La Quota 100 inserita nella manovra 2019 è la bandiera della riforma delle pensioni voluta dal Governo Conte per superare la Legge Fornero. Tale misura, tuttavia, non sembra poter andare incontro alle esigenze dei lavoratori precoci, che pure speravano che la promessa di varare la Quota 41, fatta durante la campagna elettorale sia dalla Lega che dal Movimento 5 Stelle, potesse concretizzarsi. Come ricorda Il Messaggero, infatti, “dal 2019 dunque sarà possibile lasciare il lavoro con 62 anni di età e 38 di contributi”, “questo schema penalizza (o meglio non agevola) i lavoratori precoci, che avendo iniziato a versare contributi magari anche a 16 anni ed avendo poi lavorato ininterrottamente si trovano ad averne accumulati 38 anche molto prima del sessantesimo compleanno: quindi non potranno sfruttare la novità appena introdotta e dovranno aspettare la pensione anticipata “classica” con circa 43 anni di contributi”. Resta da capire se verrà prorogata la Quota 41 contenuta nell’Ape social e se quanto meno verrà bloccato a 42 anni e 10 mesi (41 anni e 10 mesi per le donne) il requisito per andare in pensione.



IL PROGRAMMA DI CESARE DAMIANO

All’interno del Partito democratico non manca il dibattito in vista del congresso e anche i LaburistiDem vogliono dire la loro, anche in tema di riforma delle pensioni, visto che non è mancato chi negli scorsi mesi, analizzando la sconfitta del 4 marzo, ha evidenziato che anche le scelte sulla previdenza hanno giocato un ruolo importante. Senza dimenticare che dopo l’approvazione della manovra 2019 con Quota 100, il tema si fa ancora più caldo. Cesare Damiano intende partire non dai nomi, ma dai programmi e in questo senso spiega che “per sostenere questo programma la mia candidatura è in campo”. Tra i punti del programma in questione c’è anche quello previdenziale, che prevede di “superare, gradualmente, la legge Fornero, continuando sulla strada tracciata nella scorsa legislatura che ha accompagnato alla pensione quasi 230.000 lavoratori; rendere strutturale, con il sistema delle Quote, introdotto dal Governo Prodi, il principio della flessibilità previdenziale”.



LA RICHIESTA SU OPZIONE DONNA

In tema di riforma delle pensioni, nella manovra 2019 è stata inserita la proroga di Opzione donna.  Maria Edera Spadoni ha dato enfasi alla notizia con un video sul suo profilo Facebook, nel quale si parla di altre novità come l’introduzione di Quota 100. La Vicepresidente M5S Camera dei Deputati ha tenuto in particolare a evidenziare come si intervenga per porre rimedio a una situazione che con la Legge Fornero ha creato dei danni per le donne dal punto di vista previdenziale. Il post è stato condiviso anche da Orietta Armiliato, che però dalle pagine del Comitato Opzione donna sociale segnala come Spadoni “non dice che ‘purtroppo’ hanno dovuto innalzare il requisito anagrafico e dunque è stata disattesa l’aspettativa di molte donne che li hanno preferiti proprio per la promessa di proroga della misura”. Armiliato ha anche commentato il video, chiedendo alla pentastellata di farsi che la proroga sia portata “al 31.12.2019 in modo che le donne nate oltre la data del 31 maggio 1960 possano accedere e non debbano subire un ulteriore pesante e ingiusto sopruso”.



SALTANO I VITALIZI AL SENATO

Con la Quota 100 inserita nella manovra 2019, il Governo conta di mantenere la promessa di superare la riforma delle pensioni del 2011, anche se probabilmente ci vorrà qualche altro intervento per soddisfare le istanze di quanti sono stati penalizzati dalla Legge Fornero. L’esecutivo per il momento esulta per quella che considera un’altra promessa mantenuta. Il Consiglio di presidenza del Senato, infatti, ha approvato la delibera sul taglio dei vitalizi che ricalca quella già approvata alla Camera. “Detto, fatto. Promessa mantenuta. Bye bye vitalizi anche per gli ex senatori. Questo privilegio non esisterà più per nessuno. Evviva!”, sono le parole scritte da Luigi Di Maio su Instagram. Esulta anche la Lega. Ansa riporta queste dichiarazioni dei senatori Arrigoni, Calderoli, Nisi e Tosato: “Anche il Senato dice stop a vecchi e assurdi privilegi. Abbiamo agito in tempi rapidissimi, per portare avanti una battaglia della Lega e per mantenere una promessa che le forze del Governo del Cambiamento hanno fatto ai cittadini. Dalle parole ai fatti, contro i privilegi di pochi, in favore di tutti gli italiani”.

BOERI E LO STUDIO CONTRO LA LEGGE FORNERO

Quota 100, la principale misura in tema di riforma delle pensioni che il Governo ha inserito nella Legge di bilancio, è stata criticata da Tito Boeri. L’ultima volta la scorsa settimana. Il Giornale fa presente però che il Presidente dell’Inps, che ora si mostra come uno dei “difensori” della Legge Fornero, ha messo la firma su uno studio pubblicato da Vox in cui si criticano “i punti più spinosi della riforma voluta dal ministro del governo Monti”. “L’Italia offre un eccellente caso di studio di come un inaspettato incremento dell’età di pensionamento abbia effetti dannosi sull’occupazione giovanile”, è un passaggio del testo incriminato, dove si legge anche che  “la riforma sembra ridurre le prospettive di mercato dei giovani lavoratori”. Parole che sembrano quindi contrastare con le posizioni dello stesso Presidente dell’Inps. C’è da dire però una cosa: non sappiamo a quando risalga lo studio citato: Boeri potrebbe anche aver cambiato idea nel frattempo. Oltre alla riforma delle pensioni con Quota 100, sembra certo che il Governo interverrà sulle cosiddette pensioni d’oro, anche se non si conoscono ancora i dettagli di tale misura, salvo l’entità delle risorse che dovrebbe riuscire a recuperare, pari a circa un miliardo di euro. Un calcolo che trova d’accordo Carlo Cottarelli. Secondo quanto riporta Adnkronos, infatti, il Direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani sul tema ha detto che “sarebbe corretto intervenire sopra una certa soglia, ma è una decisione politica. Da commissario per la spending review avevo fatto una proposta di un contributo temporaneo che crescesse con il livello della pensione e poi un altro che prevedesse il ricalcolo col metodo contributivo delle pensioni sopra una certa soglia. Penso che si potrebbe arrivare a un miliardo, che è la cifra di cui si parla in questi giorni”.

QUOTA 100 FONDAMENTALE PER LA SCUOLA

Non mancherà chi sarà soddisfatto della riforma delle pensioni varata dal Governo. Marcello Pacifico, per esempio, aveva spiegato di ritienere “fondamentale che quota 100 passi con la legge di bilancio: c’è un gap generazionale da colmare e quando si parla di qualità della nostra scuola va considerato anche questo aspetto”. Il Presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal ha spiegato però di non ritenere corretto “dire che dobbiamo puntare solo su under 30, come hanno fatto in questi giorni alcuni rappresentanti del governo e dell’opposizione, perché ci sono delle professionalità tra i precari abilitati che vanno comunque valorizzate. E comunque anche un ‘anta’ ha pieno diritto, dopo decenni di precariato, a trovare una stabilizzazione”. Secondo il sindacalista, sarebbe importante in ogni caso “fornire la possibilità di creare ulteriori finestre pensionistiche e di avvicinarci a quei Paesi che permettono di lasciare la cattedra anticipatamente, facendo svolgere anche funzioni di tutoraggio o di altro genere, comunque sempre a supporto della didattica”.

Giuseppe Turani è piuttosto critico sulla Legge di bilancio che il Governo ha predisposto, anche per quel che riguarda le pensioni. “La riforma della Fornero consiste nel mandare subito in pensione, a 62 anni (dove staranno 20 anni), 400 mila persone. Quindi avremo 400 mila persone ai giardinetti pagate dall’Inps e 400 mila (si spera) nuovi assunti nelle aziende, che invece magari assottiglieranno un po’ i ranghi”, si legge in un suo articolo su Uomini & Business. Dal suo punto di vista, l’obiettivo del Governo è far sì che ci siano “20 miliardi di mance elettorali, basta che qualcuno li pigli e li vada a spendere (anche se proprio non è aria). E il sistema decolla. Se non decolla, come è probabile, magari porta comunque voti. Di fronte a questo immane casino, che sta fra la lotteria e il bordello, si spera in qualche primo Vaffa ben dato”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI PETRICCIOLI (CISL)

Maurizio Petriccioli non vuole nemmeno sentir parlare dell’ipotesi di rinviare l’erogazione del Trattamento di fine servizio al momento dell’età della pensione di vecchiaia, cioè a 67 anni, per quei lavoratori pubblici che utilizzeranno la Quota 100 prevista come base della riforma delle pensioni cui lavora il Governo. “È un’idea inaccettabile. Abbiamo già presentato diverse cause pilota nei tribunali e aspettiamo una pronuncia a livello costituzionale perché contestiamo l’iniquità già esistente tra i lavoratori del settore privato e del pubblico, visto che questi ultimi possono metterci fino a tre anni per incassare la liquidazione (per le somme oltre i 100mila euro, ndr). Se si ragiona non di livellare queste differenze, ma addirittura di allungare le tempistiche sarebbe una questione assolutamente inaccettabile”, spiega in un’intervista a Repubblica il Segretario generale della Cisl-FP. Rispetto a Quota 100 in quanto tale, il sindacalista ricorda che “avendo il 60 per cento di lavoratrici donne, siamo consapevoli che hanno problemi a mettere insieme i 38 anni di contributi che sarebbero necessari per accedere alla pensione col nuovo meccanismo. Anche nel pubblico, hanno carriere più frammentate e spesso per la maternità sono entrate in servizio più tardi”. Per questo “servirebbero agevolazioni specifiche. Penso ad esempio a un meccanismo di legge che preveda un anno di contributi figurativi per le donne che hanno avuto una maternità, anche durante il periodo in cui non erano in servizio”. Inoltre, visto che potrebbero andare in pensione oltre 150.000 persone, servirebbero assunzioni nel settore pubblico.