Alessio Rossi, Presidente dei Giovani di Confindustria, ha bocciato la manovra 2019 comprendente anche la riforma delle pensioni. “Se propagandano ‘quota 100’, e le velleità sui Centri per l’impiego, come misura per l’inserimento dei giovani, perdiamo non solo tempo ma anche risorse. Il lavoro non si crea per sostituzione: un lavoratore esce-uno entra, come in una porta girevole”, sono le sue parole, riportate da Mf-Dow Jones, pronunciate durante la relazione al Convegno di Capri. Per Rossi “il lavoro si crea per sviluppo, cioè moltiplicando il numero di accessi al mercato del lavoro. Noi facciamo la nostra parte, ma è necessario che il Governo abbia fiducia in noi, perché siamo noi ad aprire quelle porte”. In questo senso il giorno precedente, Francesco Starace, amministratore delegato di Enel, aveva detto che l’impatto della nuova riforma delle pensioni sarà irrilevante per l’azienda, “perché abbiamo già esaurito il bacino delle risorse pensionabili con la legge attuale”. Non sarà quindi facile veder aumentare il turnover nel mercato del lavoro come auspicato dal Governo.
C’è attesa per la presentazione della piattaforma unitaria sindacale che di fatto rappresenterà anche un completo giudizio sulla manovra 2019, compresa la riforma delle pensioni, da parte di Cgil, Cisl e Uil. La piattaforma dovrebbe essere resa nota lunedì, ma già un po’ delle dichiarazioni dei sindacalisti fanno capire quale sia il giudizio di merito sulle misure annunciate dall’esecutivo. Quota 100 viene considerata un buon punto di partenza, ma è stato evidenziato che crea dei problemi per le donne, visto che arrivare a 38 anni di contributi non è per loro semplice. Resta quindi da capire se Cgil, Cisl e Uil riterranno sufficiente a questo proposito la proroga di Opzione donna. I sindacati avevano anche chiesto di non abbandonare l’Ape social e anche questa dovrebbe essere prorogata. L’esecutivo potrebbe anche bloccare l’aumento del requisito pensionistico in base all’aspettativa di vita per quel che riguarda l’anzianità contributiva: mossa che dovrebbe essere valutata positivamente dai sindacati, che però chiederanno di fare qualcosa anche per il futuro previdenziale dei giovani.
LA PETIZIONE PER AUMENTARE LE MINIME
Mentre si attende che la riforma delle pensioni contenuta nella manovra 2019 entri in vigore, portando oltre a Quota 100 anche l’aumento delle minime, c’è chi ha iniziato una raccolta firme finalizzata proprio alla rivalutazione degli assegni più bassi. Come spiega primapress.it, l’iniziativa ha preso il via ieri durante l’incontro “I Pensionati ‘periferia sociale’ dell’Italia” che si è al Museo della Pace di Napoli. Lo scopo della campagna è portare le pensioni minime a 1.000 euro al mese, mentre quelle di natura assistenziale dovrebbero essere portate a 800 euro al mese. La petizione chiede anche di abolire il cumulo dei redditi fra coniugi pensionati. Per firmarla è possibile recarsi alla sede del “Partito Pensionati d’Europa” a Napoli. Il Segretario nazionale del partito, Fortunato Sommella, durante l’incontro di ieri ha detto che “aldilà dell’aspetto economico, quando si pensa ad una riforma che riguarda le pensioni bisogna pensare alla dignità del pensionato. Bisogna salvaguardare la dignità del pensionato riconoscendo il contributo che dà alla società”.
Nella manovra 2019, in tema di riforma delle pensioni, probabilmente oltre a Quota 100 ci sarà la nona salvaguardia degli esodati. Una nota del ministero del Lavoro, infatti, fa sapere che Luigi Di Maio “ha incontrato alla presenza delle Parlamentari della Commissione Lavoro, Maria Assunta Matrisciano, Enrica Segneri, Barbara Guidolin e Jessica Costanzo, le associazioni che rappresentano i lavoratori lasciati senza tutele dalla riforma Fornero. Il Ministro Di Maio ha ascoltato le istanze degli ‘esodati’ e ha dato mandato ai suoi tecnici di lavorare a una soluzione da portare in Legge di Bilancio”. Una soluzione che avrebbe anche un appoggio di parte dell’opposizione. Cesare Damiano, infatti, ha partecipato al presidio che gli esodati esclusi hanno tenuto di fronte a Montecitorio giovedì, prima del loro incontro con il ministro del Lavoro, e in una nota ha scritto che la nona salvaguardia “concluderebbe una battaglia che si è protratta per tutta la passata legislatura nella Commissione lavoro della Camera e che ha consentito di salvaguardare oltre 150.000 lavoratori che hanno acquisito il diritto alla pensione, con uno stanziamento di risorse pari a 11 miliardi di euro per le 8 salvaguardie”.
Secondo l’ex ministro, “adesso si tratta di fare l’ultimo passo, al fine di risolvere definitivamente il problema: si tratta di consentire l’accesso alla pensione agli ultimi 6.000 esodati con uno stanziamento di risorse inferiore ai 500 milioni di euro. Considerati i risparmi che si sono realizzati rispetto alle cifre stanziate (l’ottava salvaguardia prevedeva una uscita di 34.000 lavoratori, ma in realtà sono stati 15.000), l’operazione dovrebbe essere di facile realizzazione oltreché giustificata sotto il profilo del numero dei salvaguardati a consuntivo”.