Il prossimo Congresso della Cgil si svolgerà a Bari dal 22 al 25 gennaio 2019. Tra il 5 aprile e il 18 maggio scorso si sono svolte, in questo percorso, circa 1.500 assemblee generali che si sono tenute nei luoghi di lavoro su tutto il territorio nazionale. Dal 20 giugno al 5 ottobre si sono riunite, invece, le assemblee congressuali di base. Fino al 31 ottobre si terranno, quindi, i congressi delle categorie territoriali, delle Camere del lavoro territoriali e metropolitane e delle categorie regionali.



I congressi delle Cgil regionali avranno, poi, inizio il prossimo 5 novembre e si dovranno concludere entro il 24. A seguire si svolgeranno i congressi delle categorie nazionali dei lavoratori attivi e quello del sindacato dei pensionati della Cgil. Tutto ciò sarebbe, certamente, poco rilevante, almeno oggi, se non per il fatto che pochi giorni fa è successo qualcosa, perlomeno, meritevole di essere raccontato.



Susanna Camusso, leader uscente della Cgil, ha compiuto, infatti, un passo che sembrava impossibile fino a poco tempo fa: ha avanzato la proposta di Maurizio Landini come futura guida del sindacato una volta di Di Vittorio, Lama, Trentin, ecc. Una proposta che la segreteria ha accolto a stragrande maggioranza, ma che è stata bocciata dall’opposizione interna dell’altro candidato in campo, Vincenzo Colla, il quale ha parlato, addirittura, di “rottura politica” della segreteria. Una scelta, quella di Landini, che se, alla fine del percorso avviato, sarà, in ogni caso, confermata sembra essere in continuità con il sentiero percorso negli ultimi anni.



Dopo, infatti, che il governo Renzi ha approvato il Jobs Act e le riforme del mercato del lavoro abbiamo assistito a una rottura storica tra la Cgil e il principale partito della sinistra e dei lavoratori (?). Da quel momento la Cgil della Camusso ha scelto di porsi all’opposizione e di scendere nelle piazze schierandosi, ad esempio, contro il Governo anche sul referendum costituzionale.

Ciò premesso viene da chiedersi quale sarà la posizione, e la strategia, del sindacato “rosso” nei prossimi mesi nei confronti dell’attuale esecutivo giallo-verde che, per alcuni aspetti, supera al suo stesso interno la vecchia dicotomia destra-sinistra. Un tema, questo, che sarà, certamente, presente, e centrale, nel dibattito congressuale della Cgil delle prossime settimane, ma che dovrebbe andare oltre e investire tutte le parti sociali chiamate a riflettere sul loro ruolo nel nuovo quadro politico-sociale che si è andato a delineare dopo il 4 marzo.

Dove splende potremmo, insomma, dire, parafrasando le parole di Filippo Turati, oggi il sol dell’avvenir?

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