Non arriva certo un giudizio positivo sulla manovra 2019, contenente anche la riforma delle pensioni, da parte di Moody’s. L’agenzia di rating ha infatti abbassato il giudizio sull’Italia da Baa2 a Baa3 e questo proprio in virtù dell’impianto della Legge di bilancio che il Governo ha predisposto e che ha già incontrato la bocciatura da parte dell’Europa. Moody’s ha messo nel mirino le spese che l’esecutivo ha cantierato, che considera alla fine strutturali, ma finanziate di fatto in deficit: il reddito di cittadinanza, con connesso potenziamento dei Centri per l’impiego, e la revisione della Legge Fornero con l’introduzione di Quota 100. Resta da capire quale sarà la reazione del Governo a questa bocciatura, anche se il fatto che l’agenzia di rating abbia messo un outlook stabile, e non quindi negativo, potrebbe anche far pensare che la “stroncatura” non sia così pesante. Probabilmente di questo fatto si parlerà comunque nel Consiglio dei ministri di oggi.
Quota 100, la misura principale della riforma delle pensioni inserita nella manovra 2019, comporterà una sorta di “penalizzazione” implicita nel fatto che anticipando l’uscita dal mondo del lavoro si andrà a ricevere un assegno più basso di quello che si sarebbe potuto avere andando in pensione a 67 anni. “Un nato nel 1957 che ha iniziato a lavorare a 24 anni nel 1981 e ora guadagna 2 mila euro netti al mese avrà nel 2019 i requisiti per ‘quota 100’: potrà scegliere di andare in pensione a 62 anni con 38 di contributi. Ma prenderà 1.442 euro al mese, anziché 1.778 euro – un quinto in meno – che gli sarebbero spettati se avesse continuato a lavorare per i 5 anni che lo separano dal traguardo fissato dalla Fornero per la vecchiaia (67 anni)”. Questo è quanto risulta dalle simulazioni elaborate da Progetica e riportate da Repubblica. “Più si anticipa l’uscita, meno soldi si intascano: da un minimo del 2% per chi ha 42 anni di contributi a un massimo del 20%, come nel caso appena descritto. I nati tra il 1953 e il 1957 (nel 2019 avranno tra 62 e 66 anni) dovranno dunque pensarci bene”, si legge sul quotidiano romano.
LA VERIFICA SULLE PAROLE DI DI MAIO
Secondo quanto ha dichiarato Luigi Di Maio a Porta a Porta, la riforma delle pensioni basata su Quota 100 riuscirà a consentire il pensionamento di circa mezzo milione di persone. Il fact-checking dell’Agi ha voluto verificare questa affermazione. “Non abbiamo al momento simulazioni da parte del governo su quante potrebbero essere le persone coinvolte da ‘quota 100’, così come disegnata nel Documento programmatico. Un certo margine di incertezza del resto è inevitabile”, si legge nell’analisi dell’agenzia di stampa, che cita la simulazione compiuta da Tabula, la società fondata da Stefano Patriarca, ripresa dal Sole 24 Ore, secondo cui con “l’introduzione di quota 100 con 62 anni di età minima necessaria”, scenario “più vicino a quanto previsto dal governo nel Documento programmatico, i beneficiari sarebbero 350 mila”. Tuttavia “questa simulazione ipotizza una spesa per lo Stato molto superiore a quella scritta dal governo nel Documento programmatico. Dunque, anche considerata l’entità della spesa che ipotizza il governo, sembra che la stima di 500 mila lavoratori coinvolti fornita da Di Maio sia eccessivamente ottimistica”.
Mentre tiene banco il tema della riforma delle pensioni, visto che il Governo ha inserito nella manovra 2019 la Quota 100, il Dipartimento di Economia e Finanza, Facoltà di Economia e Ceis “Tor Vergata”, ha dato il via il ciclo di seminari sull’economia italiana e il primo ha visto una lectio di Tito Boeri sul sistema previdenziale italiano. Secondo quanto riporta Italpress, il Presidente dell’Inps ha ricordato che “la riforma Fornero ha introdotto misure volte a limitare il debito pensionistico, posticipando l’uscita dal mondo del lavoro: nel breve periodo, a 3 anni dall’introduzione, questo ha avuto un effetto, seppur limitato, nell’assunzione di giovani (1 giovane in meno assunto per ogni 3 pensionati ‘bloccati’), ma le previsioni di lungo periodo dimostrano che non c’e’ spiazzamento fra l’occupazione degli adulti e il lavoro dei giovani”. Dal suo punto di vista è poi importante la percezione che l’opinione pubblica ha della realtà del sistema pensionistico. “È fondamentale, in questo senso, non solo l’informazione ma anche e soprattutto una formazione approfondita”, ha aggiunto.
QUOTA 100, L’ALLARME DI CONFINTESA
La Quota 100 inserita nella manovra 2019, misura principale di riforma delle pensioni del Governo Conte, mira anche a favorire il turnover nelle imprese e anche nella Pubblica amministrazione. Tuttavia, segnala Francesco Prudenzano, “più di un milione di dipendenti pubblici in Italia rischia di avere seri problemi per andare in pensione: a causa di disguidi burocratici vecchi di anni, infatti, ci sono dei buchi nella contribuzione previdenziale. Chiediamo che lo Stato corra immediatamente ai ripari, altrimenti con la quota 100 già dal 2019 ci troveremo in emergenza”. All’allarme del Segretario generale di Confintesa segue la spiegazione del coordinatore nazionale Confintesa Inps Francesco Viola: “Il problema è che il sistema di trasmissione dei dati dei contributi è stato informatizzato solo all’inizio degli anni Duemila e i vari enti pubblici a volte non hanno comunicato bene i dati all’ex Inpdap. La criticità riguarda tutti i dipendenti pubblici, che in Italia sono oltre tre milioni: dipendenti di ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici, scuola, sanità ed enti locali. Ecco perché siamo così preoccupati, specie in vista della quota 100”.
Ancora in ogni caso non si conosce il contenuto esatto della manovra 2019, anche in tema di riforma delle pensioni. Si dà per certa l’approvazione di Quota 100, insieme alla proroga di Opzione donna, che vedrebbe però alzato a 58 anni (59 per le lavoratrici autonome) il requisito anagrafico richiesto per l’accesso alla quiescenza. Ragione che ha portato il Comitato Opzione donna social a chiedere di portare la proroga almeno alla fine del 2019. Orietta Armiliato, sulla pagina Facebook del Cods, ha scritto un post per spiegare che “il nostro insorgere, rispetto alla iniquità di quanto prospettato per la possibile proroga Opzione Donna, nasce solo ed esclusivamente dal fatto che siamo oltremodo convinte che il sopruso, in quanto tale, non debba mai rimanere silente anche se non si sono condivise nel tempo le posizioni ed i punti di vista sui temi oggetto dell’angheria. L’ingiustizia, la presa in giro, l’illusione, perpetrata strumentalmente a danno delle Donne, è materia che non può lasciare indifferenti qualsiasi sia l’oggetto del contendere e quindi, il Cods, in questa fattispecie ha preso posizione proprio in virtù di quella che, stanti le evidenze, ritiene essere una profonda vessazione che va a detrimento della fiducia che le donne avevano riposto in chi ha sottoscritto impegni, oggi non esattamente corrispondenti”.
RIFORMA PENSIONI, LA STAFFETTA BANCARIA
Oltre alle novità che ci saranno grazie alla riforma delle pensioni introdotta nella manovra 2019, una circolare dell’Inps ha dato piena operatività alla staffetta generazionale nel settore bancario. Il Sole 24 Ore ha infatti spiegato che grazie al documento le banche potranno accordarsi con i sindacati coinvolgendo i lavoratori con più di 60 anni, su base volontaria. All’inizio dell’anno l’Abi e le organizzazioni dei lavoratori hanno siglato un accordo per far sì che con il Fondo per l’occupazione si possa garantire al lavoratore coinvolto il 25% della retribuzione persa a fronte di una riduzione stabile dell’orario di lavoro. Tale prestazione viene riconosciuta fino alla maturazione dei requisiti per la pensione anticipata o di vecchiaia, fino a un massimo di 48 mesi. Le risorse del fondo garantiscono anche gli oneri contributivi sul 25% della retribuzione recuperata e il contributo del fondo di solidarietà andrà invece a coprire la contribuzione ai fini pensionistici per la retribuzione persa.
In buona sostanza, quindi, un lavoratore vicino alla pensione (fino a 4 anni prima) potrà lavorare part-time senza conseguenze sui contributi pensionistici e perdendo solo una parte della retribuzione. Al contempo, però, dovranno essere effettuate nuove assunzioni a tempo indeterminato, in misura almeno corrispondente alla riduzione dell’orario di lavoro dei lavoratori anziani coinvolti nell’accordo. Di fatto si potrà immaginare una situazione in cui a fronte di due lavoratori anziani che dimezzano il loro orario di lavoro verrà fatta un’assunzione a tempo indeterminato a tempo pieno. Non resta che vedere quanto verrà utilizzata questa staffetta generazionale.