FINESTRE ANCHE PER LE PENSIONI ANTICIPATE

Insieme a Quota 100, una novità della manovra 2019 in tema di riforma delle pensioni riguarda il ritorno delle finestre mobili per l’accesso alla pensione. Enrico Marro, sul Corriere della Sera, spiega che quindi che quanti raggiungeranno i requisiti per accedere alla Quota 100 “entro il 31 marzo riceveranno la prima pensione ad aprile. Chi maturerà i requisiti fra il primo aprile e il 30 giugno incasserà invece l’assegno a luglio, e così via”. Sembra che comunque la domanda di pensionamento non si potrà presentare prima di febbraio, tenendo conto sia dei tempi di approvazione della Legge di bilancio in Parlamento (che potrebbe arrivare e dicembre) che della necessaria circolare Inps che dovrà seguirne. Secondo quanto scrive il quotidiano milanese, il meccanismo delle finestre trimestrali potrebbe riguardare anche le pensioni anticipate cui si avrà diritto una volta raggiunta un’anzianità contributiva di almeno 42 anni e 10 mesi (41 anni e 10 mesi per le donne) indipendentemente dall’età. Sempre che venga approvato il blocco dell’adeguamento all’aspettativa di vita.



BOERI STRONCA QUOTA 100

Da Tito Boeri arrivano delle nuove stime sul costo di Quota 100 e delle altre misure di riforma delle pensioni inserite nella manovra 2019. Il Presidente dell’Inps, parlando in audizione alla commissione Lavoro della Camera, ha infatti detto che “il conto per lo Stato è di 7 miliardi il primo anno, poi 11,5 miliardi nel 2020, 17 miliardi nel 2021 e nei primi dieci anni i costi di questa misura sarebbero di circa 140 miliardi”. Secondo quanto riporta il sito di Repubblica, Boeri ha anche spiegato che le stime dell’Inps “dicono che fino al 2046 il deficit previdenziale aggiuntivo arriverà intorno a 400 miliardi, successivamente si cominceranno ad avere dei risparmi – insufficienti a colmare il distacco generato all’inizio – con impatto sul debito implicito complessivo di 117 miliardi di euro”. Dal suo punto di vista, poi, è negativo il fatto che il Governo abbia deciso di non legare i requisiti per accedere a Quota 100 all’aspettativa di vita. Questo “significa lasciare costi importanti sulle generazioni future”, ha aggiunto.



IL PROBLEMA APERTO DEGLI ESODATI

La manovra 2019 ha previsto la Quota 100 e altri interventi in tema di riforma delle pensioni, come la proroga di Opzione donna, ma non c’è nulla che riguardi gli esodati che sono rimasti esclusi dalle otto salvaguardie che sono state approvate dal 2012. “Gli esodati, le esodate sono stati privati del lavoro mediamente da sette anni in fase previgente pensione antefornero e sono la falla/errore/vergogna Fornero più grossa più grave la prima he doveva essere definita e risolta da questo nuovo Governo ma che inspiegabilmente non ha ancora fatto”, evidenzia Elide Alboni in un post sulla pagina Facebook del Comitato esodati licenziati e cessati. Un post in cui si ricorda che Quota 100 e la proroga di Opzione donna “sono soluzioni per chi ha contribuzioni (35/38anni) precise e raggiunte perché favoriti/e dalla sicurezza del lavoro”, cosa che non riguarda purtroppo i circa 6.000 esodati ancora privi di salvaguardia. Alboni scrive comunque di essere fiduciosa per l’incontro che ci sarà con il ministro Di Maio per trovare una soluzione su questo tema.



QUOTA 100, I DUBBI SULL’OCCUPAZIONE GIOVANILE

“In Italia si fa fatica a trovare personale esperto ma soprattutto, per definizione, il personale qualificato è quello con più anni di esperienza. Quindi favorire il pensionamento anticipato farà uscire dalle imprese, soprattutto in questo settore, persone qualificate e forse sì, più lente di quando erano giovani, ma comunque molto esperte che le imprese avranno difficoltà a sostituire”. È quanto mette in evidenza Marco Accornero, Segretario generale dell’Unione artigiani di Milano e Monza Brianza, intervistato dal Corriere della Sera, il quale aggiunge che “per diventare esperti ci vogliono anni. E i pochi specializzati che ci sono sul mercato, le aziende se li contendono uno con l’altra”. Dunque la riforma delle pensioni con Quota 100 rischia di generare in alcuni settori un effetto non positivo per l’occupazione giovanile: “Molti rinunceranno a prendere il giovane inesperto e senza una formazione specifica”, spiega Accornero.

QUOTA 100, LE OBIEZIONI DI COTTARELLI E FORNERO

L’ultima puntata della trasmissione diMartedì ha affrontato le novità previste dalla manovra 2019, tra cui la riforma delle pensioni tramite Quota 100. Ospiti del dibattito condotto da Giovanni Floris sono stati anche Carlo Cottarelli ed Elsa Fornero. Il Direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica ha fatto notare che di per sé non c’è nulla di male nel voler effettuare dei cambiamenti al sistema pensionistico attuale, consentendo l’ingresso anticipato alla quiescenza ad alcuni lavoratori. Il punto è che se questo intervento è strutturale non dovrebbe essere finanziato in deficit, come invece è mediante la Legge di bilancio. L’ex ministra del Lavoro, invece, ha tenuto a evidenziare che dato che ormai siamo in un sistema contributivo, andare in pensione prima comporta il ricevere un assegno di importo più basso rispetto a quello che si incasserebbe restando invece ancora qualche anno a lavoro. Non si tratta, ha giustamente fatto notare, di una penalizzazione, ma di un qualcosa di cui certamente avere contezza.

RIFORMA PENSIONI NELLA MANOVRA

Cominciano a emergere dei dettagli in più sul contenuto nella Legge di bilancio per quel che riguarda la riforma delle pensioni. Nel Documento programmatico di bilancio 2019 trasmesso a Bruxelles si legge che per “favorire il ricambio generazionale nel mercato del lavoro”, “la soglia minima per il pensionamento anticipato è di 62 anni di età e 38 anni di contributi, a cui si potrà accedere durante quattro ‘finestre’ l’anno”. Viene quindi confermata la volontà di reintrodurre il sistema delle finestre abolito dalla Legge Fornero. Nello stesso documento si parla anche di “Misure per le lavoratrici donne, la cui carriera è caratterizzata da discontinuità”. Il riferimento è a quanto viene meglio specificato dal comunicato stampa del Governo: “Per le donne si proroga ‘Opzione Donna’, che permette alle lavoratrici con 58 anni, se dipendenti, o 59 anni, se autonome, e 35 anni di contributi, di andare in pensione”. Dunque non è stato cambiato il requisito contributivo rispetto al passato, ma è stato alzato quello anagrafico, visto che originariamente Opzione donna richiedeva 57 anni di età (58 per le lavoratrici autonome), e l’adeguamento all’aspettativa di vita aveva poi portato a un incremento di tre mesi dei suddetti requisiti.

Orietta Armiliato, dal Comitato Opzione donna social, continua a chiedere di far sì che la proroga sia estesa a tutto il 2019, “in modo che le donne nate oltre la data del 31 maggio 1960 possano accedere e non debbano subire un ulteriore pesante e ingiusto sopruso”. Nulla purtroppo è previsto per gli esodati. Il Comitato esodati licenziati e cessati ha organizzato per domani mattina un presidio davanti a Montecitorio per continuare a chiedere la nona salvaguardia con un decreto urgente.