Il dubbio era stato sollevato da Moody’s: la riforma delle pensioni con Quota 100 avrebbe carattere sperimentale e non strutturale, quindi da poter utilizzare solamente nel 2019. Il Giornale ha anche contattato l’Investors Service analysts di Moody’s che “ha confermato di considerare la riforma delle pensioni del governo Conte temporanea. ‘A quanto ci risulta’ il ritiro anticipato è studiato ‘per essere applicato solo nel 2019’. Ma ‘anche a noi sembra poco probabile’”, si legge sul quotidiano milanese, che ricorda anche le parole di alcuni giorni fa di Giovanni Tria, quando aveva detto che ci sarà una “temporanea ridefinizione delle condizioni per il pensionamento”. In attesa che si faccia chiarezza sul punto, Il Sole 24 Ore segnala che comunque i fondi stanziati con la manovra 2019 che non dovessero essere spesi sul capitolo pensioni, verrebbero automaticamente destinati per gli stessi interventi nel 2020 e così via nel tempo, ferma restando la possibilità di continuare ad alimentare il fondo ad-hoc, dando quindi via via sempre più carattere strutturale all’intervento.



Ci sarebbe un piano di emergenza sulla riforma delle pensioni con Quota 100 per non far peggiorare lo scontro tra Italia e Ue sulla Manovra 2019 che sta portando anche fibrillazioni sullo spread, con tutto quello che ne può conseguire. Secondo quanto scrive Il Messaggero, Giovanni Tria starebbe studiando “una rimodulazione di quota 100 per andare in pensione: la misura che più spaventa la Commissione, in quanto giudicata il grimaldello più pericoloso per la tenuta dei conti pubblici. Come? Riducendo, a partire dagli statali, da quattro a due le finestre per andare in pensione il prossimo anno. Un intervento che potrebbe essere volto a ridurre la spesa per la riforma della legge Fornero il prossimo anno”. Il quotidiano romano specifica che il ministro dell’Economia starebbe operando senza “il via libera dei due vicepremier”, ma questa rimodulazione, insieme a un’altra sul reddito di cittadinanza, potrebbe rappresentare il “piano di emergenza” per dare una risposta all’Ue mostrando la volontà di andare incontro a Bruxelles, senza comunque rinunciare agli interventi promessi agli italiani.



RIFORMA PENSIONI, LE RICHIESTE DELL’ANIEF

Emergono novità per quanto riguarda la Quota 100, con la quale il Governo intende varare la riforma delle pensioni nella Manovra 2019. È noto che l’intenzione è quella di introdurre delle finestre trimestrali per far accedere gli aventi diritto alla pensione, ma sembra che per i dipendenti pubblici si debba attendere più di tre mesi per l’ingresso in quiescenza. La prima finestra utile del 2019, in particolare, sarebbe quella di fine giugno. Secondo quanto scrive Il Messaggero, infatti, “per andare incontro alle richieste del ministro della Funzione pubblica Giulia Bongiorno che ha l’esigenza di organizzare i concorsi per sostituire, con i nuovi ingressi, il personale che andrà in pensione in modo da garantire la ‘continuità amministrativa’” potrebbe essere introdotto l’obbligo di un preavviso di tre mesi prima del pensionamento. Ricapitolando, vorrebbe dire che un dipendente pubblico che maturasse già a gennaio i requisiti per Quota 100 dovrebbe dare un preavviso, attendere tre mesi e quindi ritrovarsi con la possibilità di andare in pensione con la seconda finestra trimestrale e non con la prima.



Cgil, Cisl e Uil, tramite una piattaforma unitaria, hanno avanzato le loro proposte anche in tema di riforma delle pensioni, evidenziando comunque che Quota 100 “è una strada utile”, anche se “da sola non risponde appieno all’esigenze di molti lavoratori, come ad esempio le donne, i giovani, il lavoro discontinuo, intere aree geografiche del Paese”. Anief, invece, sottolinea che nelle ultime settimane continuano a rincorrersi diverse voci su come sarà Quota 100 e non manca chi vede il rischio di un calcolo dell’assegno penalizzante per i futuri pensionati, con un’estensione del periodo in cui si procederebbe a usare quello contributivo. “Come sindacato rifiutiamo da subito l’idea di permettere un trattamento penalizzante, al limite del ricatto, verso chi ha lavorato una vita ed ora, ad un passo dal traguardo, si trova a pagare un pegno assurdo”, dice Marcello Pacifico, Presidente nazionale Anief e Segretario confederale Cisal.

Dal suo punto di vista, dato che ancora la manovra deve essere scritta, Governo e Parlamento dovrebbero ricordarsi “che chi opera nei nostri istituti scolastici svolge una professione delicata e stressante, e che bisogna innovare il corpo docente più vecchio al mondo e ad alto rischio burnout”. Il sindacalista sottolinea anche che “ammesso che alla fine vadano via quasi 100 mila docenti e Ata, ci ritroveremmo con una cattedra su quattro da assegnare ai supplenti”. E visto che non ci sono concorsi in vista, sarebbe assolutamente indispensabile aprire le Graduatorie a esaurimento, “una decisione imprescindibile, inevitabile per salvare l’intero sistema scolastico nazionale”.