Passi avanti verso quota 100, obiettivo conclamato del governo Lega-M5s che intende smantellare la riforma pensioni targata Fornero. Come riportato dall’Huffington Post, nei 73 articoli della bozza della Manovra datata 23 ottobre è stato confermato lo stanziamento di 6,7 miliardi per il 2019 e altri 7 per il 2020. Nella bozza si legge che la misura prevede anche l’istituzione di un fondo per “la revisione del sistema pensionistico attraverso l’introduzione di ulteriori forme di pensionamento anticipato e misure per incentivare l’assunzione di lavoratori giovani”. Gli “interventi” per dare “attuazione” alla riforma della legge Fornero – si legge – saranno contenuti in “appositi provvedimenti normativi, nei limiti delle risorse”. Proprio quei 6,7 miliardi nel 2019 e 7 miliardi nel 2020 che “costituiscono il relativo limite di spesa”. (agg. di Dario D’Angelo)
QUOTA 100, LE FINESTRE TRIMESTRALI
Per la Quota 100, misura principale della riforma delle pensioni contenuta nella manovra 2019, saranno previste quattro finestre trimestrali per l’accesso alla quiescenza. Cedan, centro di assistenza fiscale, fa sapere che tali finestre “dovrebbero avere un funzionamento simile a quelle fisse previste dalla vecchia Legge Maroni; in particolare, si dovrebbe aprire una finestra ogni 3 mesi: 1° gennaio, 1° aprile, 1° luglio e 1° ottobre”. Viene quindi fatto un esempio: “Se un lavoratore matura la quota 100, con i requisiti di età e contribuzione minimi, nel mese di giugno 2019, la finestra fissa che si apre successivamente al mese di giugno è quella del 1° luglio, quindi il lavoratore può pensionarsi il 1° luglio 2019. Nel caso in cui, invece, si decida di applicare le finestre mobili, bisognerebbe calcolare la durata della finestra a partire dall’ultimo requisito maturato, secondo la durata della finestra stessa, ancora da decidere. Inoltre, è possibile lavorare durante il periodo di finestra, poiché si tratta di un periodo in cui il lavoratore non riceve alcun trattamento di pensione”.
Si continua a parlare della riforma delle pensioni inserita nella Manovra 2019 mediante la Quota 100. Cesare Damiano, durante la giornata di studi organizzata sabato scorso dall’Associazione Lavoro&Welfare da lui presieduta, ha detto non ritenere credibile lo stanziamento di 6,7 miliardi di euro a fronte di tutte le misure previdenziali annunciate dal Governo. “Secondo quanto risulta al nostro Centro Studi, solo il costo medio annuo necessario per realizzare la Quota 100 sarebbe già pari a 6 miliardi di euro. Altri 6 miliardi sarebbero poi necessari per venire effettivamente incontro alle richieste dei cosiddetti ‘quarantunisti’. Infine, per rendere possibile la continuazione per altri 3 anni di Opzione Donna servirebbero altri miliardi ancora”, ha detto l’ex ministro, evidenziando poi, secondo quanto riporta l’agenzia 9colonne, la necessità di “impostare una riforma complessiva del sistema previdenziale, a partire da una visione veramente prospettica delle necessità e delle possibilità del nostro Paese”.
QUOTA 100, IPOTESI DI “CLAUSOLA COMPENSATIVA”
Con la Quota 100 inserita nella manovra 2019, l’obiettivo del Governo è quello di cominciare a smontare la riforma delle pensioni targata Fornero. L’ex ministra del Lavoro è tornata a parlare della legge che porta il suo nome. “È ovvio che oggi cambierei assolutamente la mia riforma, che fu fatta in emergenza, in 20 giorni, sotto la pressione internazionale e successivamente si poteva mettere a posto. Per esempio, l’Ape sociale e l’Ape volontaria sono andati nella giusta direzione di aumentare le flessibilità in uscita a carico della collettività, ma al momento invece si vuole solo semplificare le cose e fare marcia indietro”, ha detto Elsa Fornero durante la registrazione di “Roma InConTra”. Secondo quanto riporta agenpress.it, dal suo punto di vista, infatti, “oggi con lo slogan quota 100 si torna indietro nel tempo, si aumenta il deficit e quindi il costo sulle future generazioni”. Inoltre, ha spiegato che non rifarebbe il ministro e “se per caso incontro Salvini, lo ignoro e cambio strada”.
Quanto scritto da Moody’s nel report con cui è arrivato il downgrade sull’Italia ha portato Il Sole 24 Ore a porsi una domanda: Quota 100 sarà una misura sperimentale o strutturale? L’agenzia di rating ha infatti scritto che l’intervento di riforma delle pensioni annunciato dal Governo appare come “una misura one-off, disponibile solo il prossimo anno”. Non sembra certo però essere questa l’intenzione dell’esecutivo, anche se i numeri del Dpb non sembrano prevedere un aumento dei costi per Quota 100 nel 2020, come invece dovrebbe avvenire se la misura fosse strutturale. Non è però da escludere, segnala il quotidiano di Confindustria, che il Governo stia pensando a una sorta di “clausola compensativa”, con tagli ad altre voci previdenziali nel caso vi sia una spesa eccessiva. Non bisogna dimenticare che secondo il sottosegretario Claudio Durigon, non tutti gli aventi diritto utilizzeranno Quota 100: quindi la spesa potrebbe essere inferiore alle attese.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI DURIGON
La riforma delle pensioni a base di Quota 100, che arriverà con la manovra 2019, ha riacceso il dibattito sulla sostenibilità del nostro sistema previdenziale, che è indicato come uno dei punti deboli dell’Italia dal Melbourne Mercer Global Pension Index 2018. Questa particolare classifica vede al primo posto (tra 34 paesi analizzati) Olanda e Danimarca, a pari merito con 80,5 punti, davanti a Finlandia (74,5). Come spiega finanza.com, “l’Italia occupa quest’anno la ventisettesima posizione della classifica; è quattordicesima per Adeguatezza, diciannovesima per Integrità e trentaquattresima per Sostenibilità. Particolarmente critica è “la Sostenibilità di medio-lungo che registra il valore più basso della scala, pari a 20,1”. Le ragioni di questa debolezza “sono dovute principalmente a vari fattori come la bassa adesione a piani pensionistici privati, nel conseguente basso livello di investimenti nelle pensioni private, pari solo al 7,7% del Pil e infine nel contesto demografico caratterizzato dalla ancor limitata partecipazione alla forza lavoro dei lavoratori più senior, dal tasso di anzianità della popolazione e dal tasso di fertilità inferiore a 1,5 figli per donna”.
La manovra 2019 è finita sotto accusa da parte dell’Ue, ma sembra che il Governo non intenda fare passi indietro sul fronte della riforma delle pensioni. Claudio Durigon, intervistato dal Corriere della Sera, ha infatti dichiarato che l’esecutivo intende “tenere la barra dritta e spiegare bene come intendiamo procedere. Sulle pensioni, per esempio, metteremo 7 miliardi per favorire l’uscita dal lavoro in anticipo e il ricambio generazionale. Quella misura nei fatti costerà meno del previsto, perché non tutti i 400 mila lavoratori interessati utilizzeranno quota 100”. Secondo il sottosegretario al Lavoro, infatti, “dalle prime stime è ragionevole che con il blocco del cumulo solo il 60-70% degli interessati andrà in pensione, vuol dire che la misura costerà 2 miliardi in meno”.
Durigon ha voluto rispondere anche alle critiche sul fatto che Quota 100 non aiuti il ricambio generazionale nel mercato del lavoro, spiegando che “può anche darsi che per ogni 10 uscite si creino, anziché 10 solo 5 nuovi posti di lavoro, ma per le aziende è comunque un’opportunità per ristrutturarsi, investendo su nuove risorse umane”. E ha anche risposto indirettamente alle critiche di Tito Boeri sulla pace contributiva, evidenziando che “nessuno ha proposto un condono o il saldo e stralcio, si tratta di recuperare parte degli 85 miliardi di contributi previdenziali non versati, facendoli pagare in 5 anni”. Infine, il sottosegretario ha detto che si avvicina anche il momento della scelta del Governo sul da farsi circa le pensioni d’oro.