranno i vincoli e i limiti per quota 100 e se ci sarà quota 41”, dice il Segretario confederale della Cgil in un’intervista a pensionipertutti.it. Il sindacalista non nasconde poi che sarà “interessante capire come riconosceranno il lavoro delle donne e se interverranno sugli esodati residui. Non si conoscono inoltre i criteri con cui verrà gestita la pensione di cittadinanza, in particolare se sarà legata all’Isee e in che modo”. Dunque mancano ancora diversi dettagli per poter dare un giudizio completo.

CHI NON DEVE ASPETTARE QUOTA 100

Il Governo si muove verso il varo di una riforma delle pensioni con Quota 100. Tuttavia c’è già chi ha un sistema di quote che è addirittura più vantaggioso di quello che dovrebbe entrare in vigore l’anno prossimo. Studiocataldi.it ricorda infatti che commercialisti la pensione anticipata scatta a 61 anni se se ne hanno 38 di contributi (sostanzialmente una Quota 99), mentre per medici e odontoiatri bastano 62 anni e 35 di contributi (quindi Quota 97). La Cassa forense farà invece scattare la Quota 100 a partire dal 2021, con un età minima di 65 anni. Anche se ciò comporterà una decurtazione dell’assegno pensionistico. Non è chiaro se il Governo varerà anche una Quota 41, ma per gli avvocati basteranno 40 anni di contributi per poter anticipare, rispetto all’età pensionabile, l’ingresso in quiescenza.

LA PREVISIONE SULL’AUMENTO DELLA DISOCCUPAZIONE

La Legge di bilancio che il Governo si appresta a costruire dopo aver varato il Def destabilizzerà “il sistema pensionistico già reso fragile dalle condizioni demografiche del Paese”, e favorirà “il sommerso a causa dei sussidi parassitari alla disoccupazione”. È quanto mette in luce Mario Seminerio in un’intervista a Tiscali News. Quanto alla possibilità che la riforma delle pensioni possa creare posti di lavoro per i giovani, l’economista non esita a segnalare che questo scenario esiste solo nella mente fantasiosa di Salvini. “Quando le aziende italiane si ritroveranno a fronteggiare la crisi indotta dal forte aumento del costo del denaro,  cominceranno a licenziare, non ad assumere per rimpiazzare quelli che sono stati pensionati anticipatamente. E questo lo vedremo molto presto”, è la sua previsione.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI ELSA FORNERO

Elsa Fornero non nasconde di essere preoccupata per quanto sta succedendo nel nostro Paese in tema di riforma delle pensioni. “Non ho paura della controriforma, sono preoccupata. E non ho paura nemmeno di chi ha preso il mio posto al ministero del lavoro, ma sono molto preoccupata. Questa situazione è disarmante”, ha detto l’ex ministra del Lavoro presentando a Bione, comune in provincia di Brescia, il suo libro “Chi ha paura delle riforme”. Con l’occasione, secondo quanto riporta Il Giornale di Brescia, ha voluto ribadire che quanto ha fatto nel 2011 è stato un “lavoro necessario, come quello dei medici condotti di una volta: non ho amputato, ma ho solo dato una medicina amara, che ha sortito i suoi effetti”. Dunque non intende accettare che questo possa essere definito un lavoro sporco.

Ciò non toglie che la Legge Fornero, a detta della sua stessa autrice, non possa essere migliorata. “Vedo anche che prima si parlava di abolirla, dopo le elezioni hanno cominciato a parlare di ‘superamento’. Ma ancora dobbiamo vedere bene come e soprattutto chi potrà beneficiare di una eventuale rimodulazione”, sono le parole di Elsa Fornero riportate da vallesabbianews.it. Dal suo punto di vista i beneficiari non saranno i giovani. L’ex ministra ha anche voluto precisare di non voler assolutamente nemmeno immaginare di “mettere in discussione ciò che viene democraticamente deciso da chi ci rappresenta, ma le idee sì, le discuto volentieri”. E di certo quella di una manovra in deficit non incontra il suo favore. Anche perché rischiano di pagarne il prezzo i più giovani.